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Di balene e tonni. Ovvero da un massacro all'altro.


Il Giappone sta per riaprire la caccia alle balene. La flotta baleniera - che per giorni è stata nascosta nel porto di Shimonoseki - è salpata sabato per l’ennesimo, inutile massacro. Nel mirino, più di mille balene. Ma, in agguato, c’è la nostra Esperanza. Con tre attivisti italiani a bordo. Si ripete quindi il solito scenario. Da una parte, i giapponesi che perseverano con la caccia alla balene. Dall'altra Greenpeace e i suoi attivisti, che difendono le balene dagli arpioni. La caccia alle balene - che il Giappone sostiene di condurre per finalità di ricerca scientifica - non ha alcun senso: in Giappone ci sono 4000 tonnellate di carne di balena invendute nei magazzini, e i sondaggi parlano chiaro: i giapponesi sono contrari alla caccia baleniera. E non mangiano carne di balena. Ma il Giappone insiste. Persevera. E l'IWC - la Commissione Baleniera Internazionale - rimane impotente.
L'IWC non è l'unico organismo internazionale che in materia di mare e difesa della biodiversità marina non riesce ad incidere. Anche l'ICCAT - la Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tonni in Atlantico - ha dei problemi. Greenpeace li ha denunciati con un nuovo rapporto e con una azione in Turchia. Il tonno rosso è in crisi: è minacciato da una pesca eccessiva e in molti casi illegale. Vi chiederete chi è che mangia tutto questo tonno... Avete presente il sushi? Ebbene, il tonno rosso è uno degli alimenti base della cucina tradizionale giapponese. Secondo i ricercaotri, non si dovrebbero assegnare quote di pesca superiori alle 15000 tonnellate, per salvare il tonno rosso. L'ICCAT ha stiabilito l'anno scorso una quata di 30000 tonnellate, che arrivano - nei fatti - a 50000 con la pesca illegale.