Fletcher

Fletcher CV


Arrivarono davanti alla porta e s'arrestarono come trattenuti da una mano invisibile. "Non voglio entrare" Fece accorata Christine, e anche Peter aveva perso la baldanza iniziale. Strane visioni di segreti celati e letali gli sfarfallavano davanti agli occhi. "Va bene. Abbiamo tutto il tempo del mondo" Disse "Non è indispensabile passarci oggi." La donna tirò un sospiro di sollievo e, insieme, si avviarono verso il discreto rifugio della loro stanza. Vi entrarono come fosse uno scoglio per naufragi. Si sedettero senza parlare e un gigantesco magone li prese al pensiero di avere tradito la fiducia di Fletcher. "Dove stiamo sbagliando?" si chiese Christine. "Da nessuna parte. Quel Kraft c'è stato servito come un personaggio da un portiere. Ma personaggio in che senso? Siamo davvero sicuri che faccia al caso nostro? E se fosse un fisico nucleare in ritiro oppure un clown da circo con doti particolari nell'arte ludica? Io ho sentito un brivido freddo percorrermi la schiena non appena mi sono avvicinato a quella porta. Non so se è stato anche il tuo caso." La donna annuì vigorosamente e si strinse le braccia addosso: "Rimane il fatto che non possiamo stare senza fare nulla in una stanza di questo albergo fatiscente. Liberty pretende qualcosa da noi." "è strano. ho la netta sensazione che Fletcher sia sulla buona strada e che tutto ci spinga verso quel Maximus Kraft, ma che non sarà un'esperienza piacevole. Per questo l'abbiamo rifiutata." Sedettero in silenzio senza avere più nulla da dire e vi restarono buoni cinque minuti, quando un ticchettio persistente colse le loro orecchie. Come il rintocco delle lancette di un orologio lontanissimo ma in avvicinamento, come un bastone di legno che battesse cadenzato lungo le pareti dell'hotel. Si levarono contemporaneamente ascoltando il battito sempre più vicino finché, quando fu davanti alla loro porta, vennero colti da un muto orrore e restarono impalati in attesa di qualcosa di decisivo. Passò poco tempo e il suono di qualcosa di metallico si abbatté sul loro ingresso: un bussare ritmico e discreto. Peter si decise a muoversi e, con la vista appannata, mosse verso la porta e, senza nemmeno chiedere chi potesse essere, la spalancò di getto. Un uomo piccolissimo e incartapecorito con le pupille vuote e bianche gli stava innanzi. Poteva avere quarant'anni come cento, i radi e lunghi capelli fra il grigio e il biondo erano trattenuti da una minuscola coda di cavallo e davano alla sua fronte una spaziosità irregolare, come se le idee sbocciassero come bozzi dalla testa. Le gambe avvolte in vecchi pantaloni di un pigiama erano coperte a malapena da una vestaglia azzurra mentre dal petto gli spuntava una maglietta a righe orizzontali gialle e nere. Nella mano sinistra teneva il bastoncino medico che gli serviva per orientarsi e che tanto aveva spaventato Christine e Peter. "Maximus Kraft, presumo?" "Per servirla. Scendendo nella hall mi hanno informato che eravate passati a cercarmi e invero m'era parso d'avere udito un trapestio sospetto davanti alla mia stanza. Ma poi, così com'era arrivato, era sparito." "Sì, eravamo noi. Qualcosa ci ha trattenuto." "Sono troppo curioso a chiedervi cosa fosse?" "Sarò sincero: una sensazione sgradevole, come cloroformio e morfina. La stanza di un uomo che ha abbandonato l'esistenza attiva da tempo immemorabile." Kraft rise mostrando una dentiera traballante: "In un certo senso è così. sono una specie di uomo nero per tutti, e voi siete stati i primi a cercarmi dopo qualche secolo." Peter teneva gli occhi bassi mentre ascoltava; il pensiero di alzare la faccia e incrociare quelle pupille vuote e madreperlacee lo impressionava." Christine notò l'imbarazzo del suo compagno e si fece avanti: "Perché non entra, dottor Kraft. Forse noi tre abbiamo da parlare a lungo." "Ah, una voce femminile! Perfetto. Si, mi accomodo. Fatemi strada, per piacere." La donna lo prese sottobraccio e lo accompagnò fino alla poltrona, dove Maximus Kraft sprofondò con un mugolio di evidente soddisfazione.(Continua)