fuori dal regno

addio ai barbiturici


che non fa venire apparire la visione rude del significato sensorio trasmittente e trasmesso di quel che si voleva dire altamente lucidamente senza o con troppi intoppi di bello e delicato sulla filosofia metalinguistica del non significante in causa d’azione, oggetto azionabile di movimenti di concetti di spazi che vogliono scalfire la superficie del pigmento dell’immagine scolpita, architettura puramente molecolare di un insieme di fattori nudi e transitori ecologicamente transitori? non inquinanti del fluire di eventi e percezioni di e paesaggi, un lentissimo velocissimo fiume d’acqua salmastra che stritola ginocchia e gamberetti, una immane fiumana di presentimenti di teina e caffeina, tutti sparpagliati sul cuscino stigmatizzato della prestazione non corruttibile, del marcescente capitale editabile-edile, della monotonia impiccata sicché si dovrebbe parlare, ciò che serve, i freni ammazzati in quei frammenti d’intuizione micidiale sono necessari, comporre quindi un mosaico mastodontico di pure autovisioni lucidissime di firmamenti anomali