GRANELLO DI PEPE

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17 - Storia di una storia mai raccontata - OggiPost n°810 pubblicato il 02 Luglio 2012 da sagredo58 Tag: col di lanadolomitiemozioneguerraI guerra mondialeItaliamemorianonnoPadrestoria,trincea17 Oggi: 1919 - Incontro frustranteProprio quel giorno dei primi di marzo, invece di stare chinato sui libri che gli sarebbe convenuto, decide di farsi una passeggiata ed è così che si imbatte nel Colonnello Edgardo Alcioni.E’ proprio con questo casuale incontro (notare con non ho scritto fortuito) che la storia del Nonno, che poteva chiudersi con la soddisfazione di aver salvato la pelle in quel gran casino successo in cima al Col di Lana ed al Monte Sief, si riapre insospettabilmente.Ma questo Alcioni chi era? Il Nonno scrive che:“Era un ufficiale di fegato, che, dopo la campagna d’Africa dove aveva acquistato l’ascendente e la maestria del comando”,che si era ritrovato col grado di maggiore a comandare il primo Battaglione.In altre parole, a farla breve, era il capo del capo del Nonno lì, in cima al Col di Lana, nel 1916. Proprio quel capo che aveva dato l’ordine di attaccare la cima del Monte Sief dopo il brillamento della mina.L’incontro si rivela infausto al Nonno perché quell’uomo tutto d’un pezzo dell’Alcioni, ovviamente decorato con medaglia d’argento, di che cosa si va immediatamente a meravigliare e ad impicciare?Si meraviglia di non vedere il petto del Nonno fregiato.Cioè un petto senza medaglia, il petto di un tenente di 23 anni senza ancora il congedo illimitato, forse per questo ancora in divisa (chissà?) ancor più intriso di amor patrio e di sentimenti garibaldini per: la pelle salvata, la guerra vinta, la patria doverosamente servita.Certo che l’Alcioni sarà stato pure un grande comandante sul campo di battaglia, ma in pace, quanto a psicologia, lasciava molto a desiderare.O addirittura, forse, se veramente la sua medaglia d’argento ce l’aveva già attaccata al petto, stava pure a fare il competitivo.Il nonno, poveretto, che gli doveva dire a quell’impertinente dell’Alcioni?Il Nonno gli dice che il suo comportamento non era stato premiato nonostante le infinite peripezie passate.Nel far ciò non dando valore alcuno alla Croce di guerra di cui aveva già avuto notizia il 2 febbraio 1919 con missiva indirizzata a casa dei Genitori a Viterbo.Ma perché almeno questa Croce di guerra non la portava al petto?Possibile che gli desse così poco valore?Oppure può essere che la carta del 2 febbraio 1919 indirizzata Viterbo, ad inizio marzo, a Roma, non l’avesse ancora ricevuta? A questo punto l’Alcioni non può che indignarsi visto che lui la segnalazione della valorosa azione del Nonno l’aveva a suo tempo fatta e quindi gli consiglia di rivolgersi al Ministero della guerra per verificare se esistono proposte a suo riguardo.