ORDINARIA FOLLIA

90° MINUTO!


Che ci vuole a partire male una giornata, già facendo marcia indietro per uscire dal garage ti accorgi che tutto comincia al contrario. Ti devi pure guardare le spalle prima di farlo. Non si sa mai.Magari capita, come a me, di doversi recare all’ospedale per accompagnare qualcuno a fare un controllo oculistico e si capisce come va il mondo. Intanto sono fortunato a trovare una seggiola per me e il mio accompagnato. Ore 8.10. Meglio arrivare prima, che non si sa mai potremmo fare subito e recuperare il resto della mattinata, parcheggio a culo e disco orario, parte il tempo 90 minuti come la partita. Illusi.Per quanto si possa giocare d’anticipo, c’è sempre chi si è alzato prima di te ed aspetta al varco. Poi arrivano infermiere e caposala, 8.30 abbondanti (sia di orario che di stazza), dovevi capire da solo che ti devi registrare e farti dare il numeretto (neanche un segnale o un suo cenno sbiadito ad avvertirti), come al supermercato ma senza carta fedeltà, senza sconti e nel frattempo che capisci, altre cento persone ti sono passate avanti. Fortunatamente hai il tuo posto a sedere, un vecchio vicino dorme, già conosce i tempi biblici di un semplice esame e riposa beato. Il dottore ancora deve arrivare.Ore 9 e qualcosa, arriva il dottore, con la sua ventata di fragrante profumo regala un sogno di pulito alla sala e un pò di respiro anche a me. Una coppia, marito e moglie arriva piano piano, quasi sui pattini tanto l'impercettibile movimento di piedi. Lei sulla sessantina, alta e capelli gonfi, stivali di pelle, gonna marrone, giacca di marca poco imbottita e sguardo alto. Puzza sotto il naso. Lui un pò più alto, scarpe marroni stringate, pantaloni di tessuto beige dello stesso punto di colore del cashmere sopra, giacca di velluto marrone a costine e soprabito. Grossi occhiali a goccia neri e bastone in culo pure lui. Passa la caposala, si salutano, entrano i coniugi, 5 minuti, esce lei, 15 minuti esce lui. Ringraziano alzando i palmi delle mani e se ne vanno.E’ il turno del mio amico, le 10, calma è solo per mettere le gocce per dilatare l’iride, poi di nuovo ad aspettare. Un momento, il disco orario, via di scorsa a spostare l’orario, rientro, colazione al bar per mettere qualcosa sotto i denti, che ancora non avevo usato, caffè al volo, lingua scottata e via. Non c’è più posto a sedere.Alle 10.40 richiamano il mio amico, era trascorso troppo tempo e hanno dovuto rimettere le gocce, io aspetto in piedi. Si liberano tre posto, io il mio amico e una signora napoletana con la bambina in braccio che mi chiedono permesso e siede di fianco.Si volta e mi dice:”Aspettate da molto?” E io:”Dall’inizio, da stamattina alle 8”. Lei:”Ma non c’è un tabellone dove si indicano i numeri del turno di chi tocca?”.”Signora, se ci fossero, come farebbero poi a far passare i loro amici?”. Faccio io.”Mamma mia, è questa l’Italia, siamo proprio italiani”. Rispose.Le 11. Chiamano il mio amico, entra. Lo aspetto e lo vedo uscire alle 11.30. Avanti un altro, avanti il prossimo.Finalmente fuori faccio:”Cosa ti hanno detto tutto questo tempo?”.Lui:”Ho la retina lacerata, devono operare con il laser, ma oggi ERA TARDI, DEVO RITORNARE DOMANI”.Andiamo a prendere la macchina, un foglio svolazza sotto il tergicristallo, l’ausiliario prontamente aveva compilato il verbale. 10 minuti fa erano scaduti gli ultimi 90 minuti.