Siamo soli

Amore...


Per amore si cambia. Sono il primo che mi sono stupito perchè non lo ritenevo possibile. Così mi sono ritrovato a scrivere poesie, cosa di cui ero convinto di non averne le capacità. Mi sono ritrovato a fare cose che se qualcuno me l’avesse detto solo un anno fa l’avrei preso per pazzo. Mi sono ritrovato a provare sentimenti così forti nel bene e nel male che pensavo mi avrebbero squarciato l’anima da quanto erano intensi. E così ho cominciato a cambiare per essere degno della persona che amavo. Ho imparato a lottare con la mia timidezza, ho mostrato lati intimi di fragilità che non avevo mai mostrato nessuno, ho imparato a non tenere le persone “appese” e a parlare con chiarezza riguardo ai sentimenti che provavo per loro. E sono sicuro che tutti questi cambiamenti saranno definitivi, perché ottenuti con sacrificio e con amore. Perché Il Gianluigi di adesso mi piace molto di più di quello di prima.Oltre alla voglia di cambiare nel mio percorso di “crescita” mi sono imbattuto nelle problematiche legate ai disturbi alimentari. Per saperne di più mi ero comprato un libro di psicologia. E il mio stupore era stato notevole nel rendermi conto che parlava d’amore. Si. Proprio d’amore.C’erano alcuni passi che mi avevano colpito. Il primo era questo: l’amore è dare all’altro quello che non si ha. Infatti dare all’altro quello che si ha è piuttosto semplice, soprattutto quando ciò che si dà è posseduto in abbondanza e non priva il soggetto che lo offre. Per questo la domanda d’amore è aldilà del registro dell’avere. Perché chi desidera amore non si accontenta che le venga dato solamente ciò che l’altro ha. E’ una richiesta speciale. Che l’altro le doni la sua mancanza. L’amore non entra nella logica del consumo; non è una merce che si compra, non è un bene disponibile sul mercato. E’ di una semplicità dirompente. E’ per questo che l’amore non è orgoglioso. Perché ci costringe a inventarci un dono di qualcosa che non fa parte di noi. Che ci costringe a non pensare al nostro bene ma al bene dell’altro, cosa che in condizioni normali sarebbe impensabile.L’altro passo è quello che parla della complessità del sentimento d’amore. Una complessità che porta l’odio ad essere costantemente l’altra faccia dell’amore e non come si potrebbe pensare a qualcosa che è alternativo all’amore. Tale ambivalenza non è in effetti un disturbo della vita affettiva, ma una sua paradossale condizione di fondo. Può così accadere che un oggetto che inizialmente si odiava , che provocava ripulsa o avversione, diventi in seguito un oggetto d’amore, un oggetto che attrae. Ma si può all’inverso constatare come alla fine di un rapporto d’amore, l’oggetto che è stato profondamente amato possa diventare di colpo massimamente odiato. Questo torsioni dell’ambivalenza indicano che lo scambio continuo tra la dimensione dell’odio e quella dell’amore non è una patologia dei sentimenti, ma la loro struttura profonda.Ma c’è di più. Cosa può spingere una persona a farsi torturare dal suo amante, dal suo oggetto amato? E’ evidente che quando parliamo di odio e di amore e del loro “impasto pulsionale”, come direbbe Freud ci inoltriamo in un campo oscuro che la psicoanalisi definisce “al di là del principio di piacere”. Perché ciò che governa l’essere umano non è, diversamente da quanto accade per gli animali, la pura ricerca del proprio bene, del proprio piacere, del proprio benessere.  Si potrebbe dire, esagerando un po’, che per tutti gli esseri umani l’esperienza naturale del piacere come equilibrio e armonia è impossibile. Perché gli esseri umani ricercano il godimento al di là del principio di piacere. E nel godimento non ci sono né armonia né equilibrio, bensì eccesso. Il godimento è qualcosa che mescola il piacere e la sofferenza.Se la nostra mente rispondesse a una logica di istinto animale, di fronte a un legame che provocasse sofferenza e tormento un soggetto non ci penserebbe due volte a cambiare partner con la stessa reazione istintuale che  avrebbe nell’allontanare la mano da un carbone ardente. Ma le cose psichiche non rispondono al principio utilitaristico di piacere. L’essere umano tende ad indugiare, a lasciare la propria mano sul carbone ardente e il proprio cuore in balia di un partner che fa soffrire. Anzi: l’essere umano tende a scegliere il carbone ardente non sebbene esso provochi dolore, ma proprio perché esso è in grado di provocarlo.Vi rendete conto adesso di quanto siamo complicati? Per cui non abbiate mai paura di soffrire perché in questo c’è l’essenza stessa dell’amore per quanto paradossale possa sembrare.