Liberta' di parola

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La belva avanzò.    Forti scendevano gli odori dalla rupe e lei aspirò riempiendosi prima le nari e poi i polmoni con quegli aromi così sconvolgenti. Lontana dall’abitato, con la fame ingorda alimentata da quegli effluvi, la bestia aveva la bava che colava dalle sue fauci.   Mentre avanzava improvvisamente la scorse: la donna era intenta a raccogliere la legna.    Silenziosamente le si avvicinò di lato e l’afferrò brutalmente. La ragazza sgranò gli occhi e rimase paralizzata dal terrore.   La bestia, bloccandola con la sua forza sovraumana, spalancò la bocca investendola con il suo alito ripugnante, poi, con uno scatto, le addentò la guancia e con un forte strattone della testa, le strappò la carne e la pelle scoprendole la gola fino alla spalla. Avidamente la bestia iniziò a masticare il boccone sanguinolento, fissandola negli occhi. Terminata l’operazione, con gli artigli le strappò la camicia e si avventò con le zanne sulla mammella sinistra, se ne riempì la bocca e con un altro strattone poderoso gliel’asportò. Di nuovo masticò la carne guardandola negli occhi, assaporando sia il cibo che la lenta fine della sua vittima ormai completamente obnubilata dal dolore e dal terrore. La gettò a terra prona, le sollevò la gonna e affondò le zanne nella bianca natica strappandole un altro grosso brandello di morbida carne. Mentre masticava la rigirò supina, affondò gli artigli fra le costole dove aveva precedentemente asportato la mammella e con forza possente le divaricò. Vide il suo cuore ancora fibrillante e, afferratolo, con mossa decisa lo estirpò.   Allora la belva si rialzò e divorando con gusto il cuore della donna si avviò verso il lago lì vicino, già dimentica della vittima.   Giunta sulla riva, avendo terminato l’orrido pasto, s’inginocchiò per bere e si rispecchiò nell’acqua: a parte il sangue che colava dagli angoli della bocca, devo dire che mi riconoscevo un ottimo aspetto soddisfatto.