Si svegliò che aveva Gladys sopra di Sé. Il volto non più giovanissimo ma le labbra sempre carnose e gli occhi spalancati come pozze umide sotto un primo, timido sole. Lui l'abbracciò dopo essersi guardato intorno. Erano soli in specie di stanza e l'attirò a Sé ma Lei liberò la testa e si sollevò in piedi. "Si può sapere cosa Ti è saltato nel cervello di liberare quel rettile in casa? Decisamente Ti manca qualche venerdì". "Era per attirare l'attenzione e sublimare certe cose". rispose Fletcher. "Che bisogno hai di sublimare? Sei un bell'uomo." "Ma sfortunato". "Perché Ti piace esserlo. Ti rotoli nel fango." "Ci sono limiti che non voglio scavalcare, per non dare ragione a Percace e passare come un porco non più giovanissimo che rincorre disperatamente le sue libidini." "Insomma, quello che stavi per fare adesso con Me. Malgrado mio marito, malgrado Christine che dai l'impressione di amare così tanto." Lui si sollevò puntando i gomiti, poi si mise seduto sul letto. Era arrabbiato con Gladys perché offriva l'impressione di starci ma poi tirava fuori mille trappole e lo frustrava. allungò di nuovo le braccia nella sua direzione ma Lei si allontanò ulteriormente di qualche metro scoppiando a ridere. Alla fine Fletcher capì il suo gioco e si rilassò ficcando le mani tra le ginocchia. "Ti piace giocare, eh?". Lei non disse nulla e si riavvicinò a passettini, fino a stare quasi a contatto di fianchi con il suo braccio. Lui le strinse il culo ma ormai la luce si era spenta nelle sue pupille e capiva che Lei non si sarebbe veramente mai concessa. Indugiò un po' tra le natiche, poi La spinse lontano riflettendo su Christine. Gladys a quel punto parve seriamente offesa e si tirò su la maglietta mostrandogli le tette: erano belle, appuntite e abbronzate, poi, lentamente, si spogliò nuda scagliandogli addosso i vestiti. Alla fine era davanti a Lui con le narici frementi e il corpo invitante, magro e nervoso. Fletcher fissò la porta "è chiusa?". Mormorò. "Ovviamente no." Lei rispose. Allora all'Uomo si accese una lampadina e contò mentalmente i secondi che mancavano all'irruzione da parte di Lui, con finto scandalo e offesa profonda. Arrivò a contare fino a 35 mentre indugiava sul fisico, comunque invitante, della Donna. A 35 la porta si spalancò e Stefano Grassi apparve sulla soglia traballante e in mutande, con una maglietta Lacoste verde. sotto al tessuto delle mutande si intuiva un'erezione prepotente mentre sventolava la mano sinistra con l'intenzione di fare capire :"Vi ho beccati, alla fine, Disgraziati!". Fletcher socchiuse gli occhi e tentò di allontanare il disgusto. gli venne da sperare mentalmente che almeno Christine fosse estranea a tutta quella pagliacciata e con sguardo accorato indugiò alle spalle di Grassi sperando di non vederla. Non c'era. Stefano chiuse la porta e avanzò con una certa difficoltà sul pavimento a piedi nudi. Fletcher nemmeno lo degnava di uno sguardo, tanto meno ci teneva a mostrare paura o incertezza. Era una pantomima, e come tale si stava sviluppando con la grossa figura del Tizio che avanzava goffamente verso i presunti fedifraghi."Questa non me la dovevi fare, ragazzo! Scopare con mia moglie alle mie spalle!". Aveva un tono piagnucoloso e repellente che sapeva di artefatto lontano mille miglia. Alla fine si era tanto avvicinato che si sedette sul letto fianco a Fletcher. Questi sentì una zaffata potentissima di alcol investirlo e lasciarlo quasi stordito. Grassi era completamente ubriaco e rollava vistosamente avanti e indietro cercando di mantenere un portamento eretto e una certa chiarezza nella voce:ma come impresa disperata non era male. Aveva passato il braccio intorno alle spalle di Fletcher che se ne stava muto e depresso. "Comunque è una bella donna, vero, malgrado la sua età, intendo? A Chi non piacerebbe farsela? E Tu sei ancora giovane e prestante. Lo sai, Ti potrà sembrare strano ma in fondo Ti capisco. E, in fondo, sono orgoglioso di avere una moglie così...che piace, intendo!". Fletcher tentava di liberarsi dalla stretta invadente di Stefano ma pareva un'impresa impossibile. Gladys, nel frattempo, s'era rivestita in tutta fretta e s'era accesa una sigaretta sedendosi languida su una sedia rococò, quasi attendesse la fine della contrattazione tra suo marito e quel bizzarro ma affascinante individuo. Grassi non la finiva di sussurrare fastidiosamente nell'orecchio dell'Uomo mentre con la mano destra si toccava il membro, stimolandolo a restare eretto. Ormai navigava fra tutti i relitti possibili, finché, alla fine, affrontò la questione principale come solo un ubriaco può fare, con sentimentalismi, cialtroneria e grosse pacche al petto. In fin dei conti gli disse che l'avrebbe perdonato e che, anzi, poteva farsi sua moglie, ma Lui sarebbe rimasto a guardare perché così gli andava, confermò con un ruggito. "Allora Ti piace la situazione? Dimmi qualcosa." La voce di Grassi si era spezzata dall'emozione e dalla libidine ma a Fletcher veniva solo voglia di ridere. E alla fine lo fece: una risata imponente, forte, vibrante che sembrò scuotere persino il lampadario e le abat-jour e prosciugargli il petto fino al punto di farlo tossire incontrollabilmente. Staccò con delicatezza il braccio di un attonito Grassi e si alzò in piedi. Era completamente vestito e quindi si diresse verso la porta della stanza non girandosi nemmeno per un attimo. Uscì e cominciò a navigare per gli immensi appartamenti. Cercava Christine per avere un po' di sollievo e qualcuno da stringere veramente. Cercava Christine per scrollarsi di dosso il senso di sporcizia che gli aveva pervaso l'anima.