Siamo soli

Ciao Manuela


E' una giornata di nebbia oggi a Firenze. E' una cosa strana di per sè perchè a Firenze la nebbia si vede raramente. Apro distrattamente il sito della Fiorentina e inattesa leggo la notizia. Si è spenta Manuela Prandelli. Rimango a bocca aperta e ad alta voce esclamo:" Non è possibile! E' morta." E in tutti i miei colleghi intorno vedo lo stesso sgomento.Forse non tutti conoscono questa storia.Manuela era la moglie di Cesare, allenatore della Fiorentina. Si conoscono fin da piccoli. Un amore nato scambiando due chiacchere nella piazza del paese. A soli 19 anni si sposano.Poi la discreta carriera calcistica di Cesare. Finita questa diventa allenatore. Nell'agosto del 2004 gli si presenta l'occasione della vita. Viene chiamato dalla Roma perchè diventi il proprio allenatore. Fama, soldi, successo. Ha un'autostrada davanti. Ma qui inizia la favola triste. Manuela si ammala. Tumore. E Cesare rinuncia a tutto. Straccia il contratto e si ritira dal mondo del calcio per stare accanto a lei. Una decisione senza precedenti. Quando un allenatore esce dal giro rischia di rimanerci fuori per sempre. Un atto d'amore enorme. Ma Manuela non ci sta. Caparbiamente dopo un anno migliora. Tanto da costringere il marito a ripensarci. Lo convince di non aver bisogno di questo sacrificio da parte sua. Che possono farcela lo stesso insieme. E subito arriva l'offerta della Fiorentina.. Una squadra più modesta della Roma. Ma Cesare la sceglie per il rapporto umano che si era instaurato con Diego della Valle quando si dimise dalla Roma. La promessa di una cambiale in bianco da spendere quando lui avesse voluto. E così il patto tra gentiluomini si concretizza. E poi Firenze è più vicina ad Orzinuovi e soprattutto a Brescia dove Manuela ha scelto di curarsi. Può fare ogni giorno avanti e indietro.Una persona che si fa amare da tutti Cesare. In paese quando lo incrociano gli dicono bonariamente Ave Cesare e lui risponde sorridendo. Lo incontro al ritiro estivo della squadra a Castelrotto in Alto Adige. Sempre sorridente e disponibile. L'unico che esce dal campo a firmare autografi e a farsi fotografare con i tifosi. L'unico che non prende il pulmino della società per tornare in albergo ma che passeggia a piedi. E si ferma ogni volta che un bambino lo rincorre tremante per avere una parola o la firma sulla maglietta. Sono decine di decine. Ma lui si ferma sempre.Negli ultimi mesi Cesare accusa raffreddori, malesseri reumatici
. Ieri addirittura non va a Reggio Calabria a dirigere la squadra. Si parla di colica renale. Altri dicono mal di schiena. Era il tentativo estremo di nascondere il proprio privato agli altri. Di difendere ancora una volta la propria compagna dalla curiosità morbosa. E così questa favola si è conclusa. Guardo gli occhi chiari di Manuela e ci vedo tutta la sua sensibilità e l'amore. Gli occhi parlano sempre per chi li sa osservare. E non riesco a fare a meno di commuovermi. Capitano, mio capitano. Ci stringiamo tutti intorno a te.