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O il torneuccio di club o niente


Nel mio piccolo circolo di periferia si è diffuso un brutto morbo: la torneite. È una malattia subdola che porta i soci a giocare sul serio e al massimo delle proprie possibilità solo se in palio c’è qualcosa. Fosse anche una terribile targa offerta da questo o quello sponsor.  Quando si gira in gara, massimo rispetto delle regole, concentrazione maniacale, cura dei particolari. Se, invece, si va per 9 o 18 buche in amicizia, si può fare tutto. È così che si rimettono in gioco palle finite fuori limite, si molla una buca perché si finisce in bunker, si accorciano i par 5, magicamente trasformati in par 3 e via di questo passo. Negli altri sport non accade. Due amici che giocano a tennis tengono il conto dei game con attenzione anche se in palio non c’è nulla. E non ditemi che sarebbe divertente una partitella di calcetto, basket o volley senza punteggio. Perché nel golf non è così?