Fletcher

Fletcher CVIII


 
"Sì. Tommaso è il mio contatto con il mondo, il mio tramite con l'altro versante. Si impegna, si tiene informato e mi sa fornire le indicazioni giuste. Grazie ai suoi occhi e alla sua arguzia sono molto meno isolato di quanto si potrebbe pensare. è molto intelligente, sensibile e perspicace; mi piacerebbe che cominciasse un percorso di studi che lo conducesse ad occuparsi di neuropsichiatria infantile, penso ne abbia tutte le caratteristiche umane appropriate." Peter osservò il ragazzo che sorrideva timidamente mentre Christine avanzò per stringergli la mano. Lui ricambiò e disse: "Il dottore è sempre troppo gentile con me." "Da quanto tempo vi conoscete?" Osservò Peter cercando di seguire un proprio pensiero. Maximus Kraft si stirò la veste da camera e, osservando la punta della pantofola mormorò: "Era un periodo strano, stavo diventando semicieco e una sera passai dal reparto adulti dell'ospedale a quelli dei bambini affetti da disturbi mentali. Appena messo piede nel reparto notai un ragazzino che stava fumando indisturbato sul corridoio. La cosa mi parve talmente inverosimile da fargli saltare in un istante la cicca accesa dalla bocca e da chiamare immediatamente un'infermiera per chiedere spiegazioni. Giunse di corsa una giovane donna che si profuse in scuse e prese per un braccio il ragazzino per riportarlo nella sua stanza. Ma quest'ultimo si immobilizzò come una statua e mi chiese se ero il dottor Kraft. Alla mia risposta affermativa mi confermò di avere letto tutte le mie pubblicazioni e mi fece i complimenti dicendo che quello era un sogno che si avverava. Rimasi folgorato da quello che stavo sentendo, questo succedeva cinque anni fa e Tommaso aveva 11 anni. Potete capire che arrivai a considerare quell'incontro casuale come un segno del destino." "Su questo non v'è dubbio." Biascicò Peter "Una sorta di bambino prodigio." "Ma bipolare, secondo i cervelloni e i parametri che Io e Percace avevamo contribuito a installare. Questo ragazzo sarebbe stato una delle tante anime perse se non l'avessi salvato e posto sotto la mia ala protettiva. Era il periodo in cui mi stavo trasferendo al Palace Hotel disgustato dalle manovre e dalle teorie del mio ex collega. Lui era diventato il beniamino della bella gente, dei tipi à la page e degli psicologi modaioli poiché, se ricordate bene, all'epoca si era sopraggiunti all'overdose da sesso; quello virtuale e masturbatorio era dappertutto, il voyeurismo più spinto invadeva i mezzi di comunicazione e le postazioni, ormai la gente normale, persino lo spettatore più pervicace, non ne potevano più. I tempi erano maturi per una selvaggia inversione di tendenza, e gli stessi che avevano predicato la promiscuità guardona ora cominciavano a fare marcia indietro e ad arrivare a posizioni molto conservatrici riguardo la sessualità. Il mondo stava andando sottosopra, e alla base eravamo Io e Percace. Poi avvenne la mia disgrazia e il collega continuò per la sua strada verso il dominio globale delle menti, diventò un santone, forse un subdolo manipolatore, di certo uno psichiatra con un carisma che gli garantì porte aperte ovunque, divenne ascoltato dai leader mondiali, si trasformò in consigliere per le massime autorità religiose, fondò movimenti e aderì a protocolli etici. Io, all'epoca, mi ero già trasferito al Palace Hotel senza più il tesoro della vista. Ma avevo Tommaso, che era stato dimesso dalla clinica e svincolato alla patria potestà (Il padre era un etilista vedovo e violento), e in questa maniera mi state trovando; non è mutato assolutamente nulla negli ultimi 5 anni." (Continua)