Creato da gruppoalidaquila il 25/02/2010

Ali d'aquila

persone cristiane lesbiche, gay, bisessuali, transessuali di Palermo

 

 

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Veglia. Kairòs: "Triste l'accaduto. Ma noi siamo qui". Presenti 7 preti (di cui 4 parroci) e il pastore valdese di Marsala

Alla veglia hanno partecipato moltissime famiglie con i bambini al seguito. Ma ci sono i preti (7, ndr) sotto il cielo di Santa Lucia. Ci sono anche teologi e parroci, c'è Franco Stabile, parroco a S. Giovanni BMarsalaosco, Franco Romano, parroco a S. Gabriele Arcangelo, c'è il parroco di San Giuseppe Artigiano, c'è il pastore delle Chiese Valdesi di Marsala e Trapani. La lectio è stata affidata alla comunità Kairòs. Spiega Maurizio Muraglia: «È veramente triste quello che è accaduto. Noi però stasera siamo qui, accanto al gruppo Ali d'aquila, per dimostrare quello che è stato già scritto negli Atti degli Apostoli: ovvero che agli occhi di Dio nessun uomo è impuro».
Il resoconto della veglia di preghiera per le vittime dell'omofobia del 2011 tratto da articoli su due quotidiani locali, Repubblica Palermo e LiveSicilia.

Preghiera per le vittime gay davanti alla chiesa chiusa
Diktat del vescovo, il parroco illumina Santa Lucia. La solidarietà di comunità valdesi e cattoliche: «Per il Signore nessuno è impuro». Alla cerimonia hanno partecipato molte famiglie. In piazza racconti di discriminazioni
Stralci dell'articolo di LORENZO TONDO su Repubblica Palermo di Venerdì 13 Maggio 2011

Se una folla di centinaia di credenti si riunisce per pregare fuori in una piazza, davanti alla Chiesa di Santa Lucia, all'Ucciardone, non è perché così all'aperto il buon Dio riuscirebbe ad ascoltarli meglio. Loro da quella chiesa, ieri, sono stati lasciati fuori. Così ha deciso la Curia di Palermo, per bocca della più alta carica ecclesiastica, quella dell'arcivescovo Paolo Romeo. Un veto ribadito anche all'esito dell'incontro, svoltosi due giorni prima, tra le lesbiche e i gay cristiani di Ali d'aquila e lo stesso arcivescovo. Così, la veglia di preghiera per ricordare le vittime dell'omofobia ha avuto luogo all'aperto, in piazza della Pace. «Abbiamo detto che avremmo pregato lo stesso, e lo stiamo facendo anche davanti a porte che ci vengono chiuse». Già, porte chiuse, in senso figurato, s'intende. Perché ieri sera quelle della chiesa, che prima del veto ainternovrebbe dovuto ospitare la veglia, erano aperte e l'interno dell'edificio illuminato. Un'iniziativa del parroco, a dimostrare che gli ordini dall'alto vanno eseguiti, ma non devono necessariamente essere condivisi. «È un gesto simbolico - spiega - La chiesa è illuminata all'interno, perché è legata a Dio e il Signore è luce. Le porte sono aperte perché è un segnale che guarda al futuro. Peccato che loro non possano entrare. Ma questo purtroppo non l'ho deciso io». Eppure 2 giorni fa, un piccolo segnale d'apertura c'era stato, con quell'incontro appunto, il primo nella storia, tra il gruppo di gay e lesbiche Ali d'aquila e l'arcivescovo Romeo, durante il quale la curia avrebbe ribadito però il divieto a pregare all'interno delle mura della chiesa.

ArtigianoIeri sera, nella piazza affollata non c'erano solo gli omosessuali. Alla veglia hanno partecipato moltissime famiglie con i bambini al seguito. Ma anche studiosi, teologi e parroci, come quello di San Giuseppe Artigiano e il pastore delle Chiese Valdesi di Marsala e Trapani. La lectio è stata affidata alla comunità Kairòs: «Abbiamo letto un brano significativo dei testi - spiega Maurizio MuragliMuragliaa - quello in cui si dice che "Dio non ritiene immondo nessun uomo". È veramente triste quello che è accaduto. Noi però stasera siamo qui, accanto al gruppo Ali d'aquila, per dimostrare quello che è stato già scritto negli Atti degli Apostoli: ovvero che agli occhi di Dio nessun uomo è impuro».

Poi è stata la volta dei racconti. Quello di Piera e Marta, coppia di lesbiche costrette a cambiare casa dopo le ripetute intimidazioni dei vicini. La storia di Kameron Jacobsen, ennesima vittima del bullismo omofobico e morto suicida all'età di quattordici anni il 18 gennaio scorso. E infine la legge anti-gay discussa in questi giorni al parlamento di Kampala, in Uganda, che prevede la pena di morte per gli omosessuali.

 

Pregando per le vittime sotto il cielo di S. Lucia
Stralci dell'articolo di ROBERTO PUGLISI su LiveSicilia quotidiano online di Giovedì 12 maggio 2011

 
Qui, nella tenue luce, sotto il cielo di Santa Lucia, la differenza perde il nome di colpa, di confine e reticolato, per fluire nella preghiera. Qui, mentre si sussurra un Padre nostro per le vittime dell'omofobia, muoiono alle labbra i sofismi e le astrazioni della cosiddetta normalità, le barzellette perbene sui finocchi tornano il fango che sono e i concetti rigidi si sperdono nel lineamento dei volti delle persone. Qui, alla "veglia dei gay" - così fu scritto per stupida comodità giornalistica - abbiamo maledetto ogni parola di sospetto, ogni tentennamento del capo. C'è una sporcizia nascosta dentro di noi, sepolta dalla manicure dei mea culpa. Ci sono quartieri orrendi e inconfessabili, tra video porno dietro lo scaffale e voglie feroci: la stessa materia della vanità lustrata allo specchio. Noi, con le carte in apparenza a posto, che tiriamo fuori codici e pandette solo quando si tratta di omosessualità. E ci perdoniamo ogni nerume. I soloni che scambiano sesso e anima mai saranno casti come gli Curiauomini e le donne di Santa Lucia, a un passo dall'Ucciardone. Chi è qui ha messo in piazza il suo amore. E' costretto a non viverlo in privato come tutti. Per causa nostra, dei nostri dubbi, delle nostre sorridenti discriminiazioni pitturate di bianco.
C'è un solo elemento che stona nella luce soffusa. E' il cancello chiuso della parrocchia,
per ordine della Curia che Stabilenon ha concesso i locali ai cristiani riuniti, scatenando la nota polemica. Errore grave. Ma ci sono i preti sotto il cielo di Santa Lucia, a riscattare la momentanea miopia di una istituzione guidata da un arcivescovo che, stavolta, ha sbagliato. C'è padre Stabile. Nessuna strumentalizzazione. Si canta e si mormorano le preci della nonna. Gli occhi sono sereni. I visi distesi. Ci sono fiaccole. Uno al microfono legge qualcosa che ha a che fare con i testi sacri. Intorno, la speranza e la sofferenza. Ci sono i fuorigenitori che hanno accettato un figlio omosessuale. Il viaggio dolente nel pregiudizio altrui ha reso i capelli più saggi e più bianchi. Ci sono i figli che non sono stati accolti dai genitori, perché scoperti nella loro intima natura. Il cielo sotto Santa Lucia è un riparo. La voce al microfono. Una litania. "L'amore è accoglienza". E vibra come la pace di questa piazza rischiarata, nel cuore delle tenebre di Palermo. 

 

 
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La Curia di Palermo vieta la veglia

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chi ha paura non è perfetto nell'amore

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PALERMO - STOP OMOFOBIA

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