Fletcher

Fletcher LXXVI


 
Ritornarono nell'edificio principale della chiesa e si avvicinarono modestamente ad alcune delle persone che ancora vi si trattenevano. Benjiamin Van Huijten prese sottobraccio una bella signora intorno ai cinquant'anni e la condusse lontano dal cerchio delle altre persone che osservavano ammirate e stupefatte. I Fuggiaschi seguirono il vecchio che fece le presentazioni pronunciando il nome di Katerina Blossom e mettendo in fila quello di sua nipote e dei suoi accompagnatori. La signora, radiosa, strinse la mano a ognuno di loro e poi se li osservò uno per uno, quasi rapita dalla curiosità. "Mia nipote è passata a trovare il suo vecchio zio dopo un mucchio di tempo e Io sono felice come una pasqua, Kate. Hai ancora del sidro lasciato da parte dall'ultima festicciola? Potremmo offrirne ai ragazzi?" "Ma certo, Ben, se mi permetti vado a controllare."  E si avviò verso la sacrestia da cui erano appena usciti tutti. Allora Van Huijten chiamò vicino gli altri membri della piacevole combriccola impegnata a discutere sottovoce su quell'evento da un angolino dell'edificio. "Samuel, Erika, Tobias, Meggie, venite qui tutti...Vi voglio presentare mia nipote e suoi amici! Davvero ottime persone." Gli interpellati si avvicinarono timidamente e strascicando i piedi. Poi, quando furono nei pressi, Benjamin prese a parlare con voce stentorea :"Samuel Gregorson ex Ingegnere capo della Makrop LTD. Erika Ottavi bravissima parrucchiera, Tobias Vandenabbe, scrittore fallito (come ama definirsi) e bibliotecario a San Jacinto, Margaret Prewitt responsabile vendite della Stirner & Co. questi sono solo alcuni dei miei amici e sostenitori della mia vecchiaia, nonché fraterni confidenti e grandi giocatori di bridge a tempo perso." Tutti risero e anche Fletcher stirò le labbra, ancora ansioso di decidere se si trovasse in mezzo a un gruppuscolo di fanatici oppure a una comunità di eletti: i Grandi seguaci della torta domenicale e del minigolf a otto buche. Così, continuando a ridere piacevolmente vide tornare Katerina Blossom con un caraffone di sidro alle mele che i Fuggiaschi, disidrati dalle precedenti esperienze, svuotarono in una amen. Dopo essersi forbiti la bocca vennero accompagnati fuori dalla buia chiesetta nel pieno sole di quel tratto di entroterra stretto fra querce secolari e olmi più timidi ma egualmente affascinanti. La bella compagnia si dstese sul prato perfettamente rasato e diede la stura alla curiosità reciproca :"Non ho ancora capito se quello che vi spinge da queste parti sia un hobby collettivo o qualcosa di più profondo." Elaborò Fletcher parlando un po' per entrambi i suoi compagni. Tobias Vandenabbe lo fissò quasi misurandolo senza fretta, poi rispose :"Entrambe le cose, mio caro. Che poi non sono in discordanza tra loro.   Recuperare il proprio tempo libero in maniera proficua è il primo passo per dare un senso alla vita che passiamo incollati alla scrivania o comunque al nostro posto di lavoro." "Un allenamento per la Grande Fuga, insomma. Quella definitiva." "Disamoramento per i bolsi rituali del quotidiano, lo definirei." "Acquisizione di consapevolezza." "Precisamente." Christine osservava Tutti con gli occhi splendenti e interloquì orgogliosa :"Sono sicuro che in tutto questo c'è stato grande merito di mio zio! Lui è un drago in queste cose! lo è sempre stato." "Beh" Fece Margaret Prewitt "Senza di Lui non avremmo avuto il magnete che ci attirasse in questo stupendo luogo. Non avremmo avuto il perno attorno a cui ruotare. Come i pianeti attorno al Sole." Van Huijten sollevò la mano schermendosi e sorrise intimidito :"Se ho avuto un unico merito è stato quello di avere compreso le intime sofferenze di questi miei fratelli e di avere progettato di farli sedere attono a un tavolo a discutere di Dio." "E giocare a bridge." Notò Fletcher. "Precisamente" annuirono Tutti. Peter vuotò il suo ultimo sorso di sidro e intervenne :"Come adorate il vostro Dio?" "Solo amandoci l'un l'altro" Rispose Samuel Gregorson "E condividendo le Esperienze". "Una terapia di gruppo? Ma questo assomiglia tanto a una certa psicoanalisi degli anni passati. Terapia di Gruppo si chiamava. Non vedo la differenza tra quelle cose e ciò che state facendo, solo che vi appiccicate un cappello sopra e la chiamate Religione." Tutti sorrisero a fior di labbra della dabbenaggine di Peter tranne Fletcher. Benjamin Van Huijten gli prese una mano e lo fissò diritto negli occhi :"é solo convinzione, mio caro ragazzo, Lei deve solo dimenticarsi di essere un individuo così riottoso e abbandonarsi alla radice dell'esistenza: diventare una pianta, un albero, un fiore....e..." "Un vegetale" si avvicinò Fletcher a entrambi . "Cosa vuoi dire con questo?" "Lo stava ipnotizzando, vero? La cara vecchia regola di Charcot per dimenticarsi di tutti i problemi. Perché non uno spicchio di lobotomia, Dottor Van Huijten?" "Davvero non capisco...." "Io sì, e perfettamente. Basta guardare in faccia questi poveri idioti per capire che sono tutti sotto induzione. Ipnotizzati da Lei e dalla sua bravura. La stessa cosa che voleva fare con Noi. Non è così?" Lo zio di Christine abbassò lo sguardo e grossi goccioloni presero a colargli dagli occhi mentre si passava ripetutamente il dorso della mano sulla punta del naso. "Va bene, Fletcher." Disse alfine "Lei è molto perspicace e deve averne viste parecchie nella sua vita. Inutile continuare la commedia con Lei. Mi permetta almeno di giustificarmi e, prima, di scuotere i miei cari amici dal torpore." Detto questo, battè le mani tre volte innanzi ai volti della Blossom, di Gregorson e Vandenabbe, della Ottavi e della Prewitt. Poi modulò un fischio acutissimo e le persone coinvolte da quello strano esperimento si riebbero e cominciarono a toccarsi la faccia. Poi ripresero a sorridere inebetiti.