Da recenti giornali di stampa un'interessante contributo del delegato Cocer della Marina Militare Antonello Ciavarelli. Casi di ordinario disagio Permane la mortificante situazione professionale in cui il personale della Guardia Costiera è costretto ad adempiere al proprio dovere.Alla trasmissione Report di domenica 16 novembre u.s. riguardante la pesca di frodo in particolare di pescespada, si è evidenziato il costante rischio al quale il personale è costretto ad esporsi senza alcuna tutela e sistema di protezione. Solo in alcuni casi eventualmente viene protetto da Carabinieri o Polizia come se fossero comuni cittadini. È ormai ampiamente nota all’opinione pubblica l’attività di polizia marittima della Guardia Costiera, che va dal contrasto all’immigrazione clandestina, alla sicurezza delle navigazione, all’antiterrorismo nei porti, al controllo di tutta la filiera della pesca, all’ambiente, al concorso al contrasto di traffico illegale di stupefacenti, al contrasto alle eco-mafie, abusivismi demaniali ecc... Tutto ciò alle dipendenze di diversi dicasteri (Trasporti, Interni Ambiente, difesa, Politiche agricole ecc..).Tutti i rappresentanti d’Italia della Guardia Costiera, riunitisi a Roma due mesi fà considerarono intollerabile la situazione, ed auspicarono a riguardo la soluzione proposta dal proprio Comandante Generale, di un riordino del Corpo chiedendo di essere dotati di un’arma individuale di ordinanza come deterrente, alla stessa stregua delle altre Forze di Polizia per meglio operare e per farlo in maggiore sicurezza. Il caso del Nostromo di Gioia Tauro, riportato da alcune agenzie di stampa, che ha visto la saracinesca del suo garage trivellata di colpi, è una circostanza quasi ordinaria di come, nonostante le minacce anche di stampo camorristico e mafioso, il personale continua ad operare. Nella migliore delle ipotesi anche stando in divisa, quotidianamente si viene oltraggiati, offesi e minacciati. Per quanto riguarda il fatto che i colleghi del porto di Bagnara Calabra, che pur conoscendo alcune illegalità non intervengono (così come pare dalle immagini televisive), da cittadino comune mi domando come potrebbe un semplice maresciallo con pochi marinai, affrontare famiglie numerose che non hanno niente da perdere e che reagiscono violentemente come visto nelle immagini. Si dimentica che anche lui ha la responsabilità di uomini che non si possono difendere e che il loro estremo sacrificio a quel punto sarebbe vano. Ad aprile scorso gli italiani hanno pensato di cambiar pagina politicamente, perché si è pensato alla sicurezza. Quello della Guardia Costiera che opera sugli 8.000 chilometri di costa italiana, è uno dei più importanti tasselli per la sicurezza in generale. Ma come si può dare sicurezza agli altri se non si è sicuri nell’operare? Tutti vertici militari (anche a livello Interforze) sono a conoscenza della questione, così come anche il mondo politico. Per l’ennesima volta lo scorso giugno, durante la presentazione della finanziaria presso il Governo, ho rappresentato quanto sopra. Il Ministro della Difesa mi ha risposto: “mi sento disarmato almeno quanto la Guardia Costiera” e tutti i Ministri presenti, compreso il Sottosegretario al Consiglio dei Ministri, hanno espresso la condivisione per una opportuna ed efficiente soluzione del problema. Ma nulla è mai cambiato, nulla cambia e nulla si dimostra che si vuole far cambiare. Nonostante tutto ciò, sicuramente, sta cambiando in meglio la coscienza del personale, e ciò non è poco. Nel frattempo i militari della Guardia Costiera continueranno ad andare oltre il loro dovere, come sempre, “Armati solo di buona volontà”. Antonello Ciavarelli(delegato Co.Ce.R. “cat.B”)
GUARDIA COSTIERA: "ARMATI" SOLO DI BUONA VOLONTA'
Da recenti giornali di stampa un'interessante contributo del delegato Cocer della Marina Militare Antonello Ciavarelli. Casi di ordinario disagio Permane la mortificante situazione professionale in cui il personale della Guardia Costiera è costretto ad adempiere al proprio dovere.Alla trasmissione Report di domenica 16 novembre u.s. riguardante la pesca di frodo in particolare di pescespada, si è evidenziato il costante rischio al quale il personale è costretto ad esporsi senza alcuna tutela e sistema di protezione. Solo in alcuni casi eventualmente viene protetto da Carabinieri o Polizia come se fossero comuni cittadini. È ormai ampiamente nota all’opinione pubblica l’attività di polizia marittima della Guardia Costiera, che va dal contrasto all’immigrazione clandestina, alla sicurezza delle navigazione, all’antiterrorismo nei porti, al controllo di tutta la filiera della pesca, all’ambiente, al concorso al contrasto di traffico illegale di stupefacenti, al contrasto alle eco-mafie, abusivismi demaniali ecc... Tutto ciò alle dipendenze di diversi dicasteri (Trasporti, Interni Ambiente, difesa, Politiche agricole ecc..).Tutti i rappresentanti d’Italia della Guardia Costiera, riunitisi a Roma due mesi fà considerarono intollerabile la situazione, ed auspicarono a riguardo la soluzione proposta dal proprio Comandante Generale, di un riordino del Corpo chiedendo di essere dotati di un’arma individuale di ordinanza come deterrente, alla stessa stregua delle altre Forze di Polizia per meglio operare e per farlo in maggiore sicurezza. Il caso del Nostromo di Gioia Tauro, riportato da alcune agenzie di stampa, che ha visto la saracinesca del suo garage trivellata di colpi, è una circostanza quasi ordinaria di come, nonostante le minacce anche di stampo camorristico e mafioso, il personale continua ad operare. Nella migliore delle ipotesi anche stando in divisa, quotidianamente si viene oltraggiati, offesi e minacciati. Per quanto riguarda il fatto che i colleghi del porto di Bagnara Calabra, che pur conoscendo alcune illegalità non intervengono (così come pare dalle immagini televisive), da cittadino comune mi domando come potrebbe un semplice maresciallo con pochi marinai, affrontare famiglie numerose che non hanno niente da perdere e che reagiscono violentemente come visto nelle immagini. Si dimentica che anche lui ha la responsabilità di uomini che non si possono difendere e che il loro estremo sacrificio a quel punto sarebbe vano. Ad aprile scorso gli italiani hanno pensato di cambiar pagina politicamente, perché si è pensato alla sicurezza. Quello della Guardia Costiera che opera sugli 8.000 chilometri di costa italiana, è uno dei più importanti tasselli per la sicurezza in generale. Ma come si può dare sicurezza agli altri se non si è sicuri nell’operare? Tutti vertici militari (anche a livello Interforze) sono a conoscenza della questione, così come anche il mondo politico. Per l’ennesima volta lo scorso giugno, durante la presentazione della finanziaria presso il Governo, ho rappresentato quanto sopra. Il Ministro della Difesa mi ha risposto: “mi sento disarmato almeno quanto la Guardia Costiera” e tutti i Ministri presenti, compreso il Sottosegretario al Consiglio dei Ministri, hanno espresso la condivisione per una opportuna ed efficiente soluzione del problema. Ma nulla è mai cambiato, nulla cambia e nulla si dimostra che si vuole far cambiare. Nonostante tutto ciò, sicuramente, sta cambiando in meglio la coscienza del personale, e ciò non è poco. Nel frattempo i militari della Guardia Costiera continueranno ad andare oltre il loro dovere, come sempre, “Armati solo di buona volontà”. Antonello Ciavarelli(delegato Co.Ce.R. “cat.B”)