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Perché la profumeria non è mai stata (né mai sarà) l'ottava arte?


La lista delle arti stilata nel '23 da Ricciotto Canudo venne ampliata negli anni '60 dal critico francese Claude Beylie che vi aggiunse radio-TV e fumetto.
Un "dude" d'oltralpe (francese d'importazione, insomma non autoctono) sostiene lui solo, che la profumeria sia l'ottava arte. Ma è colpa di un accidentale colpo di sole.Eppure molti babbani si azzuffano su stupidaggini come queste. Abusando di terminologie loro non proprie; "arte" come riempie la bocca, e come agisce sugli intelletti più fragili e sugli sprovveduti. Ma semmai fosse possibile esplicitare un talento artistico nell'ambito della profumeria questo non avrebbe il carattere ridicolo e imitativo che è il distintivo di oltre il 95% di quello che da nord a sud, da est a ovest si fabbrica e si vende come profumo.Francamente non si ravvisa come una pratica artigianale come quella di confezionare unguenti o profumi possa discostarsi dal comune denominatore di molti altri ambiti di artigianalità come l'intreccio di cesti di vimini, la costruzione di calzature partendo da pellame e suole, o la pasticceria.Ogni artigiano applica una conoscenza, si parla infatti non mai di arte tout court ma di arte applicata, che è un nobilitare l'impegno (e l'ingegno talvolta) di uomini e donne indaffarati a creare per vendere.La profumeria non può sovvertire la sua stessa storia, non ha forze e significati tali da soppiantare posti occupati. E perciò potrebbe al massimo sgomitare per occupare posto liberi in fondo alla lista, dopo il numero 12.Ammesso che qualche ennuyé decidesse infine per il 13° posto, speriamo almeno ciò non accada di venerdì. Le cose vanno così male in profumeria che, inimicarsi la sorte appare la disgrazia della quale fare volentieri a meno.