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LA NAZIONALE DEGLI ORANGHI A COVERCIANO

Post n°42 pubblicato il 28 Maggio 2008 da videoGreenpeace
 



Arriva a Coverciano la nazionale degli ultimi oranghi del Borneo. Undici attivisti di Greenpeace travestiti da oranghi – in uniforme da calcio – hanno fatto visita agli Azzurri. Hanno anche offerto loro una colazione alternativa: la crema al cioccolato e nocciole “Deforestazione zero” che non distrugge la foresta pluviale indonesiana e non minaccia gli habitat degli oranghi. Nutella, infatti, sponsor ufficiale degli Azzurri, è fatta con l’olio di palma la cui produzione sta causando una crescente deforestazione nel Sud Est asiatico e un'accelerazione del cambiamento climatico. Fabio Cannavaro, capitano della Nazionale italiana, ha incontrato l' ”allenatore” degli oranghi del Borneo.
In ben tre occasioni Greenpeace ha chiesto a Nutella di dichiarare l'origine dell'olio di palma utilizzato per la Nutella indicando i nomi dei propri fornitori e le aree di produzione. Greenpeace non ha ricevuto una risposta soddisfacente.
Greenpeace invita i Campioni del mondo a sostenere il progetto “Deforestazione zero”, chiedendo a Nutella, il loro sponsor ufficiale, di sostenere la Moratoria sull’espansione delle coltivazioni di palma da olio per salvare la foresta del Borneo.



La protesta degli oranghi è anche online sul sito www.nutellasalvalaforesta.it dove i consumatori potranno inviare il proprio foto messaggio chiedendo a Nutella “Che mondo sarebbe senza foresta?”. I vincitori del concorso riceveranno in premio le magliette ufficiali della Nazionale degli oranghi del Borneo.

 
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ARCTIC SUNRISE vs PESCHERECCIO PIRATA

Post n°41 pubblicato il 07 Maggio 2008 da videoGreenpeace
 


Questa notte l'Arctic Sunrsie ha affrontato un peschereccio pirata nel Mar Ionio. Lanciati in acqua i gommoni, gli attivisti di Greenepace hanno sequestrato 2 chilometri di spadara, una rete vietata dal 2002. Intrappolati nella spadara piccoli tonni rossi e una tartaruga marina che è stata liberata. Greenpeace ha denunciato le illegalità commesse dal peschereccio - dal nome probabile di Diomede II - alla Capitaneria di porto di Messina.


Secondo il registro dei pescherecci dell’Ue, il Diomede II è stato costruito nel 2006 e dovrebbe pescare solo con gli ami (palamiti) o le piccole reti fisse, in prossimità della costa. Il peschereccio bloccato da Greenpeace usava invece un’attrezzatura ultramoderna, con radiosegnalatori e luci alogene, per lavorare con almeno 10 km di rete derivante in acque internazionali. È evidente che il livello dei controlli è così scarso che ai pescatori ancora conviene investire su nuove imbarcazioni attrezzate con reti vietate sin dal 2002.

Le attività dell’Arctic Sunrise, per documentare le minacce del Mediterraneo sono parte della Campagna di Greenpeace per una rete globale di riserve marine che coprano il 40% degli Oceani, incluso il Mediterraneo.


Dobbiamo cambiare rotta oggi se vogliamo poter pescare domani!



Il racconto di Pietro Dal Dosso che a bordo dell'Arctic ha vissuto l'azione in prima linea:


"Il tutto inizia ieri pomeriggio quando durante la nostra attività di pattugliamento incrociamo una strana imbarcazione da pesca con motori spenti alla deriva. Cosa alquanto insolita nel bel mezzo dello Ionio.

Registrati sul nostro radar, li osserviamo fino al calar della notte. dopo svariate ore di appostamenti e ricerche di informazioni su questa fantomatica imbarcazione, giunge il momento di agire.
Questa è la missione dell'arctic sunrise e del suo equipaggio.
Cercare, trovare e confiscare le spadare illegali.

Dopo una non facile ricerca a mare con il nostro jet boat, la spadara viene finalmente identificata. E' un metodo di pesca illegale e pirata: viene tenuto nascosto il più possibile, l'unica segnalazione è una potente ricetrasmittente fissata al capo estremo della rete. E' proprio quello il capo che isseremo a bordo per primo.

Undici tonni rossi e una piccola tartaruga marina (c.a. 30 cm) in fin di vita vengono trovati nei 2 km di rete confiscati.

Più recuperiamo la rete a bordo e più i pescatori si avvicinano. Anche loro stanno issando la rete a bordo, cercando di recuperare il "corpo del reato", coprendo il loro nome e matricola per svanire nella notte come di loro consuetudine.

Attimi di tensione a bordo quando il pescareccio punta a tutta velocità i nostri due gommoni in acqua, ma i nostri esperti boatdrivers controllano la situazione. Arrivano a bordo dell'Arctic Sunrise anche alcune lattine di fagioli bianchi (piene).

Abbiamo confiscato parte della spadara, abbiamo provato l'illegalità del Diomede II ed ora lo seguiamo fino al suo porto.

In questo momento siamo fra catania e messina, giardini di naxos. il pescareccio è rientrato in porto. abbiamo 3 gommoni ed alessandro in porto. attendiamo l'arrivo delle autorità. vogliamo il sequestro della spadare!"

 
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OSPITI A BORDO...

Post n°40 pubblicato il 05 Maggio 2008 da videoGreenpeace
 


Scrive Alessandro Giannì, responsabile campagna Mare di Greenpeace:


"Da qualche giorno abbiamo ospiti a bordo. Uccelli. Per la precisione, una coppia di rondini ed una di balestrucci, e (mi è sembrato) qualche altro più elusivo passeraceo che è assai meno socievole (o forse meno stanco).

Non che voglia fare il pignolo o il birdwatcher (sono assai poco iniziato… e li avevo scambiati per topini: Iolanda mi ha messo sulla giusta strada: grazie!) ma vale la pena di spendere due parole sul balestruccio (Delichon urbicum) che, probabilmente, pochi hanno sentito nominare ma quasi tutti avrete visto. Sono uccelli molto simili alle rondini ma hanno il dorso bianco, come la gola. Le rondini (Hirundo rustica) hanno invece il dorso completamente nero, una chiazza rossa nella gola e la loro coda è molto più “a coda di rondine”… di quella del balestruccio.

Ho chiesto a Jiri, il nostro fotografo, di fargli le foto che vedete qui: lui ha un teleobiettivo oserei dire colossale (500 mm!) ma a dire la verità non era affatto difficile avvicinare questi animaletti. Che sono, in due parole, stanchi morti.

Per animali spossati da un’estenuante migrazione, un’isola, seppur ambulante come una nave, è sempre utile per riposarsi. Che questi uccelli siano esausti lo si capisce da quanto si facciano avvicinare. Siete mai riusciti a vedere una rondine a 20 cm (centimetri!) di distanza? Io si. Si è posata sulla porta della sala radio: Tom, il nostro marconista, mi ha detto che si era riposata un po’ pure sul computer.

Insomma, la nave accetta con allegria quest’invasione: ci piace pensare che le rondini stanno cercando di nidificare nella stiva. Un balestruccio invece è entrato in plancia (sul ponte di comando) e io e Peter, il capitano, lo abbiamo sentito infrangersi contro una finestra. Ho cercato di soccorrerlo, ma lui è riuscito a volar via dalla porta.

Siccome sono stanchi, abbiamo cercato di dargli da mangiare e da bere. Non sappiamo se si siano serviti ma, insomma, stiamo cercando di trattarli bene. D’altra parte, non so se sia un caso, ma da quando ci sono loro sulla nave non c’è più in giro nemmeno un moscerino."



 
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VITA A BORDO DI UN ROMPIGHIACCIO...

Post n°39 pubblicato il 02 Maggio 2008 da videoGreenpeace
 

Il racconto di Alessandro Giannì, responsabile campagna Mare di Greenpeace:


“Il ponte del Primo Maggio! Gente che gira, si rilassa, cerca e trova gli amici,
si sta in famiglia. Magari si va a visitare un posto. Week end lungo e cose del
genere. A noi invece, capita di essere in mezzo al Mediterraneo su una
rompighiaccio. Vacanza? Non proprio, anzi no di sicuro.

Oggi, sveglia alle 9 e mezza. Tardi, direte voi. Dipende… Non se sei andato a
dormire alle tre. No party (e no Martini: a bordo, al massimo un bicchiere di
birra o di vino). Sono i turni, bellezza! E a me tocca quello di notte.

I turni sono il respiro di una nave. Danno il ritmo alla vita di bordo. Ogni
quattro ore cambia l’ufficiale di rotta, con la sua guardia (un membro
dell’equipaggio che lo assiste). E giù, nelle viscere della nave, cambia anche
il turno per i macchinisti. Quelli non li vedo mai (ma so che ci sono) perché
sto in plancia.

Col cambio del turno, cambia il respiro. Fino a mezzanotte è di guardia Pete, il
Comandante. Pete è un tipo autorevole ma simpatico. E’ un tipico inglese (con
chiare origini francesi… se ti chiami Bouquet è normale) con un understatement
prodigioso. Ieri Ilaria, una giornalista che è a bordo, lo ha chiamato
“captain”. Lui gli ha detto: “Chiamami Pete. Se mi chiamano “captain” io guardo
dietro di me per vedere chi c’è…”. E’ un “anziano” di Greenpeace, ma assai
vispo. D’altra parte, se ti piacciono le pantofole non ci stai su una nave come
l’Arctic Sunrise.

Da mezzanotte alle quattro, il turno è quello di Fernando, secondo ufficiale. E’
tutta un’altra cosa. Per cominciare è spagnolo. Simpaticissimo, abile e
piuttosto scanzonato. L’altro ieri eravamo in rotta di collisione con una nave
che, dai dati dell’AIS (Automatic Identification System: ogni nave emette un
segnale che informa chi sta nei pressi delle sue carateristiche e di altro,
come il suo porto di destinazione) doveva essere diretta a Messina ma che
invece puntava verso Milazzo (problemi di geografia?). Insomma, ti aspetti che
vada da una parte e invece… bho? Fernando non si scompone e li chiama alla
radio: canale 16 per il contatto e poi 11 per parlarsi. Gli chiede: “Qui è
l’Arctic Sunrise, vorrei sapere che intenzioni avete…”. Ottima domanda.
Diretta, ma efficace. Ci rispondono che intendono virare dopo essersi
avvicinati un altro po’! Bizzarra interpretazione del codice di navigazione ma
almeno… sappiamo che vogliono fare. Passiamo senza problemi.

Dalle quattro alle sei invece è di guardia un mio vecchio amico, Daniel Mares,
il primo ufficiale. E’ stato pure il primo “comandante” di Greenpeace con cui
mi sono imbarcato. Sul Vega, una barca a vela di 12 metri con cui, nel 1993,
abbiamo “pattugliato” prima il Tirreno e poi lo Ionio in cerca di pescatori di
frodo. E’ neozelandese, ma da quanto parla, sempre gentile e sorridente, sembra
un vero mediterraneo. E’ uno curioso. Della gente e del mondo che vede passare
sotto le murate delle navi con cui viaggia. Una volta, sul Vega, ho fatto una
lunga conversazione in Inglese (o presunto tale) con Nikos Karalambides (che
all’epoca era responsabile della Campagna Pesca a Greenpeace Grecia: sta sempre
li, ma ora è il Direttore). Ricordo che dopo cinque minuti di conversazione per
radio, Daniel mi chiese: “ma in che lingua parlavate: greco o italiano?”
Inglese, rispondo io. Ma lui non aveva capito una parola. Si vede che l’inglese
dei mediterranei non è quello dei neozelandesi: io e Nikos ci eravamo capiti
benissimo.

Vabbè, ieri notte sono andato a letto presto (prima delle 3. L’altroieri ho
fatto le 5 mezza) ed è per questo che stamattina mi sono svegliato prima del
solito (non prima delle 10 e mezza). Per colazione, quest’anno, sull’Arctic
Sunrise c’è una sorpresa: la macchina per il caffè espresso! Ragazzi, il mondo
sta davvero cambiando: fino a ieri, il caffè sulle navi di Greenpeace era
un’imbevibile ciofeca fatta col “percolator” e i filtri di carta. Rimpiangevi
la moka più dei tuoi cari…

Dopo il caffè, internet! E questa è la seconda novità. Le comunicazioni sono
sempre state un problema, dalle navi. Quando sei in alto mare, le telefonate
sono possibili solo con i satelliti ed una telefonata con un satellitare costa
un occhio della testa. Adesso, nuovo sistema satellitare che scarica internet a
valanga e telefonare costa solo qualche centesimo di euro al minuto. E poi
skype, il web, la posta elettronica che si scarica ogni dieci minuti e non
due/tre volte al giorno. Tutta un’altra vita (con qualche fregatura: ieri un
messaggio dell’ultimo minuto mi ha fatto lavorare al computer fino a
mezzanotte).

A mezzogiorno pranzo. Sarà che la nave ha bandiera olandese, ma gli orari dei
pasti sono quelli “nordici”: la cena è alle sei! Mi sono alzato da poco e non
ho molta fame. Anche perché c’è un po’ di mare che non è che ti faccia venire
voglia di abbuffarti. Insalatina e una banana. Se penso che i mei amici sono
tutti con le zampe sotto i tavolini…

A proposito del mare, va detto che non è piatto ma nemmeno poi tanto mosso. Sarà
un forza 3/4. E’ che questa benedetta nave “balla” che è un piacere. Non è
fatta male: lo deve fare. Da una nave che è fatta per arrivare nei pressi del Polo (Sud o Nord,
indifferentemente) ti aspetti un assetto perfetto, con una chiglia bella
profonda per la navigazione d’altura. Errore. Una rompighiaccio funziona in
modo particolare. La prua sale sul ghiaccio e il peso della nave rompe la
lastra gelida. A quel punto, letteralmente, la nave “cade” sul ghiaccio
fratturato. Avesse una chiglia profonda, potrebbe piegarsi da una parte, o
dall’altra. Ma la chiglia è piatta e cadendo la nave si appoggia su questa
solida base, senza rischi. Ma se una chiglia piatta è l’ideale per i ghiacci
non si può dire lo stesso per il mare aperto: se ci sono onde si balla
parecchio. Non è un posto per chi soffre il mal di mare e ieri Kostis, il mio
collega greco, aveva un colorito tendente al giallo…

Adesso andiamo bene. C’è un po’ di mare ma dipende da come lo prendi. Entriamo
nelle onde di prua e la nave rolla solo un po’. Almeno il mal di mare, per sto
Primo Maggio, ce lo siamo risparmiato.”

 
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L'ARCTIC SUNRISE A PALERMO

Post n°38 pubblicato il 30 Aprile 2008 da videoGreenpeace
 



L'Arctic Sunrise ha fatto colpo su Palermo!Nel week-end tantissime persone sono salite a bordo, hanno visitato la nave dalla prua alla poppa, hanno toccato con mano gli storici gommoni di Greenpeace.
Ecco cosa ci raccontano i Gruppi Locali di Catania e Palermo...grazie a loro l'open-ship è stata un grande successo:

"Dopo aver per tanto tempo vissuto Greenpeace all'interno di un gruppo locale abbiamo finalmente avuto l'opportunità di conoscere Greenpeace International grazie all'arrivo di una delle tre navi!
L'Arctic Sunrise è stata ormeggiata per quattro giorni al molo di Palermo, permettendoci di conoscere la vita degli attivisti in nave, di toccare con mano e di respirare l'aria di una delle cacciatrici di baleniere!
Noi dei gruppi locali di Catania e Palermo siamo seduti per gli ultimi minuti nella sala pranzo di questa favolosa se pur piccola nave. Fuori dagli oblò possiamo vedere il tramonto arrivare e guardandoci negli occhi e sospirando riflettiamo sul valore delle azioni di questi uomini e donne, sul sacrificio di gente che si batte per i diritti della terra. Dopo questa esperienza vivremo il GRUPPO LOCALE in maniera più completa e più consapevole e penseremo sempre a questi tre giorni passati come un mito."


Contatta i Gruppi Locali di Catania e Palermo

 
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ARRIVA IN ITALIA L'ARCTIC SUNRISE...

Post n°37 pubblicato il 26 Aprile 2008 da videoGreenpeace
 

L’anno scorso ha visitato i porti di Cagliari, Civitavecchia e Brindisi per un tour contro il carbone nemico numero uno del clima, oggi arriva per la prima volta a Palermo e comincerà dalla Sicilia una spedizione a difesa del Mar Mediterraneo. È l’Arctic Sunrise, lo storico rompighiaccio di Greenpeace.

Costruita nel 1975, l’Arctic Sunrise è lunga 49,48 metri, larga 11,51 e pesa 949 tonnellate lorde, con una velocità di crociera di 11 nodi. La nave sarà ormeggiata nel porto di Palermo sabato 26, domenica 27 e lunedì 28 aprile presso la banchina "Vittorio Veneto Est". Sarà possibile salire a bordo per visite guidate sabato dalle 14 alle 18 e dalle 20 alle 22, domenica e lunedì dalle 10 alle 12, dalle 14 alle 18 e dalle 20 alle 22. Accompagnati dai volontari di Greenpeace i visitatori potranno conoscere la storia e le caratteristiche di una nave che ha affrontato mille avventure e pericoli per difendere il Pianeta.

Nei prossimi mesi l’Arctic Sunrise sarà impegnata nella campagna Mediterraneo. Il Mar Mediterraneo è uno dei mari più ricchi di biodiversità ma anche tra i più sfruttati e inquinati. Rappresenta, infatti, meno dell'1 per cento dei mari del Pianeta, ma ospita quasi il 10 per cento delle specie marine note, animali e vegetali. Gli Stati costieri non stanno facendo molto per la sua tutela: si continuano a fare dichiarazioni, a firmare trattati cui non seguono iniziative concrete.

Greenpeace chiede la creazione di una rete di riserve marine in alto mare cui si dovrebbe affiancare una rete di riserve costiere. Se si agisce subito, il nostro mare - ancora ricco di risorse - potrà essere salvato.

Se vuoi aiutarci nelle nostre campagne, destina a Greenpeace il tuo 5X1000. Il codice fiscale di Greenpeace è 97046630584.

 
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Gli Oranghi di Greenpeace contro Dove

Post n°36 pubblicato il 21 Aprile 2008 da videoGreenpeace
 

Gli oranghi di Greenpeace hanno bloccato l’ingresso della sede Unilever, la multinazionale proprietaria del marchio /Dove/. Gli attivisti hanno steso uno striscione con il messaggio “Dove distrugge la foresta per l'olio di palma” e hanno scaricato davanti all’entrata dell’edificio una saponetta gigante. A completare il blitz le grida degli oranghi diffuse con un amplificatore. **

* *

Greenpeace denuncia che /Dove/ sta distruggendo le foreste del Borneo, habitat degli ultimi oranghi, e contribuendo gravemente al cambiamento climatico. Unilever, infatti, utilizza per i suoi prodotti più di un milione di tonnellate di olio di palma, proveniente da aree recentemente deforestate in Indonesia.

* *

Questa denuncia si basa su prove concrete. Il rapporto “Borneo in fiamme” dimostra, infatti, che i fornitori diretti di /Dove/ sono coinvolti nella distruzione delle torbiere indonesiane. Greenpeace accusa la multinazionale di non agire per prevenire questa distruzione. Anzi continua a comprare da questi fornitori e spinge per prima l’espansione dell’industria dell’olio di palma. A danno delle aree vergini della foresta pluviale del Borneo.

Visita il sito DeforestazioneZero e aiutaci a diffondere la protesta anche online!

 
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VITTORIA AL TAR PER I "BANDITI DEL CLIMA"

Post n°34 pubblicato il 03 Aprile 2008 da videoGreenpeace
 


Da oggi i “Banditi del clima” non sono più banditi! Il TAR di Lecce ha annullato l’ordinanza del Questore di Brindisi che vietava ai dodici attivisti di Greenpeace di rientrare nella città per tre anni, in seguito a una protesta pacifica presso la centrale Enel a carbone.

Secondo il TAR “l’attività dimostrativa è stata attuata a difesa di valori costituzionalmente protetti quali l’ambiente e la salute della popolazione…la manifestazione trova apprezzabili e giustificati presupposti nella situazione di grave rischio ambientale dichiarata da tempo per il territorio di Brindisi”.

Il TAR ha confermato che non sono di certo i 12 attivisti a essere "socialmente pericolosi" ma la centrale Enel a carbone di Cerano. È un’importante successo che tutela il diritto di protestare in nome della salute e dell’ambiente.

Greenpeace ringrazia tutte le persone che – da tutta Italia e da tutto il mondo - hanno inviato in questi giorni le loro foto di solidarietà. Insieme a Voi i “Banditi del clima” hanno vinto!

 
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Siamo tutti "Banditi del clima"

Post n°33 pubblicato il 17 Marzo 2008 da videoGreenpeace
 

Greenpeace lancia il sito web dei Banditi del clima. A dicembre, infatti, 12 attivisti sono stati banditi dalla città di Brindisi per essere entrati in azione presso la centrale a carbone più inquinante d'Italia, aprendo striscioni di protesta sul tetto della centrale e sul grande carbonile all'aperto. Parte oggi una mobilitazione _nline per difendere il diritto di protestare. In nome dell'ambiente e della salute.

Ai 12 attivisti - dichiarati "socialmente pericolosi" - è stato vietato "di fare ritorno nel comune di Brindisi e frazioni per ANNI TRE". Greenpeace ha impugnato il provvedimento. È la prima volta che tale provvedimento viene notificato ad attivisti eco-pacifisti. Come se si trattasse di delinquenti abituali, mafiosi, soggetti pericolosi per la sicurezza pubblica. Greenpeace teme che questa iniziativa del questore possa diventare un grave precedente che limita il diritto di manifestare in modo pacifico.

Entra a far parte dei "banditi del clima" con tre semplici mosse:
1. Scarica il PDF Bandito/Bandita del clima e stampalo su un foglio A4
2. Scattati una foto con il cartello ben in evidenza
3. Invia la foto utilizzando il form!

 
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Gli "elettricisti verdi" di Greenpeace

Post n°30 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da videoGreenpeace
 

In occasione del terzo anniversario del Protocollo di Kyoto, gli "elettricisti verdi" di Greenpeace - per tutta la scorsa settimana e in tutta Italia - hanno sostituito lampadine incandescenti con lampadine a risparmio energetico. Hanno fatto visita a università, negozi, mercati comunali, chiese e famiglie. Per salvare il clima. Con un semplice gesto di rivoluzione energetica.

Passare a lampadine fluorescenti compatte permette di risparmiare fino all'80 per cento di elettricità ed emissioni di gas serra. Le attività degli "elettricisti verdi" fanno parte della campagna "Bando alle incandescenti", lanciata lo scorso ottobre da Greenpeace per chiedere alle maggiori catene della grande distribuzione - Coop, Esselunga, Auchan - di rimuovere dai propri scaffali le lampade nemiche del clima.

 
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