Harvey the Pooka

RE IN FUGA la leggenda di Bobby Fischer


"L'hanno definito in tanti modi- inaffidabile , istrione,  buffonesco, geniale,  offensivo, paranoico, cattivo,  infantile-,ma  in verità è stato soltanto  un maestro della rinuncia o un asceta improbabile .Strano paradosso.Ti blindi dentro  un'ossessione per evitare gli altri e aggirare  la Storia e ti ritrovi proprio al centro della scena, sotto  gli  occhi di tutti".(Vittorio Giacopini , da  "Re in fuga)
  Commento Inviato da vittoriogiacopini il 21/02/08 @ 17:21 via WEB diretto al mio Blog Visto che siete stati così gentili e attenti da accorgervi del libro, beh, il libro è uscito (ma si chiama Re in Fuga). Spero vi piaccia. Grazie Vittorio per avermi segnalato l'uscita del tuo libro: io non solo mi  ero accorta del  libro, ma lo  attendevo con ansia. Stasera avrò modo  di iniziarne la lettura e poi, magari, ti dirò che ne penso. Per ora ne segnalo anche io l'uscita - qui sul mio Blog - sperando, in questo modo, di incuriosire chi si trovasse a passare di qui, proponendo la lettura di un libro che narra un'ossessione , percorrendo  la vita del più impenetrabile genio degli scacchi!HARVEYA seguire riporto la  presentazione del libro   Presentazione del  libro (dalla seconda  di  copertina)  "Tra i grandi campioni, Fischer è praticamente l'unico che non accetta i termini della sfida imposti in modo ricattatorio dalla storia e li ribalta completamente, senza remore." Bobby sembra aver racchiuso nella sua vita, nei suoi gesti clamorosi, nel suo lunghissimo silenzio, l'essenza stessa del gioco più intelligente e violento che esista. Diventato, dopo la famosa vittoria contro Spassky, l'"eroe americano" per eccellenza, Fischer era l'uomo più irregolare che si possa immaginare. Eccentrico, ribelle, figlio di una donna spiata per anni dall'Fbi per sospette attività antiamericane, la sua vita fu più emozionante di qualsiasi romanzo, ma anche la più esposta ai luoghi comuni, alle formule falsamente ammirative e agli insulti altrettanto stereotipi: il genio maledetto e il rinnegato, l'eroe della guerra fredda e il traditore. Frasi fatte che non si acquietarono neanche quando il campione decise di ritirarsi dal mondo sigillandosi nell'impenetrabile silenzio di Reykjavik, dove con l'ultimo rifiuto si è sottratto alle cure lasciandosi morire. Il racconto di Giacopini tenta l'ardua impresa di restituire a Fischer le sue ragioni e lo fa attraverso la ricostruzione di un'intera epoca e della tormentata personalità di un artista, dagli esordi nella Brooklyn degli anni Cinquanta alla fin troppo simbolica reclusione tra i ghiacci islandesi. Uno specchio dove il mondo chiuso e autoreferenziale degli scacchi e quello paranoico, lucidissimo, di Bobby diventano il nostro. UNA NOTA DALL'AUTORE: Avevo chiesto oggi a  Vittorio Giacopini due righe di introduzione al suo libro e poco fa me le ha mandate.Di questo lo ringrazio .Ve le riporto di seguito: "Il libro, cara gabriella, è il racconto di un'ossessione, la descrizione di un'epoca e di un rifiuto, una spiegazione di me stesso parlando d'altro. Insomma è un libro, non un manuale o una biografia.ciao e salutivittorio"