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Messaggi del 10/03/2015

 

La Guerra del Generale Propedeus

Post n°1256 pubblicato il 10 Marzo 2015 da guidopardo1

   Sul pianeta GP191, settimo dei 22 appartenenti al sistema ruotante attorno alla grossa stella Perendie della costellazione Unquam,  il Grande Generale Propedeus era il capo supremo delle Forze Armate di Utopia.

   Per dieci lunghi anni egli aveva studiato gli antichi metodi di guerra, ne aveva progettato dei nuovi veramente rivoluzionari, aveva messo a punto nuovi ordigni bellici, fatto innumerevoli esperimenti e tutto ciò per ottenere il più grande e potente esercito che mai fosse esistito nella storia di milioni d’anni del pianeta. Ed ora, con l’aiuto di insigni scienziati e validi strateghi, l’esercito era pronto. Non restava che partire alla conquista del pianeta. In breve i preparativi furono portati a termine e l’Esercito, formato da milioni di soldati, migliaia e migliaia di aerei, navi, mezzi corazzati e altri ordigni micidiali, partì per la formidabile impresa.

   Passato il confine della Nazione, la grande guerra iniziò. L’avanzata dell’Esercito, come aveva previsto il Generale Propedeus, era irresistibile. Paesi, città, interi stati furono in breve conquistati e Propedeus mieteva finalmente quelle soddisfazioni seminate nel corso dei lunghi anni di studi, ricerche ed esperimenti. Nel periodo di pochi anni ben 18 nazioni  furono affrontate e conquistate.

   Ma le notizie si spargevano sul pianeta e ben presto molti stati si resero conto del grave pericolo che correvano e si misero in contatto fra di loro per stringere alleanze contro l’invasore. E la guerra dell’Esercito del Grande Generale divenne più aspra, ma non per questo le vittorie terminarono. L’avanzata continuò, più lenta, ma sempre travolgente. Molti soldati morirono e altri vennero arruolati nei paesi conquistati per rimpiazzarli. La guerra era faticosa e la lontananza da casa gravava sugli animi, ma le soddisfazioni delle vittorie superavano tutte le fatiche.

   Passarono circa vent’anni dal giorno della partenza dalla Patria e un giorno arrivarono ai confini di una nazione che aveva qualcosa di familiare. Propedeus fece il punto sulle carte geografiche e con grande sgomento constatò che quello stato era Utopia, la loro Patria, abbandonata vent’anni prima. Ma ormai era troppo tardi per arrestare il poderoso Esercito e anche quello stato, il loro stato, fu raso al suolo e conquistato. Tutto il pianeta GP191 era adesso assoggettato, ma per scrupolo (o forse per una fatalità?) Propedeus volle spingere l’Esercito ai confini di Utopia, proprio dove vent’anni prima era iniziata la spedizione. E presto si accorse che in quei vent’anni gli stati allora assoggettati avevano avuto il tempo di rinascere e riconquistare la loro indipendenza.

   E allora il Grande Generale Propedeus comprese con orrore che un funesto e inesorabile destino puniva tragicamente la sua ambizione gravando su quella guerra: essa non sarebbe terminata mai più e l’Esercito avrebbe dovuto vagare sul pianeta per sempre per conseguire quelle tanto numerose quanto vane vittorie, perdendo continuamente le nazioni conquistate e mietendo inutilmente le vite dei soldati e dei popoli.

   E il Grande Generale fece condurre al suo cospetto il figlio venticinquenne e con grande tristezza iniziò ad istruirlo circa l’ormai divenuto “mestiere” della guerra e la strategia militare. Terminato l’insegnamento lo pregò di continuare a comandare il Grande Esercito al posto suo, facendogli giurare che avrebbe tramandato a sua volta quel potere ai figli.

   Accertatosi che il figlio avesse compreso tutto, Propedeus si ritirò dalla vista di tutti e andò a riflettere sulla maledizione che, scaturita dalla sua abietta ambizione, sovrastava ora il suo Esercito e tutto il Pianeta.

 

 
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