GRANDE_STELLA

La vita disuguale

Le donne in fila stanno,

gli occhi bassi,

onde disuguali e buie,

si muovono come brezza lieve,

le loro teste par che sonnecchino

sotto la seta nera.

Chiuse nel dolore

seguono lente un andare di carrozza,

macinano i passi petali e foglie

abbandonati sull’asfalto.

Qualcuna piange,

qualcuna trema,

qualcun’altra impreca,

solo una guarda lontano

dispensando carezze, baci,

e con lo sguardo

abbraccia fortemente

il suo innocente.

La sera scende incurante e prepotente

nel cuore e nelle strade,

la vita non sarà più come prima

anche se il Mondo continua a far rumore.

Ferite...

La tua voce

cade come grandine

sulla mia pelle nuda,

buca le ossa e brucia l'Anima,

il cuore non respira.

Spine d'acacia,

in corona di Cristo,

cingono la vita, stringono.

Laddove poteva esplodere

la Gioia eterna

c'è un lago di lacrime di sangue...

lame le tue parole.

E non so più chi sono...

Biondi, morbidi
disegnati dal vento
i tuoi giovani capelli
mi porgono l’aurora
e taccio… e t’amo…
e non so più chi sono…

Come fronda sbattuta dal vento
mi accascio sopra il tuo corpo,
come fiore sferzato dalla pioggia
abbasso i miei petali
e taccio… e t’amo…
e non so più chi sono…

Dell’arcobaleno conosco i colori
li vedo riflessi
dentro i tuoi occhi,
fiamme i tuoi baci senza un perché
e taccio… e t’amo…
e non so più chi sono…

Rotola il mio cuore insieme al tuo,
c’è afrore di vaniglia
nelle tue risate,
volo alto come rondine felice
nel tempo mio con te
e taccio… e t’amo…
e non so più chi sono...

L'amante

Avevano, le tue labbra,

il sapore indefinito,

quello del proibito

e, quella volta,

per una volta sola,

le palpebre socchiusi

quando migrò dai miei occhi

una stilla trasparente.

Leste le tue dita

l’accolsero mormorando

“che succede?”

“Succede che io sto

dove non dovrei

e abbraccio in te, forse,

l’amore finto di uno sconosciuto”

… ma ti regalai un sorriso silenzioso

poi un bacio sulla fronte

imprimendomi sul cuore

la meraviglia dei tuoi verdi iridi

orlati di brillante sole.

Goccia di pioggia

Un battito.

Un fremito.

Tu.

Goccia di pioggia

sulle mie labbra assopite.

Sveli, d’un petalo, il tocco
scatenando tempeste di baci

E così fu

Canta il l vento tra le fronde

l’ora del gioioso amore,

grilli e blu di luna

scolpiti nella notte.

    Scorre lento il ruscello,

il nostro respiro ascolta,

timide lucciole paiono le stelle

fanno l’occhiolino tremulo

suggerendo mille baci

ma tace la tua bocca

mi guarda e non mi tocca,

chiuso è il pugno che vuol fermare

quel coriandolo di sogno

ormai pronto a sbriciolare

… non ora, non si può,

c’è troppa gente…

scorse la mano incerta

sulla pelle calda.

Verrà il tempo della sera,

confusi tra le note d’una festa,

incoscienti dell’altrui,

per abbracciarsi respirando il bacio.

 Attimi, attimi d’amore

di verità soffuse

e sguardi persi.

Può  mai di sangue un legame

soffocare l’impeto e l’amarsi?

Sì, può.

E così fu.

Chi vive dell'amore perso

Chi vive dell’amore perso

siede nel cantuccio di una stanza

guarda la vita che gli scorre innanzi,

mangia poco, beve appena,

fissa il cielo

fino a quando tutte le stelle

ha impresse dentro gli occhi

e altro non vede,

cammina tanto

in città, al mare, in campagna

ma corre all’indietro

dentro la sua testa.

Chi vive dell’amore perso

lascia crescersi i capelli,

tutti bianchi, lunghi, sulle spalle,

son più belli, li accarezza

palpitando della loro morbidezza,

quale mantello potrebbe esser più regale

per proteggere le spalle

che non sanno di altri abbracci

… e il silenzio…

il silenzio che suona nelle orecchie,

quanto avvolge

e quanto svuota

chi vive dell’amore perso!

Chi vive dell’amore perso

non ha più gioie,

muore e rinasce ogni momento,

si affida al vento,

trattiene il pianto,

dorme sopra le coperte,

è dimentico del tempo,

un velo è teso

tra lui e il resto del mondo.

Chi vive dell’amore perso…?

Non sono

Case disperse nel gelido autunno,

luci dipinte fra i muri.

“Sono qui”… eppure “non sono”,

cavalco bagliori di pioggia

che cade distante,

rimbalzo nell’eco

che chiama il mio nome.

“Sono qui”… eppure “non sono”,

il felice di me

è rimasto incollato

su un mendace sorriso,

tentando di guarire le ferite del cuore.

Cammino tra i sentieri del passato

cercando la via del domani.

Il vuoto

L’intimo senso del dire

dice di non dire nulla…

di guardarsi attorno e respirare

paghi del vuoto,

d’osservare le mani, decise,

appendere i ricordi

recenti… lontani…

sul filo dorato del buio.

Sistema infinito del pianto,

lacrime sgorgano fiere,

grosse, rotonde,

tonfano sul petto,

tanto sono pesanti,

e rimbalzano

liberandosi in mille minute gocce.

Asciuga,

il fiato tremulo del singhiozzo,

quel palmo teso alla carezza.

Nessuno può consolare il vuoto,

non il pianto,

non il singhiozzo,

non la carezza. Niente.

Nessuno può consolare il vuoto.

Compagno dei giorni e delle notti,

silenzioso o chiacchierino,

resta,

testardo, convinto,

radicato, eterno.

2016

Quando la Luce 
si fa spazio 
tra le nubi che affollano la mente, 
accadono i miracoli 
che si sognano da sempre: 
comprensione, rispetto, aiuto, 
affetto, amicizia. 
Cercare e ricercare la Luce 
senza stanchezze, 
lasciarla affiorare interiormente, 
sono i migliori regali 
che il nuovo anno 
potrà donare a ognuno.

A U G U R I