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Post N° 44


Biocarburanti dall'immondizia grazie ad un batterioScoperta americana può condurre a una più avanzata ed economica produzione di etanolo
Maryland (Stati Uniti), 14 aprile 2008. La ricerca dell’Università del Maryland, iniziata con i batteri dalla Baia di Chesapeake, ha condotto a un processo che può essere idoneo a convertire grandi quantità di tutte le specie di prodotti vegetali, dagli avanzi dell’infuso di birra agli scarti della carta, in etanolo e altri biocombustibili alternativi alla benzina. Il processo, sviluppato dai professori Steve Hutcheson e Ron Weiner, può produrre biocombustibili da molti differenti tipi di fonti cellulosiche comprendenti piante e scorie vegetali. Biocombustibili cellulosici possono essere prodotti da fonti vegetali non di grano, quali residui di prodotti agricoli, inclusi paglia, tutoli e gusci, e raccolti di energia quali trecce di erba. Quando del tutto operativo, il processo ha la potenzialità di portare a una produzione di 75 miliardi di galloni all’anno di carbone-etanolo neutro. Il segreto è un batterio dell’erba dell’acquitrino della Baia di Chesapeake. Huutcheson ha scoperto che il batterio possiede un enzima che potrebbe decomporre prodotti vegetali in zucchero, che può poi essere convertito in biocombustibili.Le ricerche non sono state in grado di isolare il batterio, ma hanno scoperto come produrre l’enzima nei loro laboratori. Il risultato è stato un prodotto di sintesi che degrada le pareti della resistente cellula dei prodotti cellulosici e trasforma l’intero prodotto vegetale in preparati di zuccheri biocombustibili in meno passaggi, ad un costo significativamente inferiore e con minori reazioni caustiche rispetto ai metodi attuali.Chirurgia robotica: continua l'innovazione nel nostro PaeseIl bisturi cibernetico arriva anche nel sud Italia
Messina, 6 marzo 2008. Si chiama CyberKnife il rivoluzionario sistema per i trattamenti di radiochirurgia, inaugurato lo scorso 3 marzo al Policlinico G. Martino di Messina. L’innovativo bisturi non chirurgico “colpisce” i tumori e le lesioni indesiderate in ogni parte del corpo, senza tagli, senza dolore e con una precisione e un’accuratezza clinica totale. Il Sistema CyberKnife è stato impiegato con successo per il trattamento di circa 40.000 pazienti in tutto il mondo, che presentavano patologie intracraniche, della colonna vertebrale, dei polmoni, del pancreas, del fegato e della prostata, molte delle quali non sarebbero state trattabili altrimenti.Nel mondo sono 126 i CyberKnife funzionanti finora, 12 in Europa e 3 in Italia. Si conferma dunque la forte vocazione del nostro Paese all’innovazione in campo sanitario.Esemplare il caso messinese: “Abbiamo iniziato i trattamenti qui a Messina circa sei mesi fa - ha affermato il Prof. Francesco Tomasello, Neurochirurgo e Rettore dell’Università degli Studi di Messina, - e ad oggi l’innovativo apparecchio è stato utilizzato per il trattamento di 64 pazienti”. A Messina è stata portata anche l’esperienza dell’ospedale Besta di Milano: 42 pazienti finora trattati con ottimi risultati sia per la scomparsa della lesione che per l’eliminazione del dolore. Mediante il CyberKnife la radiochirurgia può essere utilizzata per il trattamento dei pazienti pediatrici, il cui cranio è troppo sottile e fragile per consentire l'uso del casco stereotassico. In particolare per il trattamento delle patologie intracraniche il CyberKnife non necessita di alcun ancoraggio fisso con viti ma consente un intervento non invasivo e non cruento, evitando inoltre il ricovero ospedaliero. Nel corso dell’Inaugurazione del Sistema, Il Prof. Costantino De Renzis - Direttore U.O.C. Radioterapia Oncologica – ha illustrato le caratteristiche funzionali del Sistema e i suoi vantaggi clinici. “Il CyberKnife è un’apparecchiatura radioterapica che grazie ad un sistema per immagini sofisticato individua con precisione sub-millimetrica la lesione da trattare; si procede dunque alla pianificazione dell’intervento, si danno le istruzioni al robot ed infine si avvia il trattamento, ovvero l’irradiazione che può essere singola oppure protratta per altre 2-5 sedute (ognuna della durata di circa 30 minuti)”. Un maggior risparmio di tessuti sani, la possibilità di trattamenti brevi e non invasivi, l’accesso a lesioni in tutte le parti del corpo, sono solo alcuni dei benefici clinici accertati. Inoltre, non meno importante, la qualità di vita del paziente registra un considerevole miglioramento.Notizie Rubate Da Qui