Nella botte piccola

(Rip)resa


Ecco, lo vedo partire, con la sua solita irruenza. Mi aveva avvertito più volte Carlo di stare attento al suo sinistro, durante gli allenamenti in palestra. Quanto sudore ho versato sul tappeto di quel benedetto ring! Un fiume salato che, ho sempre ripetuto, avrebbe potuto riempire una cisterna. Ho saltato corde facendole schioccare al suolo al ritmo di samba, demolito sparring partner, consumato gli involucri dei sacchi appesi al soffitto, fatti di una gomma che mi ha per anni rovinato le mani ed eroso l’anima. Tutto questo per arrivare a stanotte, la notte del titolo europeo dei pesi medi a trentasei anni suonati, per misurarmi con un ragazzetto di venticinque i cui pugni sono frustate che tagliano l’aria e che si abbattono sul mio corpo stanco. È l’undicesima ripresa e, per come mi sento, mi sembra di averne fatte ventotto. Lui invece saltella come un grillo, conscio di avermi in pugno. Ho mandato a puttane tutto per questo incontro, l’ho fortissimamente voluto, tanto da rinunciare anche a Martina, scappata sei mesi fa con nostra figlia dopo l’ennesimo litigio. “Non sei mai a casa!- mi aveva urlato -e quando torni sembra che io e tua figlia siamo fantasmi. Per te non esistiamo, esiste solo Carlos!”. È  finita con il ceffone che le ho rifilato, peraltro non più pesante di altri collezionati nei sette anni nei quali siamo stati assieme. Stavolta però se l’era presa sul serio ed aveva sbattuto la porta di casa piangendo. Non capirò mai il suo comportamento, insomma, stiamo parlando di Carlos Ibanez! Da quel giorno non le ho più sentite e, aldilà della polvere che ha invaso casa mia e della quantità di soldi spesi in puttane delle zone limitrofe, la mia vita è comunque sopportabile. Eppoi alla fine non sono solo; c’è sempre Carlos che entra con la velocità dei suoi pugni nei miei sogni. Ho sognato di fargli male, di mandarlo giù in una maschera di sangue e questo è senz’altro meglio di una qualsiasi scopata con una qualsiasi battona rimediata sul ciglio della strada che collega Pisa a Livorno. A dire la verità è anche meglio di qualsiasi scopata con Martina. Ora però sono qui davanti a lui e tremo. Me la sto facendo sotto come un ragazzino di tredici anni di fronte alla prima scazzottata e vedo partire il suo sinistro; il suo tremendo sinistro. Le particelle d’aria si spostano quasi a voler evitare di creare attrito e così quel colpo arriva come un treno sulla mia mascella. Barcollo, indietreggio, cado. L’arbitro inizia a contare e solo al nove riesco a rimettermi in piedi.  “Cazzo, per un pelo!”, penso. Sento di aver toccato il fondo; dopo questo colpo gli altri mi sembreranno carezze. Ricominciamo e vedo uno spiraglio nella sua guardia. Bam! Stavolta è la sua mascella a tremare ed il suo corpo ben strutturato e forte a cadere. Non si rialza, non può tornare in piedi… L’arbitro conta fino a dieci, è finita. Sento la cintura che mi avvolge i fianchi e che brilla riflettendo le luci del palazzetto. Guardo a bordo ring e vedo anche Martina. Ha in braccio Camilla e sta piangendo, proprio come quando se ne era andata sbattendo la porta. Con un salto supero le corde del ring e corro ad abbracciarle entrambe, anch’io sciolto in un pianto dirotto, disperato, finalmente felice. L'ho finalmente ripresa. Dopo il match torniamo a casa, mettiamo Camilla a letto e facciamo l’amore anche se io ho un occhio chiuso ed uno aperto solo per metà; la sento comunque respirare su di me e capisco che lei, che loro, valgono più di qualsiasi maledetta cintura, che ero stato proprio un cretino a lasciarle andar via. Il giorno dopo ho ancora mal di testa, e con una mano cerco le dita di Martina, la mia importantissima Martina. Mi ritrovo una borsa del ghiaccio sugli occhi, provo ad aprirli e accanto a me c’è un signore anziano. Avrà all’incirca 75 anni e mi guarda con i suoi occhi grigi e lucidi. “Sai- mi dice con la sua voce nasale per effetto di alcuni tubi che gli entrano nelle narici –anche mio fratello era un pugile, aveva un destro fulminante, proprio come il tuo. Ti ho visto ieri sera, il sinistro di quell’Ibanez all’undicesima ripresa è stato terribile -sospira- terribile.” Mi guardo intorno, con una lacrima che rotola giù dal mio unico occhio semiaperto e penso: la mia cintura, la mia importantissima cintura!!