Guardia Costiera

GUARDIA COSTIERA: LE ACQUE SI MUOVONO


Pubblico questo contributo a cura del delegato Cocer Marina Militare Antonello Ciavarelli.Lo scorso 6 febbraio si è verificato quanto più volte annunciato e più volte ripetutosi in particolare nelle aree italiane più a rischio delinquenziale. Otto militari della Guardia Costiera del porto di Bianco (RC) durante un normale controllo del pesce nel comune di Ferruzzano, sono stati aggrediti violentemente con calci e pugni da circa una cinquantina di pescatori locali. Il maresciallo che comandava gli uomini è dovuto intervenire esplodendo in aria un colpo di pistola dell’arma personale a scopo intimidatorio, al fine di far desistere gli aggressori in attesa dell’intervento del Commissariato di Polizia. Ciò non fa altro che far persistere il disagio e il rischio che i militari vivono a causa delle varie dipendenze funzionali delle Capitanerie di Porto, fra cui il Ministero degli Interni, Ambiente, Difesa ecc. ed in particolare i Trasporti. Di fatto la Guardia Costiera è una Forza di Polizia in quanto le sue competenze sono prettamente di tipo operativo, di polizia marittima e giudiziaria oltre che di sicurezza alla navigazione. Tutto ciò con il piccolo particolare che gli uomini svolgono l’attività senza alcuna possibilità di difesa personale e costretti a chiamare Carabinieri o Poliziotti per difendersi e procedere ad eventuali arresti, perché non c’è una legge specifica che gli riconosca le funzioni di pubblica sicurezza come ad esempio il Corpo Forestale dello Stato. Questa imbarazzante situazione vissuta da chi opera è ben nota sia ai due precedenti Governi e sia all’attuale ed in particolar modo, al Ministro della Difesa e al Ministro degli Interni, oltre che al Sottosegretario agli Interni Mantovano e ai Trasporti Mantovani, e ai Capi di Stato Maggiore di Marina e Difesa, perché manifestata sempre in ogni circostanza dal sottoscritto in qualità di delegato Co.Ce.R. (Consiglio Centrale della Rappresentanza). Solo pochi mesi fa in un’assise tutti i rappresentanti d’Italia della Guardia Costiera hanno messo in evidenza, all’unanimità, di portare all’attenzione nuovamente ai Ministri competenti il forte imbarazzo che si prova nell’essere oltraggiati e malmenati per motivi di servizio, senza possibilità di reagire se non come normali cittadini. A queste umiliazioni che subiscono i militari delle Capitanerie “Uomini di Stato”, nessun responsabile di Governo e vertice militare fino ad ora sembra reagire con fermezza.  I rappresentati sono uniti al proprio Comandante Generale auspicando che nel prossimo riordino del Corpo si possa risolvere questo disagio, e chiedono esplicitamente di vedere riconosciuta la propria attività professionale di polizia, anche essendo dotati di “pistola di ordinanza”. Nel frattempo gli stessi delegati del Consiglio Intermedio (massimo organismo di rappresentanza per la Guardia Costiera), hanno espresso solidarietà e vicinanza ai colleghi coinvolti nell’incidente di Reggio Calabria. Inoltre da diversi delegati Co.Ce.R. è stata sottoscritta una richiesta urgente per riunire il Consiglio Interforze, al fine di discutere e portare all’attenzione del Capo di Stato Maggiore della Difesa il problema della tutela del personale militare quando opera al di fuori delle caserme.  A riguardo per fortuna sta crescendo l’attenzione parlamentare. Prendendo spunto dal caso accaduto in Calabria, l’On. Marco Zacchera ha presentato una interrogazione al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti e al Ministro degli Interni al fine di riconoscere alla Guardia Costiera il giusto ruolo di Forza di Polizia Marittima, evitando di porre il personale militare alla stessa stregua delle associazioni di volontariato (cosiddette ronde). Tutto ciò, anche in considerazione della legge approvata dal Parlamento cosiddetta “Milleproroghe” che all’art. 26 delega il Ministro dei Trasporti al fine di riordinare funzionalmente la Guardia Costiera. Da cittadino, senza entrare nel merito di decisioni operative, posso dire che, da quanto si sente attraverso i mass media, l’opinione pubblica ritiene la presenza dei militari come un fatto positivo per migliorare la sicurezza. La stessa opinione pubblica, però, presto si chiederà perché con la stessa celerità con la quale ai 3.000 militari sono stati affidati compiti di polizia, non si riconosce al personale della Guardia Costiera lo stesso status? I costi sarebbero irrisori perché si eviterebbe di fare concorsi, arruolare e formare altri uomini. L’Italia avrebbe subito 13.000 uomini in più per la sicurezza.  E’ possibile che il personale della Guardia Costiera deve chiamare il 112 o il 113 per potersi difendere durante l’attività di polizia per la quale è pagato? O bisognerà attendere una disgrazia per cui l’opinione pubblica chiederà l’intervento dell’Esercito nei porti, sulle spiagge e sulle motovedette della Guardia Costiera per difendere i colleghi che svolgono attività di Polizia?  Antonello Ciavarelli - antonellociavarelli@libero.it