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Lettera pubblicata sul Corriere Romagna del 16 giugno 2015.
L'ormai celebre frase “Schettino, torni a bordo, cazzo!”, pronunciata dal Capitano Gregorio De Falco, è stata onorata a Rimini con un premio intitolato “Un italiano come si deve”. Nel frattempo (agosto 2014) Schettino ha tenuto una lezione magistrale all'Università La Sapienza di Roma.
Il premio riminese dovrebbe avere anche una sezione locale, cercando qualcuno che protesta avendo ragione, che cancelli lo stereotipo trionfante dello “zio pataca”, fanatico ed emerito traditore del cognato in “Amarcord”, oppure Rimini tutta è così convinta che l’ossequio ai potenti di turno sia il metodo migliore per poi ricevere ricompense o favori?
Nello stesso giorno (domenica 14) in cui sul “Corriere” leggevo il meritato elogio del Capitano De Falco, nel “Sole-24 Ore” la consueta rubrica settimanale “Breviario” del Cardinal Gianfranco Ravasi, ironizzava su quanti “sgomitano per avere nel loro pedigree una lista di conoscenti qualificati”.
Credo che Rimini possa avere, per queste persone, una media molto superiore a quella nazionale.
L’ultimo episodio mi è stato narrato dallo stesso editore Giovanni Luisé che abbiamo visto ritratto con De Falco: il Comune di Rimini non può intitolare una strada a Guido Nozzoli, Sigismondo d'Oro dello stesso Comune di Rimini nel 1999, e fratello di mia madre, perché non sono passati dieci anni dalla sua morte. Che è avvenuta nel novembre del 2000, “cazzo”, per dirla con il Capitano De Falco.
Antonio Montanari
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