La logica del dono

Restare? Antropologia e Cristologia


  ..........Mi disse: Chi ama torna. Risposi:No. Chi si pente torna.Chi ama resta.(Antonio Distefano) Tre affermazioni che, dal punto di vista antropologico e esistenziale, impongono una serie di riflessioni, di domande e di risposte che non dovrebbero lasciare indifferente nessuno. Ne va della nostra vita, del nostro comportamento e del volto dell'amato.Dal versante antropologico il tema ha una rilevanza di portata universale, ma, brevissimamente, diamo adesso, dal punto di vista della fede o religioso, un'occhiata alla cristologia, mettendo al centro il "restare".Tutti conosciamo il brano del Vangelo in cui la voce della tentazione fa sentire il suo fascino un'altra volta. E' il momento della crocifissione."Scende dalla croce". Cosa suggerisce questa voce? Ecco la sua proposta: Salva te stesso, mette al centro il tuo io; l'asse portante della tua vita sono i tuoi interessi; dimentica la volontà dell'Altro; Ciò che conta è la volontà dell'Io, le sue pretese, i suoi affari. Non hai altra "vocazione" che adorare i tuoi capricci e lasciarte guidare dal buon senso, dai "consigli per gli acquisti".Se fai la volontà dell'Altro sei, direbbe Marx e buona parte della filosofia e della psicologia, "alienato", non sei autonomo, sei un "pagliaccio", un burattino nelle mani di un altro.La voce della Tentazione ripete un ritornello che noi sentiamo spesso: Come puoi fidarti di un Dio che abbandona i suoi figli a questo orribile tormento? Se questo è un Dio, allora è meglio e più saggio adorare il proprio io. In breve, "lascia perdere" perché la tua è un'avventura destinata al fallimento, all'uomo interessa solo il confort, il benessere, il "mi piace" di FB, fantasticare via internet...Poi, se tu sei il Figlio di Dio, come tanti dicono, e tu stesso hai detto, allora usa la bacheca magica, usa i miracoli per tirarti fuori da questo macello. E' questa una tentazione forte, forse la più irrisistibile, la tentazione a cui soccombono quasi tutti i politici: usare il potere per impadronirsi della libertà degli uomini, anestetizzare la loro coscienza, come il Grande Inquisitore di Dostoevskij diceva a suo misterioso e silenzioso prigioniero. "Non sai che gli uomini si inginocchiano e consegnano volentieri la loro libertà all'autorità, al mistero e al miracolo?Gesù non è sordo a questa voce. La sente, e come!. Tuttavia non cede alla tentazione, non scende dalla croce; non va via, "ma resta".Da quel momento in poi, una domanda assila il cuore dell'uomo: Illusione? Delirio? Alienazione? Fedeltà? Non è un prezzo troppo alto da pagare per mettere in moto un cambiamento che, guardando come è andato e va questo mondo, non si è mai realizzato?Rispondere a domande di questo tipo è definirsi. Rispondere è dire da che parte siamo. Rispondere significa mettere in gioco la libertà, prendere una decisione sul nostro comportamento. E' una decisione che incidi inevitabilmente sulla vita degli altri,  Se Gesù fosse sceso dalla croce, come la tentazione suggeriva; se si fosse allontanato alcuni metri o per pochi secondi, o, mettiamo, per alcuni giorni e poi, pentito ritornasse sui suoi passi, cosa pensare di questo comportamento? E' coerente con il proprio insegnamento? Non sono domande asssurde. E' un tema di attualità, come mette a fuoco il film "L'ultima tentazione di Cristo". 
  Concludo. La croce e il crocifisso esigono, impongono una decisione. Andarsene o restare? Primato dell'io o primato dell'A/altro? Rispondere a domande di questo tipo è auto-definirsi; è dire da que parte siamo; significa interpellare la propria libertà, prendere una decisione che segna per sempre la nostra vita. La pone o sotto l'egida della gratuità o sotto il fascino della logica potestativa. La prima è alterocentrica e oblativa, la seconda, invece, narcisista e autoreferenziale."A voi (noi) la scelta", come diceva Platone nella Repubblica, perché nessun "dio" può decidere per voi (noi).