La dea Madre

Il punto di partenza di ogni evoluzione umana...


Dispensatrice della vita, espressione della terra che si rinnova, simbolo dell'enrgia dell'universo, ma anche signora della morte, che è l'altra faccia della vita: queste sono le connotazioni della Grande Dea a cui è dedicato il presente blog.Il suo culto è stato dominante nell'Europa del Neolitico Antico, tra il 7000 e il 3500 a.C. Un'Europa abitata da popoli felici che risiedevano in villaggi, praticavano l'agricoltura, non conoscevano la guerra, vivevano in armonia con la natura grazie, forse, proprio al fatto che le donne avevano un ruolo primario nell'organizzazione sociale e nella vita religiosa.Una vita serena che cessò verso il 4000 a.C. quando cominciarono ad arrivare da Est orde di cavalieri armati che distrussero quella società matriarcale e la pace dei" popoli della Grande Dea". La Dea gradualmente si ritirò nel profondo delle foreste o sulle vette delle montagne, e lì sopravvisse sino ai giorni nostri nelle credenze e nelle fiabe. Seguì l'alienazione dell'uomo dalle radici vitali della vita terrena, e i risultati sono ben evidenti nella società contemporanea. Ma i cicli storici non si fermano mai, ed ora vediamo riemergere la Dea dalle foreste e dalle montagne, recandoci speranza per il futuro, e riportandoci alle nostre più antiche radici umane.Per verificare questa tesi, in mancanza di documenti scritti Marija Gimbutas, eminente studiosa e pioniera dell'archeomitologia - una disciplina che fonde archeologia, mitologia comparata e folklore - fa ricorso a un vastissimo repertorio di immagini, figurazioni dipinte o incise su pareti di roccia, nonchè statuette in pietra, avorio e terracotta. Si tratta di 2000 manufatti dell'antica Europa tutti riprodotti nel suo volume, ricchi di significati simbologi e più eloquenti di qualsiasi discorso nel far luce su un mondo perduto e nel rivelare la genesi autentica del patrimonio culturale dell'Occidente.Il principio matriarcale è quello della vita, dell'unità e della pace. Vari studi hanno rilevato l'esistenza di un periodo in cui la donna era stata la massima autorità e il punto focale di una società, invece di essere oggetto di scambio e schiava dell'uomo. Le società patriarcali dominate dagli uomini furono precedute da sociètà matriarcali, nelle quali centro della società e della famiglia erano la donna e la madre. Nel sistema sociale e familiare le donne detenevano un ruolo dominante. Il mito biblico della creazione comincia dove finisce il mito babilonese (la figura centrale non è un dio maschile,ma una divimità femminile, Tiamat). Tutte le tracce della supremazia di una divinità femminile sono ora cancellate. La creazione ha inizio con la forza magica di DIO, la magia stessa della creazione per mezzo della parola. Il tema della creazione maschile viene ripetuto: contrariamente a quanto avviene in natura, l'uomo non nasce da una donna, ma la donna è creata dall'uomo. Il mito biblico è un inno al trionfo che celebra la sconfitta della donna; esso nega che sia la donna a partorire l'uomo e sovverte il corso naturale delle cose. Nella maledizione divina viene ribadita la supremazia maschile: la funzione procreatrice della donna viene riconosciuta, ma essa sarà dolorosa. L'uomo è destinato a lavorare, vale a dire a produrre; in tal modo egli soppianta la produttività originaria della donna. Si può rilevare come la caratteristica essenziale del racconto biblico è che la vita dell'uomo comincia con la rottura di un'armonia originaria tra uomo e donna. L'idea della fratellanza universale dell'uomo è radicato nel principio di maternità, ma scompare con lo sviluppo della società patriarcale. Il matriarcato è la base della libertà e della giustizia universale, della pace, dei teneri sentimenti umanitari, è strettamente collegata all’amore per gli animali e per la natura, la Dea del Neolitico possiede anche un corredo iconografico che giustifica la sua designazione come «Signora degli Animali» e «Signora dei Monti»:Fu, quello, un lungo periodo di notevole creatività e stabilità, un’epoca priva di conflitti. La cultura di quel popolo fu una cultura dell’arte.Come afferma Marija Gimbutas: «La Dea era, in tutte le sue manifestazioni, il simbolo dell’unità di tutte le forme di vita esistenti nella Natura.La società puramente patriarcale non dà alcuna importanza all'amore e all'uguaglianza; si interessa unicamente alle leggi fatte dall'uomo, allo stato, ai principi astratti, all'obbedienza. La cultura patriarcale - la cultura in cui gli uomini sembrano destinati a dominare sulle donne e a essere il " sesso forte" - si è mantenuta in tutto il mondo. Solo in piccole comunità primitive possiamo oggi rintracciare alcuni resti della più antica organizzazione matriarcale. Solo in tempi recentissimi il dominio dell'uomo sulla donna ha cominciato a vacillare. Ci troviamo al termine del dominio patriarcale, eppure nel nostro sistema il rapporto tra i sessi non può ancora dirsi un incontro tra eguali.Il conflitto è tuttora forte...I testi del presente blog sono tratti dai seguenti volumi:bibliografia: Bachofen e la scoperta del matriarcato Fromm, amore sessualità e matriarcatoM. Gimbutas, Il linguaggio della Dea Marija Gimbutas ha dedicato la sua vita allo studio della cultura dei popoli europei dell’età neolitica, studiando e classificando reperti, e soprattutto decifrando i motivi simbolici ricorrenti della ricca iconografia rinvenuta (manufatti trovati in grotte, in siti sepolcrali e in complessi megalitici abitativi e cultuali: perlopiù, piccole sculture, vasi e oggetti di uso quotidiano).La Gimbutas ha lavorato alla sua opera fondamentale (Il linguaggio della Dea, Longanesi, 1990; Neri Pozza, 1997)1 nel decennio compreso fra il 1975 e il 1985, caso davvero sorprendente: in esatta coincidenza con quello che le Nazioni Unite hanno proclamato il Decennio delle Donne. All’avvio del lavoro i pianeti lenti si trovano in maggioranza schiacciante nei segni femminili (Plutone in Bilancia, Nettuno in Sagittario, Saturno in Cancro e Giove in Pesci; soltanto Urano si trova in un segno maschile: lo Scorpione). Nel 1981 Urano passa in Sagittario, e quindi la triade dei lentissimi al completo occupa segni femminili. Nello stesso anno Giove e Saturno sono in Bilancia, per cui si può affermare che l’anno astrale sia tutto rosa. Quando nel 1983 Plutone entra in Scorpione e Nettuno nel 1984 in Capricorno l’opera della Gimbutas è ormai conclusa.Il decennio 1975-1985 è infatti un’epoca d’oro per gli studi e i progressi del mondo femminile, dal campo politico a quello familiare a quello sociale le donne lottano per il riconoscimento di importanti diritti (lavoro, salute ecc.) e ottengono lusinghieri successi (fra cui il referendum per il divorzio e l’aborto, tanto per fare un paio di esempi di casa nostra).