La logica del dono

Io e le prostitute


Io, le prostitute di Montevideo e mio confratello
 Quando ero ancora giovane, dall'Argentina fui trasferito in Uruguay. La Provvidenza, che assume sempre il volto delle persone che ci circondano, mi regalò una nobile e indimenticabile esperienza. Un frate del posto lavorava da tempo con le prostitute di Montevideo, ma non con quelle di "alto bordo" (oggi escort), bensì con le più povere e svantaggiate. Il lungomare di Montevideo, a una certa ora, si popolava di queste donne, di diverse età, dunque non solo giovani.Il mio confratello girava con la macchina (della parrocchia) e si fermava a parlare con loro. Ovviamente, le critiche dei parrocchiani, i quali conoscevano bene la macchina, arrivarono non solo ai nostri superiori ma anche al vescovo. Un giorno il mio confratello mi disse: "Vuoi venire con me? Viene con noi anche una prostituta amica mia, una donna buona, che mi dà una mano per individuare le ragazze con cui forse è possibile fare un lavoro pastorale 'umanizzante' ". E proseguì: "Non voglio togliere queste donne dal marciapiede, perché è impossibile. Dopo ciò che mi ha raccontato la mia amica, mi propongo, invece, di aiutarle a prendere consapevolezza che possono organizzare la loro vita diversamente". Rimasi perplesso, ma ero giovane e avevo il desiderio di partecipare non solo al mondo accademico (da sempre faccio il professore) ma anche allla vita della pastorale periferica e quindi accettai volentieri. In concreto, di che cosa si trattava? Queste donne, che avevano tre, quattro o cinque figli ciascuna - generalmente da padri sconosciuti - non potevano nemmeno mandare i figli a scuola. Perché? Perché le signore per bene, e pure le maestre, protestavano continuamente. Certo, il comportamento di questi bambini non era facilmente controllabile e lasciava tanto a desiderare. Poi, dato che queste donne "lavoravano" pure fuori orario (alcuni clienti volevano la prestazione di mattina o di pomeriggio), non potevano nemmeno prendersi cura dei loro figl, andarli a prendere all'uscita della scuola, controllare i compiti e così via.Il mio confratello, un rappresentante di spicco della "follia" francescana, aveva affittato alcune case e proponeva a queste donne di abitare insieme, in gruppi di cinque o sei. Una di loro, a turno, doveva rimanere a casa  e fare la "babysitter", dunque occuparsi dei bambini in modo che questi "cuccioli" sentissero la presenza di una "mamma" che si prendeva cura di loro. Le altre, se il cliente richiedeva i loro servizi, potevano uscire a lavorare.Una pastorale non facile poiché, tra l'altro, si rischiava lo scontro con il "protettore". Aiutati anche da altri frati, andammo avanti per alcuni anni e riuscimmo a dare vita, non senza difficoltà, insieme a queste donne, a un "pezzettino di cielo", a uno spazio di tenerezza in cui non mancasse il soffio della speranza, in modo che il buio non calasse definitivamente soffocando la vita di queste donne e i loro bambini, cancellando la possibilità di una vita "altra", migliore. 
 Qualcuno si scandalizzò, ma le donne si organizzarono e finirono per creare una specie di Associazione, un Sindacato di prostitute. Organizzate, lo sfruttamento, da parte dei clienti, non era più tanto facile.  Il lettore riderà, ma alcune di queste donne ci ringraziarono poiché avevano scoperto una dignità nuova, e avevano preso consapevolezza che, insieme, potevano lottare per i loro diritti e proteggere meglio i loro figli.Il vescovo, di cui sentivamo sempre l'appoggio e la sua presenza paterna, un giorno ci disse: "So che fate un buon lavoro, però alcuni giornali e tanti "bigotti" alzano il tono e mi sembra che, se continuiamo con questa pastorale, finiamo tutti sbolognati. Voi e io. Dunque, ragazzi, dobbiamo darci una calmata".L'esperienza finì poi per tanti motivi, ma per me è stato un dono incontrare la "Maddalena", da cui tanto ho imparato in questioni di solidarietà. E' stato il rapporto con queste donne che mi ha rivelato il senso profondo della frase di Gesù: "Le prostitute vi precederanno nel Regno del cielo".Nel mondiale del '90 (Italia), una di loro è venuta a Roma e ci siamo visti. "Sono venuta per una questione di 'lavoro'" mi disse ironicamente. Se non fosse stato per voi, la nostra vita sarebbe stata spezzata e persa per sempre". Non era bella, ma la sofferenza di cui il suo volto portava inevitabilmente le traccie, le dava un incanto speciale. Era degna e direi che dal suo volto trapelava una certa innocenza.Ho raccontato questo pezzo indimenticabile della mia vita poiché ieri (5 marzo) il mio confratello è "ritornato alla casa del Padre". Sono certo che ci sarà festa in paradiso, poiché il buon Dio riconoscerà in questo frate il volto di Gesù, suo Figlio, Colui che non si è rinchiuso in una tana (oggi diremmo in una parrocchia), ma che camminò per le strade di Gerusalemme con la mano aperta, senza discriminare nessuno/a e seminando speranza. Un piccolo aneddoto. Una notte, quando stavamo per partire a fare il solito giro tra le prostitute, i giovani della nostra parrocchia, avevano attacato al tergicristalli, un preservativo con la scritta: "Frati, attenti alla salute". Ci facemmo una bella risata, ti ricordi caro confratello? Penso che adesso la tua risata non avrà mai fine. Grazie! Ciao caro amico, compagno di "strade periferiche", frate semplice che hai saputo conservare e trasmettere la "follia" di Francesco d'Assisi.