La logica del dono

Il treno, la vita, l'amore


 L'altro giorno ho letto un bel post. Mi ha fatto ricordare un'allegoria che la nonna raccontava ogni tanto. E' un'allegoria che, al tempo dell'Univerisità, ho sentito parecchie volte dalla bocca di alcuni insegnanti di letteratura e anche di teologia. Leonardo Boff, uno dei miei "maestri", spesso faceva leva su quest'allegoria per mettere a fuoco l'incrocio fra Libertà, Grazia e Destino.La vita, diceva la nonna,  è un viaggio, anzi è come viaggiare in treno. Alcuni viaggiano concentrati su se stessi e non si accorgono mai della presenza degli altri; poi ci sono alcuni passeggeri che non fanno altro che guardare fuori dal finestrino. Guardano il paesaggio, sia bello o brutto, gioioso o noioso, fiorito o secco. Questi passeggeri sono sempre incollati al finestrino, tesi verso l'esterno. Generalmente lo fanno per non guardarsi dentro, per non vedere i loro cuori, pur se loro dicono che il "divertissement" è l'unica cosa interessante che offre il viaggio.Altri, diceva la nonna, saltano dal treno poiché impauriti dalla velocità o stressati dal rumore della gente o perché non trovano mai un interlocutore con il quale condividere angosce, tristezze, speranze... Nessuno, in questo viaggio, rivolge loro la parola, nemmeno un effimero, fugace sguardo. E questo è un fatto che dovrebbe far riflettere e  mai lasciare indifferenti.
 E ci sono poi quelli che rivolgono lo sguardo verso gli altri. Ebbene, coloro, diceva la nonna, sono in attesa di un evento che il cuore sembra percepire in anticipo, intuire da tempo, come se fosse un desiderio innato che spinge all'incontro, ad aprisi, a sorridere, a tendere la mano e, forse, come diceva Dante, anche ad "intuarsi".Succeda quel che succeda, diceva la nonna, non si sa mai se il treno ci porterà lontano o ci toccherà - volente o nolente - scendere alla prossima fermata. I guai del percorso sono tanti e, quasi sempre, imprevidibili. A questo fatto dobbiamo aggiungere una grave, seria constatazione: Nessuno dei passaggeri ha visto mai il macchinista e, non poche volte, gli scossoni fanno pensare che lui si è addormentato o è ubriaco o impazzito.Nonostante nessuno sappia con certezza la destinazione finale del treno e, inoltre, non ci siano esperti sufficientemente attrezzati che possano calcolare i rischi, ogni giorno, paradossalmente, salgono nuovi passeggeri. Dopo alcuni chilometri però pure loro, che in un primo momento sembravano essere differenti e anche pieni di voglia e risorse per mettere in moto grandi cambiamenti, finiscono per assumere atteggiamenti e comportamenti molto simili o quasi identici ai viaggiatori precedenti. E' vero, portano una ventata di novità, ma, tutto sommato, dicono i viaggiatori più anziani, si ripetono, senza molte varianti, logiche relazionali che da secoli regolano la convivenza. E in questo viaggio pure l'Amore sale e prende posto in carrozza, ma, diceva la nonna, non sempre lo fa al momento giusto.O sale troppo presto e noi non siamo all'altezza della sua esigenza (siamo viaggiatori inesperti) o l'amore sale troppo tardi, quando siamo stanchi, delusi o  quando il controllore, in modo lugubre, funereo, si avvicina e, sottovoce, ci dice che la prossima fermata è la nostra e dunque dovremmo "necessariamente" scendere.
 Morale del discorso? Non saprei! Ancora sono in viaggio e, come tanti altri passeggeri che conoscono questa allegoria, in verità abbastanza inquietante, mi auguro che la nonna non sia Cassandra. Mi auspico che l'Amore, quando "salga", faccia risplendere la sua luce in ogni angolo della carrozza, e sciolga tenebre, indifferenza e malintesi. Non sale al momento giusto? Forse è la libertà che, declinandosi oblativamente, fa sì che, nonostante il tempo che resta sia di breve o di lunga durata, il momento sia quello giusto. Il viaggio finisce, non è eterno, questo è vero, ma il segreto del viaggio può celarsi nell'arte dell'incontro.Sono certo che la luce dell'Amore è la chiave per apprezzare questo fantastico viaggio, ogni fermata, ogni paesaggio, ogni volto, ogni singola cosa, poiché, caro lettore, abbiamo un solo biglietto, biglietto d'andata. Non c'è ritorno. Attento! Non sprecarlo.