Harvey the Pooka

CHE ORE SONO?


 
 Che ore sono? Non voglio saperlo. Le ore in cui si aspetta non hanno la durata del tempo quotidiano. La loro misura non e’ quella di un pendolo che oscilla regolare, ma quella di un cuore che batte, a spasmi e inciampi. il tempo dell’attesa ti circonda, ti avvolge interminabile.E’ come navigare in un mare di cui non si vede la fine.Chi sto aspettando? Che importanza ha? Un amante, un marito, un figlio o un medico con un verdetto, un assassino con il coltello, forse uno sconosciuto. L’importante e’ che io ora vivo in questa parte dell’universo, nel pianeta dell’attesa, separato e diverso dal pianeta di chi non aspetta nulla e nessuno.E la mia ansia, il mio cuore, i miei pensieri impazziti non si calmeranno finche’ non sentiranno una voce in strada …e i passi salire le scale, e una mano aprire la porta e…..tutti apettano nella vita, e’ vero. ma ci sono persone, soprattutto noi donne…che non fanno altro che aspettare. Ogni ora e ogni giorno. Perche’ accettare la responsabilita’, l’amore, l’affetto, l’attenzione, la solidarieta’ vuol dire fare parte di questa schiera dannata. Quelle e quelli che stanno alla finestra nella notte, il ridicolo dolce esercito di quelli che aspettano.Aspettiamo senza riuscire a pensare ad altro, spesso cercar rifugio in un libro o in una musica. Ogni squillo di telefono ci fa tremare il cuore, ogni voce vicina ci inquieta: ed e’ nuovo dolore, non e’ questa la voce, non e’ questo il volto che aspettavamo. E odiamo chi e’ colui o colei che aspettavamo.C’e’ follia in questo? Si c’e', spesso. Si puo’ aspettare qualcuno che ha bisogno di noi o che noi crediamo abbia bisogno di noi, oppure di cui in fondo abbiamo bisogno. Noi crediamo, si. la nostra e’ una fede che conosce una sola preghiera, un solo tocco di campanella…quante attese, quante.L’attesa di un segno dentro di me, di qualcosa che stava per nascere. aspettare un cenno, una telefonata da un paese lontano o vicino, alzarsi in piedi, camminare, cercare di dormire, gridare, piangere.Certo, qualcuno ha aspettato anche noi, e forse non ce ne siamo mai accorti. Mentre credevamo di essere gli unici abitanti del mondo dell’attesa c’erano altri che attendevano noi.E noi non conosceremo mai il dolore del suo tempo i suoi pensieri, ma possiamo immaginarli, erano uguali ai nostri.Ora che aspetto, ringrazio tutti voi che mi avete aspettata con affetto e ansia, vi chiedo perdono perche’ non me ne sono accorta.E quanti ritorni, pieni di frasi assurde e crudeli …A volte penso: e’ tempo perso questo aspettare? O e’ il tempo necessario e prezioso, il prezzo che dobbiamo pagare all’affetto, alla cura, alla fratellanza?E qualcuno di voi forse ha conosciuto il tempo peggiore dell’attesa, quello che si mescola alla paura?..In questa notte normale.. quando non vorresti, ma piangi .. non vorresti, ma un pensiero doloroso ti assale per chi aspetti? Perche’ non senti la mia attesa? Sospesi nel nostro desiderio egoista di spegnere il nostro dolore, mentre gli altri sono felici. e poi il cuore si placa…fino a domani, forse.Ma chi aspetta davvero e’ vivo, aspetta sempre con amore, con un eccessivo sprecato, indicibile, ridicolo amore.Aspettera’ sempre e gli sembrera’ di non aver fatto altro, giorno dopo giorno. Che i momenti in cui aspetta, la quotidiana normalita’, non siano che un istante sospeso nel grande tempo dell’attesa… una lampada in una notte tempestosa .. interminabile come questa..e forse ….I suoi passi? Sono i suoi passi?( paragrafo Attesa dal libro "Le Beatrici" di Stefano Benni )