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AMAZZONIA, CHE MACELLO!

Post n°72 pubblicato il 09 Giugno 2009 da videoGreenpeace
 

Dopo un'indagine sotto copertura durata tre anni abbiamo pubblicato il rapporto "Amazzonia che macello", nel quale si rivela come i giganti brasiliani del comparto zootecnico – parzialmente partecipati dal governo stesso– stiano distruggendo l’Amazzonia e di conseguenza il clima del nostro pianeta.

La foresta amazzonica, infatti, viene rasa al suolo ben oltre i limiti consentiti dalla legge per far spazio agli allevamenti illegali di bovini da cui si riforniscono i giganti del mercato della pella e della carne brasiliani: Bertin, JBS e Marfrig. Queste materie prime finiscono sul banco di numerosi distributori e marchi globali. Tra questi, Geox, Nike, Adidas, Timberland e Clarks.

Gli allevamenti bovini continuano a distruggere un ettaro di Amazzonia ogni 18 secondi. Inoltre, alcune delle fattorie che riforniscono Bertin, JBS e Marfrig utilizzano forme illegali di lavoro schiavile e occupazione di riserve indigene.

Per produrre un paio di scarpe rischiamo di distruggere il più grande polmone del Pianeta e generare nuove forme di schiavitù: è ora di agire.

Online la cyberazione per chiedere ai marchi coinvolti di far respirare l'Amazzonia, in una settimana siamo quasi a quota 10.000. Aiutateci a crescere!

 

 

 
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G8 ENERGIA. SOLAR REVOLUTION NOW

Post n°71 pubblicato il 25 Maggio 2009 da videoGreenpeace
 

Siamo riusciti a portare il nostro messaggio al G8 Energia. Davanti l'Hotel Excelsior dove il meeting è in corso, un gruppo di attivisti manifesta con quindici specchi che proiettano la luce riflessa del sole. In uno specchio più grande è scritto "Solar Revolution Now".

Proprio in occasione del G8 Energia abbiamo lanciato il rapporto economico e scientifico “Global CSP Outlook 2009” che analizza la nuova frontiera dell’energia rinnovabile: il “solare a concentrazione (CSP)”. Il solare a concentrazione - noto anche come solare termodinamico - produce calore ed elettricità usando centinaia di specchi per concentrare i raggi del sole a temperature comprese tipicamente tra 400°C e 1000°C.

Dopo il blitz, una nostra delegazione ha incontrato il ministro Scajola. Il Ministro ha dichiarato di utilizzare nella sua casa solare fotovoltaico e termico. Perché il Governo non decide di estendere questa indipendenza a tutta l’Italia?”.

Scajola si è dichiarato interessato ad approfondire le potenzialità di questa nuova fonte rinnovabile e ha riconosciuto che sul solare a concentrazione l’Italia è in forte ritardo. “Sul solare dobbiamo crescere” ha concluso Scajola.

Proprio al G8 Energia, però, colossi come Enel ed Eni hanno dichiarato che non stanno sviluppando nessun progetto di solare a concentrazione in Italia. Greenpeace si augura che il ministro alle dichiarazioni faccia seguire i fatti, spronando Eni ed Enel in questa direzione perché continuare a puntare su carbone e nucleare è una strategia killer del clima.

Sul nucleare le opinioni di Greenpeace e del Ministro restano abissali. Per Scajola il nucleare non è pericoloso. Secondo Greenpeace il nucleare rimane una fonte non solo pericolosa ma anti-economica, che negli anni non ha risolto nessuno dei suoi problemi, come quello delle scorie.

 
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EUROPEE. LETTERE AI CANDIDATI SUL NUCLEARE

Post n°70 pubblicato il 11 Maggio 2009 da videoGreenpeace
 

Abbiamo scritto a sessanta candidati alle prossime Elezioni europee per conoscere la loro posizione sul ritorno dell'Italia al nucleare. Pubblicheremo sul sito le loro posizioni entro il 25 maggio perché - prima di votare - i cittadini italiani sappiano senza censure chi è a favore e chi è contro.

Ciascuno dei candidati è chiamato a indicare se è favorevole o contrario alla realizzazione sul territorio italiano di impianti nucleari EPR e di uno o più siti geologici per il deposito delle scorie nucleari. Occorre che tutti i candidati alle Elezioni europee del 6 e 7 giugno esprimano una posizione chiara sul nucleare di fronte ai cittadini italiani.

Tutte le criticità del nucleare - anche con tecnologia EPR di terza generazione - rimangono irrisolte: dalla gestione delle scorie alla sicurezza degli impianti, dalla limitatezza delle risorse di uranio agli altissimi costi di costruzione.

La lettera inviata ai candidati

 
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AZIONE ANTI-NUCLEARE A SCANZANO JONICO

Post n°69 pubblicato il 22 Aprile 2009 da videoGreenpeace
 

Ieri all'alba circa 15 attivisti provenienti da tutta Italia sono entrati in azione a Scanzano Jonico, in Basilicata. Hanno chiuso simbolicamente tre pozzi e trasformato il sito in un parco giochi per bambini con tanto di scivoli e altalene.

Nel novembre del 2003, venne emanato il decreto legge n. 314 nel quale si individuava il sito per il deposito nazionale di rifiuti radioattivi nel territorio del comune di Scanzano Jonico, in provincia di Matera. Nello stesso 2003 ci fu una mobilitazione popolare senza precedenti.

A Scanzano i pozzi che dagli anni '50 in poi vennero scavati per l'estrazione del salgemma sono ancora aperti, nonostante la richiesta di ripristino ambientale della Regione Basilicata.

Siamo andati a Scanzano per riportare all'attenzione pubblica il tema del nucleare, tema che, complice l'approssimarsi delle elezioni europee, è stato deliberatamente affossato. Chiediamo che vengano chiusi i pozzi ancora aperti, come richiesto dalla Regione Basilicata, e al Governo di aprire una discussione democratica e partecipata sul futuro energetico del Paese.

Potete vedere le foto dell'azione su Flickr

E vi segnalo anche un link di approfondimento sul tema nucleare: http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/nucleare-scorie

A presto,
Irene Longobardi, assistente al Coordinamento Attivismo e Volontariato di Greenpeace Italia

 

 
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SE LA METRO DI ROMA DISTRUGGE LE FORESTE IN AFRICA?

Post n°68 pubblicato il 25 Marzo 2009 da videoGreenpeace
 

C’è un carico di legname sporco di sangue nel porto di Ravenna. Il legno si chiama azobè ed è stato tagliato illegalmente in Liberia per finanziare una guerra civile. Oggi rischia di essere utilizzato per la manutenzione della metropolitana di Roma. Con una doppia azione - al porto di Ravenna e alla metro Colosseo di Roma - ieri gli attivisti hanno denunciato il crimine. Il nostro paese - quale principale porto d’ingresso di legno illegale in Europa - ha il dovere di fermare questo scempio e promuovere soluzioni adeguate.

A Roma alla stazione metro del Colosseo, climbers e attivisti hanno srotolato un enorme striscione con il messaggio "African forest destruction sponsored by Metro". Nel frattempo, al porto di Ravenna gli attivisti si sono incatenati ai tronchi, marchiando il legname con il timbro "forest crime" e hanno chiesto l'intervento del Corpo Forestale dello Stato e dell'ente certificatore FSC.

La maggior parte del carico, giunto a Ravenna, è stato acquistato dall'azienda Interwood Srl, che ha recentemente vinto un appalto di 720 mila euro con MeT.Ro Roma Spa, l'azienda responsabile della gestione e dell’ampliamento della metropolitana di Roma.

Dopo il blitz il corpo forestale dello Stato ha accolto formalmente le accuse di Greenpeace, impegnandosi a presentarle alla Procura generale della Repubblica. Met.Ro spa ha aperto un canale diretto di comunicazione, garantendo di prendere atto delle accuse formulate nel rapporto di Greenpeace "Anatomia di un crimine" e mostrandosi disponibile a un incontro per ricevere ulteriori chiarimenti con l'obiettivo di definire i parametri più opportuni per l'acquisto del legname in questione.

Tace l'Assessorato all'Ambiente del Comune di Roma, sebbene sollecitato più volte da Greenpeace nel corso della giornata. Ma l’associazione continuerà a fare pressione affinché il comune risponda degli impegni presi diventando "Città amica delle foreste".

Leggi la news

 
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IL MARATONETA DI GREENPEACE CORRE SUI LAGHI GHIACCIATI DEL CANADA

Post n°67 pubblicato il 19 Marzo 2009 da videoGreenpeace
 

Francesco Galanzino - il maratoneta italiano testimonial di Greenpeace - è partito per una nuova sfida: la “Rock and Ice Ultra”. Una corsa sui laghi ghiacciati nei Territori del Nord Ovest Canadese, a 400 km dal Circolo Polare Artico, a temperature che potranno raggiungere i 40 gradi sotto zero.

Gli atleti correranno in autosufficienza, trainando in una slitta legata in vita tutto ciò che servirà loro per sopravvivere durante la gara. Anche stavolta Galanzino porterà in questo ecosistema a rischio il messaggio di Greenpeace per fermare i cambiamenti climatici.

Proprio nell’Artico il rapido aumento delle temperature - circa il doppio che nel resto del Pianeta - sta causando fenomeni di scongelamento del permafrost, che porta al rilascio in atmosfera di nuove emissioni di metano, un gas serra venti volte più potente della CO2.

Visita la pagina dedicata a Galanzino

 
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LA FINLANDIA NEI GUAI CON L'EPR

Post n°66 pubblicato il 18 Marzo 2009 da videoGreenpeace
 

Liti a suon di miliardi in Europa, per chi ha deciso di investire nella costruzione di nuovi impianti Epr. Nella costruzione del nuovo impianto nucleare di Olkiluoto in Finlandia la società costruttrice francese Areva e la committente TVO si stanno incolpando l'un l'altra degli enormi ritardi. Gli Epr si rivelano ogni giorno più costosi e – nel tentativo di risparmiare - meno sicuri. Si tratta dello stesso tipo di reattore nucleare che si vorrebbe costruire in Italia in quattro centrali.

Areva e TVO sono ai ferri corti. Come ha pubblicato il principale giornale economico finlandese Kauppalehti, Areva ha dichiarato di voler procedere per vie legali contro la TVO. L'impianto Epr (Olkiluoto 3), che doveva essere consegnato nel 2009, non sarà consegnato nemmeno nel 2011, avendo accumulato 3 anni di ritardo nei primi 3 anni di cantiere.

Una cosa è certa: comunque andrà a finire, gli ulteriori ritardi e costi peseranno non poco sulla bolletta dei cittadini finlandesi. Secondo la testata finlandese Kauppalehti gli utenti finali finlandesi si accolleranno almeno 3,5 miliardi di euro in più rispetto al passato.

Su questi aspetti l'informazione in Italia è stata molto carente. Se si aggiungono le 2100 'non conformità' rilevate dall'Autorità di Sicurezza Nucleare finlandese, il quadro è chiaro: gli Epr costano troppo e per tentare di ridurre i costi anche la sicurezza viene messa in dubbio.

 
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300 ARRESTATI E 5 FERITI NEL BLITZ DI BRUXELLES

Post n°65 pubblicato il 11 Marzo 2009 da videoGreenpeace
 

L'azione di ieri a Bruxelles ha portato all'arresto di oltre 300 dei nostri attivisti. Erano in 350 - tra loro 18 italiani - a essersi incatenati ai cancelli e alle entrate del palazzo della Commissione europea, rivolgendo due messaggi ai ministri dell'Economia "Salvar€ il clima" e "Salvare il Pianeta dalla bancarotta".

Sono stati trascinati via da un ampio schieramento di agenti di polizia. Cinque sono stati portati in ospedale. Uno di loro ha due costole fratturate. Nessuna accusa è stata ancora formulata.

Alla fine del meeting, i ministri dell'Ue - pur avendone riconosciuto la necessità - non sono riusciti ad accordarsi sul finanziamento per affrontare i cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo. Ora tocca ai leader europei fare quello che i ministri delle Finanze non hanno fatto: mettere soldi veri sul tavolo per contrastare la crisi del clima.

Greenpeace continuerà a battersi, confrontarsi e protestare per un accordo mondilae sul clima.

 
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350 ATTIVISTI BLOCCANO LA COMMISISONE EUROPEA

Post n°64 pubblicato il 10 Marzo 2009 da videoGreenpeace
 
Foto di videoGreenpeace

A Bruxelles, 350 dei nostri attivisti – di cui 20 italiani - hanno bloccato le porte del palazzo della Commissione europea dove sono riuniti i ministri dell’Economia. Chiediamo che vengano versati ai Paesi in via di Sviluppo 35 miliardi di euro all’anno fino al 2020, necessari per ridurre le emissioni di gas serra e far fronte agli impatti dei cambiamenti climatici. Non lasceremo che i ministri vadano via senza impegnarsi a “Salvar€ il clima”.

A Bruxelles, in azione con gli attivisti c'è anche il direttore di Greenepace Italia Giuseppe Onufrio. Ecco le sue dichiarazioni:

Tutta l'area centrale di Bruxelles era presidiata per la contemporanea presenza di una manifestazione pro Tibet, per la visita del vicepresidente USA Biden e per il vertice Nato. Nonostante cio' l'azione di Greenpeace ha avuto luogo e ha impegnato alcune centinaia di poliziotti.

I ministri dell’Economia stanno concedendo alle banche e ai loro manager miliardi di soldi dei contribuenti, ma non hanno ancora sborsato un singolo centesimo di euro per affrontare la crisi del clima. Se il Pianeta fosse stato una banca, lo avrebbero già salvato.

I Paesi dell’Ue, infatti, hanno già dato in varie forme 1700 miliardi di euro alle banche: è come se ciascun cittadino europeo avesse invitato una banca a cena, una volta alla settimana per un anno, spendendo 63 euro. I nostri leader non sono riusciti a dare una risposta ai segnali d’allarme della crisi finanziaria e ora noi ne stiamo pagando il prezzo. Non possiamo permettere che commettano lo stesso errore con la crisi del clima. Ci vuole subito un consistente investimento per prevenire i cambiamenti climatici in corso. In caso contrario ci giocheremo, letteralmente, il Pianeta.

 
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