Guardia Costiera

Correva il 1970...


Il 9 aprile 2007 ricorre il 37° anniversario del naufragio del mercantile britannico London Valour. Ancora oggi dopo tanti anni trascorsi, l’emozione e il disappunto sono grandi, per il modo assurdo in cui 20 persone tra membri dell’equipaggio e due donne, le rispettive mogli del comandante e del radiotelegrafista morirono insieme ai loro mariti in un modo assurdo ad un passo dalla diga foranea, tra gli occhi attoniti e sbigottiti di tutta la città  di Genova e dei tanti soccorritori che tentarono con il loro slancio ardito e strettamente personale di salvare quante più vite umane possibile.E’ doveroso ricordare i grandi rischi che corsero tutti i componenti della motovedetta CP 233 della Guardia Costiera comandata dall’ allora Capitano di Porto Giuseppe Telmon, il quale capito subito l’entità  del disastro che stava per realizzarsi decise di intervenire. Tutti i componenti dell’equipaggio della CP 233 erano in Capitaneria ed appena arrivato il MAYDAY MAYDAY per radio con le coordinate messe subito sulla carta sembrava impossibile.Il luogo da cui arrivava la richiesta di soccorso era appena fuori del porto di Genova. Data una rapida occhiata dalla finestra capirono che si stava scatenando una bufera. Mollati gli ormeggi salparono portandosi con la loro motovedetta sul luogo del disastro”. La CP 233 si precipitò in soccorso dei naufraghi della London Valour, uscendo pericolosamente oltre la diga foranea come si può vedere dalle eloquenti immagini che alleghiamo.Le grandi ed indiscusse doti di navigazione dell’unità  progettata da “Sonny” Levi, diedero man forte al coraggio di tutti i componenti della motovedetta per lanciarsi in soccorso dei naufraghi, senza badare agli alti rischi a cui andavano in contro per salvare tante vite umane, mettendo a repentaglio la loro stessa vita.
Iniziò tutto quella maledetta mattina del 9 aprile 1970 quando ancorata in rada alla diga foranea del porto di Genova a circa 1300 metri dalla stessa, vi era Il mercantile London Valour che trasportava pietre di pirite da scaricare agli stabilimenti dell’Italsider e si scatenò questo vento di libeccio fortissimo. Verso le 14,30 quando l’ancora ormai non faceva più presa sul fondale, il mercantile ormai ingovernabile si  schiantaò lungo la diga foranea del porto spezzandosi in due. L’equipaggio composto nella maggior parte da marinai filippini rimase così diviso in due gruppi. Con un sistema di corde e carrucole messo in essere in gran fretta a causa di quei momenti tragici e confusi, si cercò di salvare quanti più naufraghi possibile. Purtroppo le proibitive condizioni del mare che allontanavano ed avvicinavano il relitto della nave dalla diga foranea, provocarono la morte di alcuni marittimi che venivano sbalzati in aria, finendo poi con lo schiantarsi sugli scogli.La tragedia in atto assunse una valenza terribile quando Dorothy la moglie del Comandante della London Valour, Eduard Muir, fu sbalzata in aria da questo movimento violento inflitto dalle onde contro la nave e finì in mare scomparendo inghiottita dalle onde tempestose. Vi fu un valoroso vigile del fuoco che tentò ripetutamente di salvarla, ma non vi fu nulla da fare. Il Comandante che era rimasto sulla nave, preso dallo sconforto nell’assistere inerme alla morte della moglie, si tolse il giubbino di salvataggio rinunciando ad ogni aiuto dei soccorritori e si suicidò inabbissandosi anche lui nel tremendo mare in tempesta. Insieme al radiotegrafista Eric Hill con la sua moglie presente a bordo, perirono 20 persone.
A quel salvataggio complesso e difficile partecipà anche dal cielo il Comandante di allora dei Vigili del Fuoco di Genova Rinaldo Enrico che, sfidando le avverse condizioni meteorologiche e mettendo a grave rischio la sua vita, si levò in volo con il suo piccolo elicottero lanciando in mare i salvagente per consentire la salvezza dei naufraghi. Purtroppo questo suo atto eroico fu vanificato dal fortissimo libeccio.Dopo il tragico evento la London Valour rimase incagliata e parzialmente affondata per circa un anno. Successivamente la nave fu aggancita a due rimorchiatori che dovevano trascinarla ed affondarla al largo delle Baleari in modo che si inabbissasse agli oltre 5000 metri di profondità . Le cattive condizioni dello scafo non permisero di realizzare quanto detto e ad appena 90 miglia al largo di Genova la London Valour si inabbissò dove ancora oggi giace a 2600 metri di profondià .
Vi chiederete adesso, ma che fine a fatto la mitica CP233?ebbene eccola...