Semplicemente...Est

Era il gennaio del 2003 ...grazie..


Gentile Signora,al ritorno dalla sgambata mattutina, con addosso una confortevole copertae nella quiete del mio box, sento il bisogno di scriverLe.Lei conosce il mio nome, Zaccaria e la mia professione al servizio di unpadrone che amo e che seguirei ovunque, perfino nella bocca di un vulcano:Quivi giunto il caval neroContro il ciel forte springo'Annitrendo; e il cavalieroNel cratere inabisso'.Ma la ragione di questa lettera gentile Signora, e' proprio Lei.Vede, a lungo andare il cavallo diventa un confidente che, senza presunzione,definirei ideale; riservato, silenzioso, grande ascoltatore. E piu' spessodi quanto Lei creda, magari nei lunghi intervalli al passo dopo un lavoroben fatto, un padrone si lascia andare non solo a considerazioni sui massimisistemi, ma a svelare i moti dell'animo, le emozione e i sentimenti, a farcipartecipi delle suggestioni di uno sguardo,di un incontro.Proprio l'incontro con Lei, gentile Signora, e' stato oggetto di un lungoracconto che ne ha descritto la casualita' e la magia.A dire del padrone,ilsuo animo e' lo specchio di un'anima bella e intelligente.Abituati come siete ai superlativi assoluti, bello e intelligente potrebbesembrarvi poca cosa, ma per me e, credo anche per chi mi sta in sella, questitermini conservano ancora tutto il loro valore semantico: se fossi il cavallodi Orlando paladino, definirei Lei graziosa, ossia ripiena di grazia e didoni che la natura ha voluto conferirLe. Proprio questi doni furono l'argomentodi un lungo e accorato ritratto che di Lei mi fece il padrone. Lo fece ame e a nessun altro, ma intuii quanto egli avesse voglia di gridarlo almondo; soprattutto di sussurrarlo a Lei. A Lei che egli non ha mai visto,ma che prova ad immaginare con gli occhi del cuore e col linguaggio deisogni; a collocare fisicamente in un ambiente, in un mondo dal quale eglie' escluso; a cristallizzare il ricordo di ogni sua frase,ogni suo silenzio.Della sua persona, l'unica certezza e' il nome: "Estrella". "Estrella" e'un universo infinito e indefinito nascosto da un velo; e' l'ideadel Dio che si manifesta attraverso la voce del sacerdote celato nell'oscuritàdel tempio; e' una sagoma appannata dietro una finestra battuta dalla pioggia;e' il forziere protetto da una possente porta di quercia. La chiave peraprire quella porta e per entrare nel mondo di "Estrella" il mio padronenon la possiede ancora, ma e' mia intenzione convincerlo a cercarla. Anchese so che, trovare quella chiave significa uccidere l'immagine e, con essa,la sfera dell'innocenza che si alimenta attraverso la fantasia, il vagheggiamento,l'illusione. Anche se so che trovare la chiave significaannientare l'attimo, non cogliere il momento magico della luminescenza,il raggio verde che si rivela per un solo istante quando il sole si immergenel mare. Anche se so che, il ricordo, ossia la custodia del cuore, e' grandesoltanto nell'assenza dell'oggetto, che permane con un'eco di dolcezza infinita,come le note antiche di un canto di Natale.Mi creda, Suo dev.mo