Harvey the Pooka

ANGEL:una mia chiave di lettura


 Nella casa dove vive un gatto nero non mancherà mai l'amore(Credenza inglese)
    Il film potrebbe essere erroneamente interpretato basandosi su un equivoco iniziale, legato alla persona autrice della novella da cui è ispirato: il film è basato, infatti, su una novella scritta da Elizabeth Taylor la quale, però, nulla ha a che fare con la celebre attrice (si tratta di un mero caso di omonimia). In questo errore sono incappata anche io anche se, per alcune ingenuità della trama, il racconto legittima ampiamente l'errore. Il film narra la storia di una ragazza - ANGEL - che punta a divenire una celebre scrittrice e che, travolta da questa sua ambizione, si trova a recitare tutta la sua vita, fino quasi alla fine; non vive, quindi, ma racconta la vita che immagina. Il personaggio della scrittrice giganteggia per tutto il film, come fosse una sorta di grandiosa Rossella O'Hara o, addirittura, un'eroina dei romanzi delle sorelle Bronte o, persino, il personaggio di Josephine March nel libro Piccole Donne. La scelta del regista, credo, dà ampio spazio a questa volontà di grandezza e celebrazione del personaggio di Angel, un essere umano che sogna e che finisce per essere divorato dal sogno stesso, che è l'arte che vorrebbe esprimere: i velluti, gli ambienti, tutto è rappresentato al limite tra il fiabesco e l'onirico e finisce per richiamare, nel nostro immaginario, le figure delle grandi principesse dei cartoon, da Cenerentola a Biancaneve, da Anastasia alla Bella addormentata, fino ad arrivare a Belle: ci sono tutte! (in questo sembra aiutarci anche un brano della colonna sonora, che rimanda proprio a "La Bella addormentata").C'è il sogno infranto nel sogno, c'è una realtà al limite del verosimile, c'è l'arte rappresentata nelle sue forme dicotomiche; eccesso di realtà e fuga da essa finiscono con il coincidere. Poi ecco che, a riportarci sulla terra, compare, quasi per caso, un gattino bianco (che, nella tradizione britannica, è il corrispondente del nostro gatto nero, quale simbolo di sventura). Quindi: tutto quello che è stato - o il sogno a cui si è creduto, o la realtà che si è sognata - tutto questo, con l'apparizione del gattino bianco in due momenti cruciali del film, vuol dirci solo una cosa. Ma non mi va di anticiparvi la fine del film: vi dico solo di prestare parecchia attenzione al gattino; sembra sciocco, ma il film riesce ad essere letto bene solo attraverso questo piccolo felino. Non è un film che parla di amore, nè è un film che racconta rapporti tra persone e che intende descrivere un mondo reale (è più vicino ad una fiaba). Ma è un film di assoluta celebrazione dell'arte, incarnata dai due protagonisti principali (la scrittrice Angel ed il marito pittore), dove - torno a ripeterlo - solo un gatto bianco farà uscire fuori certe verità e definirà il percorso narrativo di tutta l'opera. L'unica forma di amore vero presente nel film è quella che la protagonista riconosce, alla fine, nella devozione della sua segretaria-poetessa la quale ne rappresenta quasi l'immagine speculare: forse, è come sarebbe stata Angel stessa se non fosse stata preda di un modo particolarmente devastante di vivere l'arte. Un film che gioca parecchio sul simbolico e sulla sua interpretazione. Grazie a Dolce e a "goloso" che hanno condiviso con me la visione del film.HARVEY
  Vedere un gatto bianco di notte porta sfortuna(superstizione americana o - più in generale - del mondo anglosassone)