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« L'ARCTIC SUNRISE A PALERMOOSPITI A BORDO... »

VITA A BORDO DI UN ROMPIGHIACCIO...

Post n°39 pubblicato il 02 Maggio 2008 da videoGreenpeace
 

Il racconto di Alessandro Giannì, responsabile campagna Mare di Greenpeace:


“Il ponte del Primo Maggio! Gente che gira, si rilassa, cerca e trova gli amici,
si sta in famiglia. Magari si va a visitare un posto. Week end lungo e cose del
genere. A noi invece, capita di essere in mezzo al Mediterraneo su una
rompighiaccio. Vacanza? Non proprio, anzi no di sicuro.

Oggi, sveglia alle 9 e mezza. Tardi, direte voi. Dipende… Non se sei andato a
dormire alle tre. No party (e no Martini: a bordo, al massimo un bicchiere di
birra o di vino). Sono i turni, bellezza! E a me tocca quello di notte.

I turni sono il respiro di una nave. Danno il ritmo alla vita di bordo. Ogni
quattro ore cambia l’ufficiale di rotta, con la sua guardia (un membro
dell’equipaggio che lo assiste). E giù, nelle viscere della nave, cambia anche
il turno per i macchinisti. Quelli non li vedo mai (ma so che ci sono) perché
sto in plancia.

Col cambio del turno, cambia il respiro. Fino a mezzanotte è di guardia Pete, il
Comandante. Pete è un tipo autorevole ma simpatico. E’ un tipico inglese (con
chiare origini francesi… se ti chiami Bouquet è normale) con un understatement
prodigioso. Ieri Ilaria, una giornalista che è a bordo, lo ha chiamato
“captain”. Lui gli ha detto: “Chiamami Pete. Se mi chiamano “captain” io guardo
dietro di me per vedere chi c’è…”. E’ un “anziano” di Greenpeace, ma assai
vispo. D’altra parte, se ti piacciono le pantofole non ci stai su una nave come
l’Arctic Sunrise.

Da mezzanotte alle quattro, il turno è quello di Fernando, secondo ufficiale. E’
tutta un’altra cosa. Per cominciare è spagnolo. Simpaticissimo, abile e
piuttosto scanzonato. L’altro ieri eravamo in rotta di collisione con una nave
che, dai dati dell’AIS (Automatic Identification System: ogni nave emette un
segnale che informa chi sta nei pressi delle sue carateristiche e di altro,
come il suo porto di destinazione) doveva essere diretta a Messina ma che
invece puntava verso Milazzo (problemi di geografia?). Insomma, ti aspetti che
vada da una parte e invece… bho? Fernando non si scompone e li chiama alla
radio: canale 16 per il contatto e poi 11 per parlarsi. Gli chiede: “Qui è
l’Arctic Sunrise, vorrei sapere che intenzioni avete…”. Ottima domanda.
Diretta, ma efficace. Ci rispondono che intendono virare dopo essersi
avvicinati un altro po’! Bizzarra interpretazione del codice di navigazione ma
almeno… sappiamo che vogliono fare. Passiamo senza problemi.

Dalle quattro alle sei invece è di guardia un mio vecchio amico, Daniel Mares,
il primo ufficiale. E’ stato pure il primo “comandante” di Greenpeace con cui
mi sono imbarcato. Sul Vega, una barca a vela di 12 metri con cui, nel 1993,
abbiamo “pattugliato” prima il Tirreno e poi lo Ionio in cerca di pescatori di
frodo. E’ neozelandese, ma da quanto parla, sempre gentile e sorridente, sembra
un vero mediterraneo. E’ uno curioso. Della gente e del mondo che vede passare
sotto le murate delle navi con cui viaggia. Una volta, sul Vega, ho fatto una
lunga conversazione in Inglese (o presunto tale) con Nikos Karalambides (che
all’epoca era responsabile della Campagna Pesca a Greenpeace Grecia: sta sempre
li, ma ora è il Direttore). Ricordo che dopo cinque minuti di conversazione per
radio, Daniel mi chiese: “ma in che lingua parlavate: greco o italiano?”
Inglese, rispondo io. Ma lui non aveva capito una parola. Si vede che l’inglese
dei mediterranei non è quello dei neozelandesi: io e Nikos ci eravamo capiti
benissimo.

Vabbè, ieri notte sono andato a letto presto (prima delle 3. L’altroieri ho
fatto le 5 mezza) ed è per questo che stamattina mi sono svegliato prima del
solito (non prima delle 10 e mezza). Per colazione, quest’anno, sull’Arctic
Sunrise c’è una sorpresa: la macchina per il caffè espresso! Ragazzi, il mondo
sta davvero cambiando: fino a ieri, il caffè sulle navi di Greenpeace era
un’imbevibile ciofeca fatta col “percolator” e i filtri di carta. Rimpiangevi
la moka più dei tuoi cari…

Dopo il caffè, internet! E questa è la seconda novità. Le comunicazioni sono
sempre state un problema, dalle navi. Quando sei in alto mare, le telefonate
sono possibili solo con i satelliti ed una telefonata con un satellitare costa
un occhio della testa. Adesso, nuovo sistema satellitare che scarica internet a
valanga e telefonare costa solo qualche centesimo di euro al minuto. E poi
skype, il web, la posta elettronica che si scarica ogni dieci minuti e non
due/tre volte al giorno. Tutta un’altra vita (con qualche fregatura: ieri un
messaggio dell’ultimo minuto mi ha fatto lavorare al computer fino a
mezzanotte).

A mezzogiorno pranzo. Sarà che la nave ha bandiera olandese, ma gli orari dei
pasti sono quelli “nordici”: la cena è alle sei! Mi sono alzato da poco e non
ho molta fame. Anche perché c’è un po’ di mare che non è che ti faccia venire
voglia di abbuffarti. Insalatina e una banana. Se penso che i mei amici sono
tutti con le zampe sotto i tavolini…

A proposito del mare, va detto che non è piatto ma nemmeno poi tanto mosso. Sarà
un forza 3/4. E’ che questa benedetta nave “balla” che è un piacere. Non è
fatta male: lo deve fare. Da una nave che è fatta per arrivare nei pressi del Polo (Sud o Nord,
indifferentemente) ti aspetti un assetto perfetto, con una chiglia bella
profonda per la navigazione d’altura. Errore. Una rompighiaccio funziona in
modo particolare. La prua sale sul ghiaccio e il peso della nave rompe la
lastra gelida. A quel punto, letteralmente, la nave “cade” sul ghiaccio
fratturato. Avesse una chiglia profonda, potrebbe piegarsi da una parte, o
dall’altra. Ma la chiglia è piatta e cadendo la nave si appoggia su questa
solida base, senza rischi. Ma se una chiglia piatta è l’ideale per i ghiacci
non si può dire lo stesso per il mare aperto: se ci sono onde si balla
parecchio. Non è un posto per chi soffre il mal di mare e ieri Kostis, il mio
collega greco, aveva un colorito tendente al giallo…

Adesso andiamo bene. C’è un po’ di mare ma dipende da come lo prendi. Entriamo
nelle onde di prua e la nave rolla solo un po’. Almeno il mal di mare, per sto
Primo Maggio, ce lo siamo risparmiato.”

 
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