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Direttamente dalla Rainbow Warrior, Alessandro Giannì, il direttore delle campagne

Post n°82 pubblicato il 28 Luglio 2009 da videoGreenpeace
 

                                         
La fortuna gira. Ha girato parecchio da queste parti. Dopo Skerki siamo andati a Marsala a prendere un amico, un biologo, che ci accompagna per un tratto della nostra visita al Canale. Ripartiamo subito per il Banco Avventura.

Forse si chiama così perché, per come sono approssimative le carte nautiche, trovare il posto giusto è stata un’avventura. Un sacco di tempo, e il mare che comincia a montare. Trovato il punto, lanciamo la boa per segnalarlo e caliamo il gommone. Il mare, monta ancora. Siamo in acqua su Hurricane (gommone grigio della Rainbow Warrior). La boa,
manco si vede. Le onde, quando si sommano, sono di 2 metri. Se un sub si sperde, in queste condizioni non lo ritroviamo più. Decidiamo di lasciar perdere… e cerchiamo di recuperare almeno la boa! Mica facile. Torniamo sulla nave bagnati come se l’immersione l’avessimo fatta.

Obbligatorio ridossarsi da qualche parte. Dove? Pantelleria! L’unico versante ridossato è a Sud. Ci arriviamo di notte ballando non poco. Finalmente un po’ di pace: ce ne restiamo alla deriva (troppo pericoloso ancorare sul fondale che scende ripido) osservando
distrattamente le luci sulla costa e in mare. Qualche villa, un faro, e un po’ di barche.

La mattina dopo ci svegliamo e il vento (e il mare mosso: forza 5) è sempre lì. Inutile andare altrove. Decidiamo di farci un’immersione a Pantelleria. In fondo, per tutti è la prima su quest’isola. Mentre ci prepariamo, mi accorgo che una delle barche che ha passato la notte a poche centinaia di metri da noi è un peschereccio a strascico. Sciacca
o Mazzara, I suppose. Prendo il binocolo: è delle parti di Palermo. Strano.

La corrente gira il peschereccio. A poppa vedo qualcosa di grosso (a occhio nudo) e boe colorate. Prendo il binocolo e ci giurerei che ci vedo sopra una rete. Troppo grande per essere quella dello strascico. Troppo sospetto. Mando il gommone con Dave (uno che le spadare le conosce quanto me) a controllare. Per radio la conferma: spadara!

Vistosi scoperto, il peschereccio (Federica II: non Federico, come l’imperatore. Proprio Federica!) salpa l’ancora. Altra conferma. Lo seguiamo e intanto allertiamo le Capitanerie di Trapani e Pantelleria: quest’ultima al telefono ci conferma che stanno inviando la vedetta.

Nel frattempo, consulto il registro dei pescherecci dell’UE: questa barca ha solo licenza per lo strascico. Non può avere a bordo nemmeno un centimetro di rete! Il mare è forza 5, e noi seguiamo i fuggitivi a circa due miglia di distanza. La vedetta non ci mette nemmeno tanto ad arrivare. Dopo meno di un’ora e mezza, siamo già tutti sulla via del porto di Pantelleria.

Arriviamo al porto poco prima dell’una, sotto un sole cocente. Passiamo alla capitaneria le foto (fatte dal gommone quella mattina) come le “prove” che ci hanno spinto a chiamarli. Ma tanto, basta guardarlo, quel peschereccio. Non solo hanno a bordo una spadara (a
maglia larga), rete completamente vietata. Hanno pure i palamiti: legali… ma per chi ha la licenza!

Cominciano le operazioni di sbarco della rete: in quattro ore non sono finite! La rete è tantissima. Tra dieci e quindici, stimiamo noi. Dodici (verosimile) secondo la Capitaneria. Alle quattro cominciano a sbarcare i pesci: 16 pesci spada e 14 tonni: 2 spada e 8 tonni sono “dichiarati” sotto la taglia minima legale (ma tanto… che c’è di legale su sto peschereccio)?

Insomma: brava la Capitaneria di Pantelleria, ma come fa un peschereccio ad arrivare a 250 km di distanza con ben due attrezzi illegali a bordo senza che nessuno se ne accorga?

Torniamo a bordo praticamente cotti dal sole, ma soddisfatti. Doveva essere una giornata piatta, al massimo un paio di immersioni. E invece… la fortuna gira!

 
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