Counseling

Post n°2 pubblicato il 30 Gennaio 2006 da consulentpsicologico

Nel bene o nel male c’è….l’autostima

L’immagine che ognuno ha di sé è un mosaico che lentamente prende forma in base alle risposte che riceviamo dagli altri. La consapevolezza e la valutazione che ognuno ha su se stesso è determinata dal modo in cui gli altri ci giudicano (o pensiamo che ci giudicano).

Alta, bassa, positiva o negativa: l’autostima al di là della nostra volontà è qualcosa che ci appartiene, che iniziamo a sviluppare fin dall’infanzia e che continuiamo ad alimentare con le esperienze di vita. È molto importante essere consapevoli del fatto che la stima che abbiamo di noi stessi influenza il nostro comportamento, le nostre relazioni sociali, la nostra efficienza sul lavoro, la nostra vita affettiva. Più la nostra autostima è alta, più siamo fiduciosi negli altri e più questi ci dimostrano la stima che hanno nei nostri confronti. Se invece abbiamo poca stima di noi stessi, diventiamo anche pessimisti, siamo molto severi e critici nei nostri confronti, non riusciamo ad affrontare le situazioni stressanti, ci lamentiamo senza riuscire a realizzare niente di buono, confermando concretamente le aspettative negative che si hanno nei confronti della vita. È possibile modificare l’autostima? È possibile poter riparare un’autostima molto bassa? Quando è meglio intervenire e in che modo?

 

 

 

 

In questo articolo verrà illustrato il modo in cui si forma, come si modifica, l’influenza dell’autostima sull’andamento della propria vita e soprattutto sul posto di lavoro.

 L’autostima è uno schema cognitivo-comportamentale, uno stile di pensiero che viene appreso via via che gli individui interagiscono con gli altri e con l’ambiente. È basata sulla combinazione di informazioni oggettive riguardo a se stessi e valutazioni soggettive di queste informazioni. Pensiamo ad un bambino che arriva secondo ad una gara di atletica: oggettivamente ha raggiunto un buon risultato e soggettivamente valuta in modo positivo la posizione che ha ottenuto, quindi può essere soddisfatto di se stesso. Ma se il Sé ideale, cioè l’idea di persona che ci piacerebbe essere, è troppo esagerato, si creano problemi di autostima. Riprendendo l’esempio di prima invece di esserci una valutazione soggettiva positiva, il bambino si sente molto scontento e insoddisfatto perché avrebbe dovuto a tutti i costi arrivare primo dando agli altri anche un buon distacco. L’autostima quindi scaturisce dai risultati delle nostre esperienze confrontati con le aspettative ideali. Se dai genitori arrivano sempre dei messaggi molto richiedenti, di perfezionismo, di successo si formano un Sé ideale e degli standard di comportamento ideale che possono causare grande insoddisfazione.

Considerazioni evolutive e componenti dell’autostima. Il concetto di sé evolve con l’età, nel senso che si sviluppa e si differenzia con l’aumentare delle esperienze, con le interazioni, con i successi e i fallimenti. Con il susseguirsi di queste esperienze di apprendimento i bambini avvicinandosi all’adolescenza, cominciano a sviluppare una autostima sempre più differenziata, specifica per ogni ambito.

L’autostima familiare si differenzia per prima rispetto all’autostima generale. Il bambino vive tra adulti che si prendono cura di lui, lo educano, lo proteggono. I comportamenti e gli atteggiamenti, i messaggi e le informazioni che il bambino riceve dai genitori, e poi da nonni, zii, ecc…, cioè dalle interazioni sociali più rilevanti, hanno un ruolo determinante. Il bambino introietta ed elabora quello che il mondo gli comunica su se stesso, interiorizza le opinioni che gli adulti hanno nei suoi confronti e cominciano a considerarle realtà indiscutibili. Frasi come “Non sei buono a niente”, “Non ti interessa proprio niente”, “Non porti mai a termine niente” vengono considerate dal bambino tanto più importanti e veritiere quanto più gli provengono da persone per lui significative, che costituiscono i suoi punti di riferimento per tutte le altre informazioni; questi messaggi vengono conservati poi per il resto della vita influenzando tutte le nostre esperienze.

Il bambino quando è accettato e compreso dagli adulti che si occupano di lui, sviluppa un senso di adeguatezza che tende ad essere generalizzato alle altre situazioni che si presentano nel corso dello sviluppo.

Le Relazioni Interpersonali, la competenza di controllo sull’ambiente,  il successo scolastico, l’emotività e il vissuto corporeo sono molto importanti per lo sviluppo dell’autostima  e sono componenti che influiscono in egual misura rispetto alla formazione dell’autostima globale, anche se bisogna notare che alcune dimensioni possono avere livelli diversi di importanza a seconda della persona. Tutte e sei le dimensioni dell’autostima sono differenziate già all’età di 8 o 9 anni, ma ci possono essere variazioni tra i vari ambiti che aumentano apprezzabilmente dopo i 13 anni. Dopo questa età solo esperienze molto forti possono far cambiare tendenza allo sviluppo dell’autostima.

Tornando alla dimensione familiare bisogna sottolineare che quando cresciamo e gli adulti significativi nella nostra infanzia (genitori, nonni, insegnanti, ecc…) non sono più realmente vicini a noi, continuano a trasmetterci i loro pareri, i loro giudizi, attraverso il nostro dialogo interno, che sentiamo come fosse la nostra voce che ci ripete esattamente quello che ci sentivamo dire molti e molti anni prima. Attraverso questo processo da adulti trattiamo noi stessi, i nostri sentimenti come ci hanno trattati da piccoli e ci prendiamo cura di noi stessi e ci vogliamo bene tanto quanto gli altri si sono presi cura di noi e ci hanno voluto bene.

L’autostima sul lavoro. Come si manifesta e come influisce sulle nostre prestazioni

Soprattutto sul lavoro se il nostro dialogo interno è troppo giudicante, autodenigratorio e richiedente (“Devo essere perfetto”, “Non devo mai sbagliare”, “Sono il solito sbadato”, “Non capisco niente”, ecc…) i sentimenti che proviamo nei nostri confronti sono immancabilmente negativi, di insoddisfazione e di pessimismo: richiedere a se stessi la perfezione o considerarsi una nullità sono ai due estremi di un continuum, ma hanno la stessa conseguenza, cioè quella di farci sentire inadeguati, sempre sotto pressione, sempre alla ricerca di prove.

Anche se la stima degli altri nei nostri confronti è molto importante, se siamo alla ricerca continua di approvazione o se l’approvazione da parte degli altri viene a mancare la nostra autostima si riduce e possono venire a mancare motivazione e aspirazioni. L’autostima infatti incoraggia all’autopotenziamento. La stima e la fiducia in se stessi permette di prendere decisioni da soli e di mettersi in relazione con gli altri in un rapporto di parità e uguaglianza. Credere in se stessi aiuta le persone a superare momenti difficili e di scoraggiamento e accettarsi per quello che si è, con pregi e difetti, ci permette di non fare a noi stessi richieste inadeguate ed esagerate.

È importante avere la capacità di notare le proprie qualità, le proprie competenze ed esprimerle “a voce alta”, ma non per fare confronti con gli altri e sminuirli, ma per apprezzarsi onestamente. Bisogna credere in se stessi per primi se vogliamo che anche gli altri lo facciano.

 

Caratteristiche della persona con una bassa autostima

v      Tende ad essere passiva e sottomessa nell’adattarsi a richieste e a pressioni dell’ambiente

v      Prova spesso senso di inferiorità, timidezza, senso di inferiorità mancanza di autoaccettazione

v      Ha frequentemente manifestazioni d’ansia, depressione, disturbi psicosomatici

v      Tende ad essere solitaria e ad avere difficoltà nello stabilire rapporti di amicizia

v      Ha difficoltà a resistere a pressioni sociali

v      È più propensa a rimanere zitta piuttosto che manifestare il proprio dissenso e se la prende molto se viene criticata

v      Tende a non farsi notare quando si trova in gruppo ed è estremamente raro che assuma la posizione di leader

v      Dà scarsa rilevanza ai giudizi positivi che riceve dagli altri, rimanendo focalizzata sui propri difetti reali o immaginari

v      Tende ad essere eccessivamente attenta ai propri difetti quando parla con altri

La fiducia in se stessi appare quindi fondamentale per riuscire negli ambiti a cui teniamo e nella vita in generale.

All’interno dell’ambito lavorativo l’autostima dà il coraggio per confrontarsi con idee e concetti nuovi, per affrontare un cambiamento, per rafforzare l’impegno per raggiungere nuovi obiettivi. La mancanza di autostima rende invece inattivi, apatici e toglie la motivazione alla crescita.

La stima di sé nel lavoro può dipendere: dalla sensazione di gestire gli eventi e avere un certo controllo delle situazioni, soprattutto quelle che ci riguardano direttamente; dalla capacità di realizzare i propri obiettivi; dalla sensazione di sentirsi utili ed importanti per il successo collettivo; dallo svolgere il proprio lavoro senza dover rinunciare ai propri valori personali.

caratteristiche della persona con alta autostima

 

 

 

 

 

 

v      Tende ad assumere una posizione attiva e assertiva in occasione di richieste provenienti dal mondo esterno

v      Prevale in lei un senso di auto-accettazione, orgoglio, rispetto di sé

v      Manifesta una certa dipendenza anche nelle situazioni di maggior pressione sociale

v      Tende a godere di una certa popolarità tra colleghi e conoscenti

v      Ha fiducia nella propria capacità di affrontare le situazioni

v      Raramente prova uno stato di ansia intensa

v     Ha la capacità di far fronte all’eventuale giudizio negativo degli altri

La stima di sé, come abbiamo precedentemente notato è un comportamento appreso, quindi possiamo pian piano apprendere dei comportamenti nuovi, degli atteggiamenti diversi, dei modi di pensiero diverso, cercando di lavorare anche sul proprio dialogo interno.

Un’ulteriore considerazione da fare è rispetto alla correlazione tra bassa autostima e stress sul lavoro. Se si ha una alta autostima, si è più preparati a prevenire gli aspetti negativi dello stress. Ad esempio, abbiamo meno probabilità di rimanere stressati dal comportamento troppo critico e puntiglioso di un collega o di un superiore, se abbiamo un certo grado di fiducia in noi e nelle nostre capacità. In ogni caso riusciamo ad affrontare una situazione problematica con molta più difficoltà se abbiamo poca stima di noi stessi. È anche vero che a volte la bassa autostima può essere conseguenza dello stress. Più eventi negativi si verificano sul lavoro più abbiamo la tendenza a considerarci degli incapaci  e ad addossarci la responsabilità. Più ci consideriamo incapaci è più aumenta lo stress, alimentando in questo modo un circolo vizioso molto dannoso.

Esistono vari modi con cui si arriva ad avere o a consolidare un basso livello di autostima; i più comuni sono i pensieri negativi su se stessi (“Altri sono più bravi di me”, “Io ho un brutto aspetto”), le aspettative irrealistiche su se stessi, il bisogno di approvazione, l’autosvalutazione, la bassa tolleranza alla frustrazione, lo scarso autoapprezzamento, la scarsa aspirazione al successo l’incapacità di farsi valorizzare dagli altri e di influenzare gli altri.

All’interno dell’ambiente di lavoro esistono tre fonti principali di autostima: il successo nel raggiungimento dei propri obiettivi, l’affiliazione con altre persone e la possibilità di esercitare una certa influenza su coloro che vi circondano. Se nell’ambito professionale la vostra autostima ha bisogno di essere incrementata, può essere utile identificare degli obiettivi e lavorare intensamente per raggiungerli. L’affiliazione nell’ambiente di lavoro implica il ricevere supporto, dare il proprio contributo al lavoro di gruppo e stabilire relazioni basate sulla cordialità e la cooperazione. Più collaboriamo con gli altri più i nostri contributi hanno modo di essere apprezzati; rendendoci disponibili nell’aiutare i colleghi, senza aspettarci qualcosa in cambio, potremo ricavarne un senso di soddisfazione e appagamento. Per alcuni poi diventa particolarmente gratificante avere la possibilità di esercitare la propria influenza sugli altri, fornire suggerimenti che influenzino positivamente il corso degli eventi; questo aiuta a sentirsi più realizzati sul piano professionale, con notevole vantaggio per la propria autostima.

Modi di sviluppare l’autostima

 

 

Che cosa si può fare per migliorare la propria autostima e quindi il proprio stile di vita? Innanzitutto prima di intraprendere qualsiasi “attività” ci dovrebbe essere una presa di coscienza riguardo a se stessi, una riflessione molto utile a chi ha una bassa autostima:

¨      Come mai mi comporto in questo modo?

¨      I miei pensieri negativi diventano convinzioni e fatti concreti

¨      Posso scegliere di continuare in questo modo o di proseguire in modo più positivo

¨      La bassa autostima è una profezia che si auto-avvera: credo che non riuscirò a fare una cosa, per cui non ci riuscirò davvero

¨      Spetta a me cambiare la mia vita

¨      Io posso compiere delle scelte: aspettare che il mondo si accorga di me o andare incontro al mondo

¨      Posso accettare il fallimento come parte integrante del successo

¨      Posso abbattermi o affermarmi.

Per migliorare la nostra autostima possiamo iniziare a fare delle cose che per alcuni possono sembrare futili, ma che fanno parte del saper prendersi cura di se stessi e dei propri bisogni.

Concedersi dei vizi: un buon pasto, un bagno rilassante, fai una pausa, ascolta la tua musica preferita, fai un sonnellino, fai ginnastica, divertiti, cerca la compagnia di una persona positiva, programma una giornata equilibrata, con traguardi realistici. Realizza qualcosa di piccolo o grande ogni giorno.

A lungo termine è importante: riconoscere i tuoi diritti, considerare i propri bisogni; esprimere le tue sensazioni e le tue opinioni; essere assertivo nella tua vita; curarti di te stesso fisicamente ed emotivamente; affermarti, riconoscere le tue qualità e realizzazioni e ricordarti che è un bene vantarsi un po’; aspettarti il successo; essere te stesso e vivere la tua vita come vuoi, non come pensi che gli altri si aspettino che tu faccia; lasciare andare le cose che ti frenano nella vita, come ad esempio i pensieri e le cose materiali; accettare i tuoi limiti, stabilire dei traguardi; programmare il tuo tempo –lavoro e riposo- e trovare un equilibrio tra le due cose; godere di ogni momento.

Standard ideali: è importante riconoscerli per poterli modificare

Inizialmente gli standard per il nostro comportamento sono stabiliti dagli altri: sono i genitori che definiscono ciò che va bene e ciò che non si deve fare; segni di lode da parte dei genitori verso specifici comportamenti li rinforzano e ci inducono a ripeterli; quindi il bambino se è trattato dagli altri in modo positivo ed è rassicurato sul fatto di essere apprezzato e amato, potrà sentirsi bene con se stesso.

Durante l’età scolare sono gli insegnanti che cercano di dare degli standard, quindi diventano importanti altre performance: dare la risposta esatta, finire subito il compito, ecc….

Quando i bambini cominciano a formare la loro cerchia di amici, questi influenzano le loro idee sull’adeguatezza o meno di alcune performance particolari. Si incomincia a valutare se stessi anche in base al confronto con gli altri. Diventa importante non una lode, né un successo, ma il non essere inferiore ad una abilità degli altri.

Sottoposti a tutte queste influenze esterne i bambini interiorizzano una serie di standard.

Capita quindi che una autostima bassa sia causata da standard molto alti, irraggiungibili. L’esperienza sarà quella di frequenti fallimenti e rari successi. Per questi casi si cerca di modificare gli standard.

Standard irrealistici e Sé ideale

 

 

 

 

Capita che dei bambini molto dotati considerino un singolo errore come un fallimento; le loro grandi capacità sembrano giustificare  la convinzione che se ci si mettessero d’impegno potrebbero essere perfetti. Oppure ci sono dei genitori che danno un peso eccessivo ai risultati ottenuti dai bambini, così che creano in loro aspettative irrealistiche e vertiginose contribuendo a formare un Sé ideale che si discosta però troppo dal Sé reale, causando insoddisfazione. Per questo è importante individuare la fonte degli standard irrealistici.

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Post n°1 pubblicato il 25 Novembre 2005 da consulentpsicologico

Quando ci sentiamo soli e disorientati, non ci capita con facilità di essere ascoltati davvero. Il counseling è l'arte dell'ascolto si occupa dei problemi sociali e personali dell'individuo:     

Cambiamenti improvvisi del prorpio stile di vita che provocano, stress, ansia, dolore, insofferenza (lutti, abbandoni, separazioni, malattie, problemi scolastici o sul lavoro, nascita di un figlio, pensionamento, menopausa...);

Incertezze e paralisi difronte a scelte importani da operare;

bisogno di riflettere sugli aspetti della prorpia vita finora trascurati;

necessità di sostegno, ascolto e comprensione per recuperare se stessi ed i propri reali bisogni...

Vuoti esistenziali e mancanza di stima di sè!

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

I miei Blog preferiti

 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Ultime visite al Blog

giuliocrugliano32VEDO.TUTTORossi92gsanti1955aiacemamariomancino.mdolceindia54sabinacabellonoieloyogaLynette68kavita85tinity5giovanni80_7peppe380stanislao67
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963