Che casino c'è qui

Oriana Fallaci, cronista delle emozioni


di Aldo Grasso Corriere della Sera12 settembre 2016 Ci sono programmi che arricchiscono, al pari della lettura di un buon libro o della visione di un buon film. È la sensazione che ho provato al termine diOriana Fallaci, storia di un’italiana di Enrico Mentana (La7, domenica, 21.15). In realtà il documentario era già andato in onda 11 anni fa su Canale 5 (Mentana ha ringraziato Mediaset per la nuova opportunità), ma non ha perso nulla dello smalto, della profondità, del coraggio espressivo tanto da restare una delle cose più belle fatte da Mentana. In più, a corredo del ritratto, c’è stata una discussione molto interessante, su Oriana e più in generale sul giornalismo, con Ferruccio de Bortoli, Lucia Goracci, Domenico Quirico e Toni Capuozzo. L’attacco alle Torri Gemelle — 11 settembre 2001 — ha cambiato la storia del mondo con il primo atto di una guerra asimmetrica combattuta a colpi di azioni kamikaze che ancora continua. Quel giorno fu raccontato dalla Fallaci in un memorabile articolo sul Corriere, che poi divenne il libro più venduto in Italia, La rabbia e l’orgoglio. A volte si ha la sensazione che non la conoscenza, non il mestiere, non la competenza ci avvicinino alla verità (alla sua rappresentazione) bensì il destarsi delle lacrime che dormono nel più profondo di noi. Le molte Oriane che Mentana ha raccontato (quella delle storiche interviste, quella dei reportage dal Vietnam, quella della celebre Lettera a un bambino mai nato, ma anche quella della storia d’amore con Panagulis e l’uccisione di lui nella Grecia dei colonnelli…) avevano in comune una qualità rara: una scrittura fatta di emotività alla stato puro, di coscienza dell’efficacia «simbolica» della passione, al di là di ogni considerazione di merito. In lei, paradossalmente, era la «fatica» del cronista (l’emozione, il trasporto, il dolore) a fare notizia. Aveva la straordinaria capacità di tramutare un cammino emotivo in un percorso di riflessione e quindi di conoscenza.