Fletcher

Fletcher XXXVIII


 
L'uomo con il fucile appoggiò l'arma contro la sedia: un attimo di debolezza aveva fatto affiorare le lacrime dagli occhi di Peter e Fletcher comprese in un secondo che non c'era più motivo per tenerlo sotto tiro. Si alzò e si diresse verso il settore cucine, che aveva stipato di alcolici e cibo surgelato. Estrasse dal frigo una bottiglia di scotch e tornò a ciabattare verso l'atrio principale dove il ragazzo lo aspettavo stravaccato nella poltrona, apparentemente incapace di muovere un muscolo e di sollevare persino le ciglia; fissava Fletcher e i suoi movimenti con disincanto e perplessità mentre l'uomo versava due dita del liquore per ciascuno in due bicchieri. "Una pausa è l'ideale" sussurrò e un istante dopo portò il bicchiere alle labbra, ingollandone in un sorso il contenuto. Peter prese a giocherellare con il suo, di bicchiere, così disabituato com'era alle robe forti. Poi vi umettò le labbra più per scena che per altro. Fletcher si sentì improvvisamente stretto e a disagio nel ruolo dell'aguzzino. Il cicchetto lo aveva illanguidito e si stava rendendo conto di quanto inutili e bizzarri fossero i suoi tentativi di incastrare Percace portando a testimone quel ragazzone stordito e in lacrime. L'unica cosa che Peter voleva (E questo il suo sequestratore lo capiva benissimo) era rivedere la sua ragazza, Rihanna e poter condividere con Lei gli istanti di Felicità che il Potere era disposto a concedere. Non avrebbe cavato un ragno dal buco. Sogguardò ancora il manoscritto e tutte le pagine che gli restavano ancora da leggere e fu come se, improvvisamente, percepisse benissimo come le cose sarebbero andate a finire, senza bisogno di scorrere ulteriormente lo scritto ponderoso. Sospirando si versò un altro sorso di whisky e poi si sollevò dalla sedia a dondolo e si avvicinò con passo pesante al caminetto che bruciava legna a manetta e spargeva un lieto tepore tutto intorno. Senza indugiare oltre gettò tutte le carte in mezzo alle fiamme e le osservò consumarsi. Peter non potè risparmiarsi un verso di stupore :"E perchè, allora, tutta questa fatica? Perchè arrivare a minacciarmi, quasi percuotermi e spararmi addosso? Se poi butti tutto al cesso?". "Disperazione" Mormorò Fletcher sommesso "O forse preveggenza. Non sarebbe servito a nulla portarti in tribunale insieme a questa testimonianza. Non avresti mai retto, e la testimonianza sarebbe potuta esserti estorta facilmente. Non sei nello stato psichico ideale per mostrare le palle; in tutta sincerità forse non lo vuoi nemmeno fare." "Ottimo psicologo, Fletcher, ho detto la Verità a Te, ma non mi interessa. Stai lottando contro i mulini a vento e costringermi ad affiancarti in questa battaglia persa non sarebbe stato utile nè a Te nè a Me. Hai un ottimo avvocato, Serial T. Van Eppsom, Ti può aiutare a uscire da questo ginepraio senza troppe mazzate sulla schiena." "E cosa dovrei fare secondo Te? E cosa farai Tu? Le Divise Ti stanno cercando, Peter. E Percace vuole Rihanna. Questo si capisce benissimo." Il ragazzone diede un grosso sospiro :"Percace sa che finchè avrò un minimo di stabilità mentale Rihanna sarà attaccata a Me: è una questione di sfere di influenza, Io e quella ragazza siamo uniti da una affinità che va ben oltre il solito Amore. Quindi finchè sarò libero o capace di sottrarmi ai metodi e all'influenza del Dottore anche Rihanna sarà al sicuro, pur essendo fisicamente nelle sue mani. Non la possiederà mai. E poi in questo gioco entro anch'Io." Fletcher inarcò un sopracciglio. Peter continuò "é un gioco di Potere e Dominanza. Percace vuole dimostrare una sua teoria piegandomi di fronte a Rihanna. Penso lo faccia soprattutto per Sè stesso, ma ancora non afferrato lo scopo preciso. Di certo è qualcosa di oscuro."