Fletcher

Fletcher CVI


Percace, vero?" Christine e Peter si fissarono istantaneamente, poi tornarono a guardare in direzione del tizio e annuirono all'unisono. "Non ho capito" Fece lui "Sapete, sono cieco." E diede in una risata stridula e fastidiosa come un chiodo su una lavagna. "Si, si certo. Ci scusi." "Oh, non c'è problema. Sono cose a cui si fa l'abitudine nelle nostre condizioni. Piuttosto...Amici o nemici?" Peter si grattò la sommità della testa e calcò bene sulle parole facendole uscire: "Ora come ora, sicuramente nemici." Kraft batté le mani e diede in un urletto di gioia: "è quello che volevo sentirmi dire. Sapeste quante volte le mie uniche compagnie sono state le comitive di giovani psichiatri che venivano a vedere come era stato ridotto l'avversario di Jakob." "Lo chiama ancora Jakob, dopo quello che le ha fatto?" Lo scienziato si profuse in un sorriso solare e mormorò: "Stai tranquillo , non è stato lui a togliermi il bene della vista, ad abbacinarmi come facevano una volta. è un tiranno, ma molto raffinato, e detesta il dolore umano. Questi occhi che non osservano più sono l'eredità di un glaucoma lasciato incancrenirsi. Piuttosto...Non ho intenzione di tediarvi con la storia della mia vita, solo...Permettetemi di essere emozionato. Una vocina nel cranio mi sussurra che siamo vicini a una svolta." Peter inquadrando Christine si portò l'indice alla fronte e lo fece ruotare ma la donna gli impose il silenzio. Kraft era evidentemente soddisfatto e ricominciò a parlare come un fiume in piena: "Siete in due, noto. E Liberty Fletcher dov'è finito?" La donna rimase interdetta ma trovò subito una risposta: "L'ultima volta che l'abbiamo visto si stava portando verso l'ospedale a vedere le condizioni di Benjamin Van Huijten." "Il vecchio...Perché è ferito?" "Ustionato e intossicato, a quanto sembra." E così i due fuggiaschi presero a raccontare all'uomo il rocambolesco succedersi di fatti che aveva portato all'irruzione delle forze speciali nella chiesetta accanto al wealth center. Maximus ascoltava con la massima attenzione e aveva smesso di gigioneggiare. Al contrario si massaggiava nervosamente il pomo d'Adamo che gli sporgeva dalla gola come una barra di metallo. Quando ebbero terminato si passò una mano sulla faccia e cominciò a sudare visibilmente: "Dunque è arrivato il momento...Jakob si è opposto al padre. E il padre ha compreso veramente tutto...E Beatrice?" "Non ne sappiamo nulla. L'ultima volta era al fianco di Ganopulos e di suo fratello." "Non vi starà per molto. Per quanto conosco la ragazza intenderà opporsi al nostro amabile psichiatra. Lei sta con suo padre." Peter era visibilmente nervoso. Kraft sembrava parlare per enigmi e non avere l'intenzione di gettare una luce, anche sinistra, sull'intera faccenda: "Ma, in fin dei conti, cosa possiamo fare noi per lei?" "Farmi uscire da questo posto. E subito." "Non mi pare che qualcosa si frapponga fra lei e il mondo, tranne la sua...infermità." "Hai perfettamente ragione, ragazzo. Questo è un esilio che mi sono autoimposto dopo che le mie teorie sono state bollate di deviazionismo e perversione morale. Ero talmente disgustato che il Palace hotel è diventata la mia volontaria galera. Ma adesso Voi mi riportate un po' di speranza. Debbo parlare con Fletcher. è l'unica epopea che ho seguito grazie a Tommaso negli ultimi tempi." "Tommaso?" "La porta del bagno si spalancò e ne uscì un ragazzino che non poteva avere più di 16 anni, il corpo magrissimo e filiforme, due gambette storte, un berretto da baseball e una cascata di riccioli rossi a coronargli il viso punteggiato selvaggiamente da efelidi. "Vi presento il mio accompagnatore" Disse lo psichiatra "Tommaso Forsythe, orfano di padre e di madre dall'età di sette anni. Dipendente da xanax e benzodiazepine dall'età di 11, diagnosticato come affetto da attention deficit hyperactivity disorder dall'età di 13. Ma è tutta una grande stronzata. Si era semplicemente affezionato alla persona sbagliata: il sottoscritto."(Continua)