Guardia Costiera

SPUNTA IL PARTITO DEI SOLDATI PER DARE VOCE A 500MILA DIVISE


Roma, 15 lu - Riporto il contenuto di un articolo apparso nell'edizione di oggi del quotidiano "Libero" che dà notizia della nascita del "Partito per la tutela dei Diritti dei Militari" (PDM): L'appuntamento è fissato per stamattina a Montecitorio, alla sala del Mappamondo. È lì che sarà presentato ufficialmente, dopo l'atto costitutivo davanti al notaio avvenuto giovedì scorso, il partito per la tutela dei militari". Gran tessitore il deputato radicale, eletto nella lista del Partito democratico, Maurizio Turco, cui dovrebbero aggiungersi altri quattro parlamentari di entrambi gli schieramenti.I nomi sono ancora top secret, ma l'intenzione dei promotori è quella di costituire un sottogruppo aperto alle adesioni di ogni colore. Obiettivo: veicolare in Parlamento, attraverso proposte di legge, interrogazioni e mozioni, le istanze degli uomini in divisa, che tra Forze armate (Esercito, Marina e Aeronautica) e Forze dell'ordine (Arma dei Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza) superano le 500mila unità. Un'iniziativa senza precedenti nella vita parlamentare italiana che riapre la caccia al voto delle divise, finora tradizionale serbatoio del centrodestra.Il nuovo partito sarà strutturato sul modello caro ai radicali. Ovvero possibilità di doppia, o addirittura di tripla tessera oltre a quella della neonata formazione. Escamotage pensato per attrarre più consensi possibile. Il segretario politico sarà Luca Comellini, un maresciallo dell'Aeronautica in congedo che ha fatto della tutela dei diritti dei militari la sua ragione di vita, come testimoniano i ventidue giorni di sciopero della fame vissuti all'inizio del 2009 proprio per protestare contro «la continua repressione dei diritti costituzionali» degli uomini in divisa. Il presidente, invece, sarà un avvocato, Giorgio Carta, il cui studio legale è da sempre impegnato in prima fila per la difesa dei militari.La vita della nuova formazione politica sarà limitata al raggiungimento dell'unico punto in agenda: «la democratizzazione delle organizzazioni militari». E proprio per questo, si lasciano sfuggire i proponenti, «siamo pronti a scommettere che non ci scioglieremo mai». Il programma prevede la riforma della legge che regola i rapporti di disciplina militare: la legge numero 382 del 1978. Un testo che gli organizzatori del nuovo partito reputano obsoleto, figlio della situazione di emergenza - la lotta al terrorismo e gli anni di piombo - in cui è stato partorito. In nome dei diritti dei militari, Comellini ha ingaggiato un lunghissimo braccio di ferro con l'Aeronautica culminato, come detto, nello sciopero della fame. Uno scontro iniziato nel settembre del 2007 dopo l'affondo della Forza armata, che l'aveva accusato di aver espresso il proprio pensiero politico, nonché di essere iscritto e di rivestire un incarico all'intemo di un partito (la Democrazia cristiana di Giuseppe Pizza).Ora il partito nascerà direttamente a Montecitorio e, come anticipato nei giorni scorsi da Turco, punterà ad «eliminare ogni zona franca nell'applicazione dei diritti costituzionali nei confronti degli appartenenti alle Forze armate e di polizia, verso i quali, purtroppo, si registrano ancora delle inaccettabili limitazioni. E pazienza se non piacerà ai generali: piacerà alla truppa». Nel corso del primo anno di legislatura, il deputato del Pd ha colpito il ministero della Difesa a suon di interrogazioni. Tra le ultime, in quelle datate 2 luglio e 25 giugno ha chiesto lumi sulla sicurezza del veicolo multiruolo "Lince", utilizzato in Afghanistan (e colpito ieri dai terroristi) e sollevato dubbi sul funzionarnento degli organi di rappresentanza militare.