Siamo soli

Lo Zahir


Prefazione.Cazzo. Avevo finito di scrivere il post ma ho fatto casino e ho perso tutto quello che avevo scritto. A parte la rabbia bestiale, ogni volta che si riscrive una cosa non viene mai uguale alla prima volta. Si perde un po' di spontaneità. Beh...io ci riprovo.Zahir è una parola araba la cui traduzione in italiano come spesso accade è difficile.Lo Zahir è qualcosa o qualcuno che finisce per occupare a poco a poco il nostro pensiero fino al punto che non riusciamo più a concentrarci su nient'altro. E ciò può essere considerato santità o follia.Lo Zahir è un pensiero che all’inizio ti sfiora appena e finisce per essere la sola cosa a cui riesci a pensare. Il mio Zahir ha un nome e il suo nome è Esther.Ormai non lotto più contro il mio orgoglio ferito. Al contrario sono felice che esso esista. Mi ha dimostrato che sono capace di un amore che ignoravo e questo mi fa vivere in uno stato di grazia. Adesso accetto lo Zahir: da lui mi lascerò portare alla santità o alla follia.Questi alcuni passi del libro che sto leggendo. Sono rimasto stupito che tante delle cose che leggevo fossero esattamente cose di cui avevo parlato o scritto anche io. Una coincidenza da brividi. Forse perchè ancora una volta i cammini delle persone che cercano, portano tutti allo stesso punto. Il vero amore.Sono rimasto colpito anche di quello che diceva riguardo alla scrittura. Ricevere tanti complimenti per quello che si scrive può alla fine farci cadere nell'inganno di essere una persona migliore di quello che si è. Ma se si riesce a resistere a questa tentazione. Se lo scrivere diventa un semplice modo di confrontarsi per trovare spunti anche dagli altri per affrontare il difficile cammino della vita. Ebbene, in quel caso diventa la scoperta più straordinaria che si possa fare. Lo Zahir, in quanto pensiero fisso può diventare anche un demone.Penso al culto dell'estetica come obiettivo. Quante volte mi sono trovato ad invidiare le modelle. Notorietà, bellezza tale da poter avere tutti gli uomini che vogliono, ricchezza. Eppure molte diventano anoressiche o tossicodipendenti. Diresti hanno tutto. Eppure non sono felici.Penso alla condizione di single e all'obiettivo di trovare una persona per uscire da quello stato sociale quasi scomodo. Poi la trovano e nascono i primi problemi. Amanti, incomunicabilità, complicità perdute. Pensavano che la felicità fosse non rimanere soli, eppure non sono felici.Penzo all'obiettivo del successo. Cantanti come Whitney Huston o Britney Spears. Hanno realizzato il loro sogno di essere pagate per incidere Cd. Ma allo stesso tempo devono presenziare a noiose presentazioni dei loro ulitmi lavori da una parte all'altra del globo. Devono frequentare persone a cui non frega niente di loro ma solo di vivere di luce riflessa. E a volte pure invidiose con la sottile speranza di poter assistere alla caduta degli Dei. Hanno ottenuto ciò che volevano diresti. Eppure non sono felici.Qual'è il minimo comune denominatore di tutto questo? La mancanza d'amore. Ma non necessariamente amore da parte degli altri. Amore per sè stessi. Non sono nè un santone nè un essere illuminato. Non ho la risposta su cosa sia la felicità. Ma sto cominciando a capire cosa non lo sia. Sto iniziando a capire che amare sè stessi può portare ad amare gli altri. E so che sono un essere fragile, ma che sa rialzarsi. Che aver accettato il mio Zahir mi fa sentire un uomo migliore.So che ho iniziato un viaggio. Sono rimasto per un bel po' di tempo su un'isola pensando che quello fosse il mondo intero. Poi come Colombo ho immaginato che ci fosse altro oltre le Colonne d'Ercole. Viaggiare può farti trovare tempeste o giornate di sole spendido. Può farti trovare giornate di bonaccia e giornate con il vento in poppa. E non è detto che una volta che si approdi sulla terra questa sia esattamente come ce l'aspettavamo. Ma quello che conta davvero è che l'aver viaggiato ci avrà fatto conoscere aspetti di noi che non pensavamo neanche di possedere. Sarò diventato un santo o un pazzo? Chissà...ma non lo potrò mai sapere se non avrò avuto il coraggio di imbarcarmi. In entrambi i casi ne sarà valsa la pena.