La logica del dono

Profondità della carne


 
 Il desiderio, dinamismo centrifugo e alterocentrico, sembra destituire il soggetto della sua apparente sovranità, della sua padronanza del logos, della sua sicurezza di soggetto pensante e agente. E' la distanza stessa tra gli esseri, tra i corpi che diventa problematica. Allorché appare Eros, la relazione "vis a vis" e la parola non bastano più. Nasce l'aspirazione a vincere la chiusura dei corpi, l'impenetrabilità della carne altrui. Il desiderio è a un tempo prova della distanza tra i corpi e promessa di vincere tale distanza, di sormontare l'esteriorità varcando la frontiere della pelle dell'essere desiderato/amato. Il desiderio spinge a gustare la carne dell'altro, a fondersi con essa. L'altro/a, terra sacra di cui è vietato impossessarsi, ricchezza che devo promuovere e non calpestare, nell'esperienza del desiderio cerco non di saperla ma, penetrandola, di "nascere con" essa (connaitre). 
Sotto lo sguardo del desiderio la carne appare nel contempo lontana e vicina, afferrabile e inafferrabile, personale e impersonale. Materiale e al tempo stesso abitata da una vita trascendente, essa sta alla frontiera tra lo statuto della cosa e quello del soggetto. Tepore, dolcezza, freschezza, compattezza, qualità sensibili della materia; ma anche vibrazione, palpito, respiro di una vita che viene da così lontano portatrice di tale parte di mistero... In essa la persona dell'altro sembra a un tempo consegnarsi e ritrarsi. Vi presagisco, come un infinito nel finito. Beati gli amanti!