Fletcher

Fletcher XCI


Fletcher si mise al volante della sua automobile e Stephanie lo seguì, salendo a sua volta a bordo della propria. Si misero in viaggio che era pomeriggio inoltrato e nella testa dell'uomo cozzavano preoccupazioni che erano affiorate per la prima volta: il wealth center si era rivelato un posto strano e inquietante; un nido di vipere. Pensò di avere fatto male a essersi diretto verso la metropoli lasciando Peter e Christine abbandonati ai giochi di potere che vi stavano avendo luogo. Poi nulla era stato chiarito, anche se si stava trascinando dietro una donna volitiva e determinata che avrebbe potuto gettare un po' di luce sulle vicende intricate di quei giorni: Stephanie era una signora che aveva sicuramente aperto una breccia nella corazza di Percace. Del resto erano fatti della stessa pasta: il disprezzo per la vita sessuale, la vocazione a proporsi come salvatori della patria, il carattere senza sfaccettature, secco come una pietra grezza. Percorsero tutta la litoranea senza essere arrestati dal traffico, passarono due pattuglie di divise senza essere fermati per controlli. Alla fine si immisero nelle foreste poco sopra San Juan. Stephanie non aveva mai cessato di tallonarlo e ora, mentre passavano tra stupende plaghe di conifere lui si rese conto che quella donna si sarebbe ripresa Peter. Che l'avventura era finita. Ebbe un groppo in gola ma si riebbe immediatamente: gli dispiaceva mollare il ragazzo. Era un'ottima persona e, in più, conosceva aspetti di Percace che erano sfuggiti a tanti; aveva anche tentato di convincerlo a buttare giù un memoriale mentre erano a sud nell'hotel diroccato. Senza cavarne un ragno dal buco. E ora stava conducendo sua sorella a rubarglielo ma non poteva fare altrimenti. Si sentiva stanco, addirittura sfinito e, per la prima volta, il pensiero di tornare nella clinica dello psichiatra lo sfiorò come una brezza consolatrice. Sì, mormorò fra sé, l'avventura è veramente finita: niente più romantica fuga sull'oceano insieme a Christine, niente più sconfitta e gogna per Percace. Il medico aveva vinto su ogni terreno e a lui e alla sua compagna non restava altro che ammetterlo e ritornare a praticare la terapia che li avrebbe divisi per sempre e resi simili agli altri esseri umani. Non ne capiva la ragione ma era tranquillo e rilassato mentre imboccava l'ultimo tornante prima che la strada spianasse e conducesse da Van Huijten. Qualcosa, però, lo fermò all'improvviso facendolo inchiodare sui freni. Si trattava di un posto di blocco delle divise. Un tenente gli si affacciò al finestrino e gli disse di fare retromarcia e di tornare indietro: era in corso un'operazione antiterroristica proprio nel posto dove intendeva recarsi. L'istinto di autoconservazione e i suoi documenti falsi gli impedirono di fare ulteriori indagini e con un cenno fece il segnale a Stephanie di innestare la retro e di invertire il senso di marcia, cosa che la donna fece prontamente. Quando giunsero a uno spiazzo abbastanza lontano dal teatro delle operazioni, accostarono e si misero l'uno fianco all'altra. "Che succede?" Fece Stephanie "C'era un posto di blocco." "Operazione militare." Rispose Fletcher mordendosi le unghie. "Non so cosa diavolo stia capitando in quel posto e pare difficile scoprirlo finché non avranno terminato." Da lontano l'uomo vide una macchina sportiva che saliva i tornanti a velocità folle. Era una spider amaranto d'epoca, e, senza saperne il motivo, Lui aveva immediatamente intuito che si trattava del dottor Percace. Attesero silenziosamente per un quarto d'ora e alla fine la spider li sorpassò in tromba senza che il guidatore girasse un poco il viso per osservarli. Fletcher ebbe il solito brivido lungo la schiena che lo prendeva ogni volta che ne incrociava la presenza. Il Dottor Percace sparì, direzione wealth center, in una nuvola di fumo. (Continua)