GRANELLO DI PEPE

Uomini Rabbia 6


Pensavo oggi di mettere insieme i pezzi. Ma altri ricordi sono riemersi. Quando i miei erano in attesa che io venissi al mondo, avendo già una bambina, desideravano un maschio, mi sarei dovuto chiamare Marco. Certo avevano anche pronto il nome nel caso fossi nata femmina, nome che poi mi diedero. Sono stata cresciuta veramente con tanto amore e per quanti errori possano aver fatto i miei genitori nell'allevare me e mia sorella, l'amore che avevano per noi, nel tempo ha posto riparo a tutto. Fatto sta che io da piccola giocavo con soldatini, pistole, fucili, finché un giorno mia madre mi disse che lei e mio padre erano felici fossi una bambina. Credo che in un certo senso mi rilassai e, senza abbandonare il vecchio modo di giocare, cominciai a giocare anche con le bambole. Un giorno, giocando in giardino, penzolandomi dai rami degli alberi e toccando la legna accatastata, mi riempii le mani di schegge di legno. Mio padre prese uno spillo, lo disinfettò col fuoco e con santa pazienza mi tolse tutte le schegge. Io piangevo e lui per rincuorarmi mi diceva che dovevo essere coraggiosa come un bersagliere, anzi che ero il suo bersagliere. Ogni volta che ci ripenso ne rimango un po' perplessa. Insomma niente principesse nella mia infanzia e forse non è stato un male. Altro ricordo che mi riaffiora è che quando discutevo, ero già adulta, con un uomo di famiglia, che poteva essere un cognato o mio marito, anche se in apparenza ero normale, internamente mi sentivo turbata, quasi in colpa poiché stavo alzando la voce. Era come se dentro di me scattasse un campanello d'allarme atavico. Mi capita di osservare anche le dinamiche in cui si muove mia figlia, anche lei ha abbandonato da poco il suo branco di maschi, anche lei era l'unica ragazza a farne parte. La differenza fra me e lei, quando avevo la sua età, è che è più svelta di me, più consapevole della sua femminilità, insomma un passo avanti a me, direi anche dieci passi avanti a me. A me che certe consapevolezze e conquiste le ho dovute sudare. Oggi guardo dritto negli occhi un uomo e dico quello che voglio dirgli senza tentennare neanche internamente. So tenergli testa senza indietreggiare di un millimetro. Questa rabbia ha origini ancora più lontane del mio vissuto e credo proprio che domani sarò in grado di arrivare alla meta finale: la radice profonda di questa rabbia. Chiara