Beijing 2012

Appena arrivato

Il primo approccio con la città è scioccante.

dopo un viaggio di un giorno in treno da Nanjing, il regno del Sud, vengo vomitato con tutto il bagaglio nella stazione centrale di Beijing, assieme ai miei compagni di viaggio, e ad altri migliaia di sconosciuti accaldati come me, che trasportano oggetti di ogni tipo, valigie, scatole buste recipienti per l'acqua bambini piangenti, bambini sorridenti, bambini seri o sprofondati in un sonno incoscente. il gorgo umano viene risucchiato da un corridoio lungo ed in salita, un budello pensato a metà del novecento che oggi è criticamente incapace a contenere il flusso di accesso alla capitale: vengo spinto da una massa rovente, di cui sono io stesso parte, verso l'esterno, in una sorta di processione a pressione. Lentamente, cancello dopo cancello e tornante dopo tornante, l'enorme struttura si spiega ed acquista volume e luce. Attraverso l'ultima soglia che si apre su un lato della facciata monumentale e sono in un piazzale che più che reale ha l'aspetto di un'allucinazione. 

Il pomeriggio, arrivato all'ostello, lo passo dormendo, e la sera come un fantasma mi ritrovo quasi senza accorgermi sulla sponda di un fiume sconosciuto. Lo stomaco è sottosopra dal viaggio e non ho ancora mangiato niente dalla sera precedente. Il cielo è avaro di stelle, ma l'aria fresca e la compagnia furtiva di qualche ombra di passante mi invitano a restare. La periferia di Beijing manda suoni e luci nella foschia.