Siamo soli

Vittime o carnefici (prima parte)


Era sempre stata innamorata di me. Io facevo parte di quei “grandi” irraggiungibili. Non c’era una gran differenza di età tra noi, ma quando ne hai 23 sei anni  possono sembrare un abisso. E poi io cantavo in un complesso ero sempre al centro dell’attenzione. Lei mi seguiva come un ombra disposta ad avere da me anche solo le briciole. Un sorriso, un bacio, una carezza. Quel sabato di Luglio a Firenze eravamo rimasti in pochi, così le proposi di andare a trovare il mio amico al mare. A lei non parve il vero. Prendemmo il treno e ci trovammo in meno di un ora sulla spiaggia libera di Torre del Lago. Quella famosa per i nudisti. Mi ha sempre colpito la contraddizione. A pochi metri campeggiavano i bagni più esclusivi, su quelle spiagge invece si poteva anche trovarsi completamente da soli. Ci sdraiammo. A 17 anni mettersi in topless era qualcosa che poteva colpire anche un “grande”. Questo dovette pensare Deborah quando senza pensarci si levo il reggiseno e si mise sdraiata sulla sabbia. “Mi spalmi la crema?” mi chiese ammiccante. E io sorpreso da tanta irruenza iniziai a giocare con lei.  Le presi il reggiseno e glielo lanciai lontano in modo che nel momento in cui si fosse dovuta alzare sarebbe stata costretta a farmi vedere il seno. Lei mi mise un finto broncio e io per consolarla iniziai a spalmarle la crema sulla schiena. E man mano che scendevo giù la sua pelle si copriva di brividi e si contorceva scossa da tremiti. Volevo vedere fino a dove sarebbe stata disposta ad arrivare. Piano, piano con delicatezza, iniziai ad arrotolarle i lembi dello slip. Ogni giro scopriva una parte di gluteo. Ma lei non fiatava. Anzi. Mettendosi in posizione fetale come un bambino iniziò a strusciarsi alla mia gamba. Potevo sentire nitidamente i suoi capezzoli che si strusciavano contro il mio ginocchio. Lo slip ormai era diventato un perizoma che le inserii delicatamente tra le natiche. Era in preda a un piacere intenso. In quel momento arrivò il mio amico che aveva fatto un tuffo in mare. Quando si è piccoli si è ancora più bastardi. Invece di fare finta di niente ed eccitato dalla situazione decise di partecipare anche lui al massaggio. Deborah si trovò di fronte a un dubbio insolubile. Rinunciare a quel piacere ribellandosi al massaggio di una persona che non gli interessava o fare finta di niente. Decise per la seconda. La situazione però cominciava davvero a diventare imbarazzante così gridai: “dai andiamo a fare un bagno!” e mi buttai in acqua seguito quasi immediatamente da Deborah. Ma il mio amico era talmente eccitato che una volta in acqua fregò gli slip a Deborah lasciandola completamente nuda. Era piccola ma sapeva già il fatto suo e si fece rispettare. Tutto il pomeriggio prosegui sulla scia di quell’erotismo inespresso, di quella provocazione un po’ lolitesca. Ma non successe niente.Alla stazione salutammo il mio amico ben felice di aver passato un pomeriggio diverso dal solito e salimmo sul treno. Aveva la pelle bianchissima Deborah  e quel suo exploit al sole le aveva provocato una mezza insolazione. La sua pelle era rovente. Sentii il suo calore passare attraverso i vestiti quando improvvisamente si mise sopra le mie ginocchia. Mi chiese di slacciarle il reggiseno perché le bruciava le carni. Infilai la mano sotto la maglietta e il costume si accasciò per terra. Il suo respiro si fece improvvisamente affannoso e cominciò a strusciarsi sopra di me. Il treno non era vuoto, ma la situazione cominciava ad intrigarmi. Nel silenzio più completo cominciai ad accarezzarle i seni ricevendo un sussulto come risposta. Ogni tanto passava qualcuno attraverso il corridoio e io fermavo immediatamente la mano. In fondo il suo corpo nascondeva ogni mio movimento. I suoi capezzoli diventarono turgidi e mentre si inarcava verso di me donandomi il suo collo flessuoso si intravedeva la sua voglia sul volto. Molto lentamente come alla scoperta di un continente nuovo la seconda mano lasciò il seno e si posò sulle natiche. Il costume era troppo largo e con il pugno lo strinsi fino a renderlo un filo che feci entrare dentro il sedere. In quel modo la mano era libera di accarezzare senza ingombri. Deborah era eccitatissima. Si realizzava un sogno. Chissà quante volte aveva sognato le mie mani e adesso erano lì. Mollai la presa del seno e mi diressi stavolta sul davanti eseguendo la stessa operazione. Questa volta il costume ridotto a un filo ricevette una collocazione ancora più felice: entro sul davanti.. Sentii un mugolio sommesso. Con un movimento ondulatorio e aiutandomi con la mano dietro comincia a far scorrere il costume avanti e indietro, prima con lentezza e poi con velocità sempre maggiore. C’erano altre persone nello scompartimento ma nessuno voleva accorgersi di quel che stava accadendo a pochi metri o forse erano semplicemente complici. Deborah ebbe un orgasmo di lì a poco  e la sentii adagiarsi contro di me. Appena arrivati a casa mi chiese di darle un bacio in bocca per salutarla poi  non la vidi più per anni.