ellouin84

Post N° 151


C' era una volta un simpatico e bellissimo ragazzo di nome Ellouin, che doveva andare a Ferrara per studiare Laboratorio di Sistemi Operativi con i suoi amici CicinaPasticcina ed Ermenego, altrettanto simpatici ma un po' meno belli. Avendo orari un po' particolari il nostro Ellouin, che doveva essere a casa della CicinaPasticcina per le 15.30 ma che alle 15 era ancora a tavola, finito il pranzo ed esternata la sua soddisfazione con un simpatico rutto al prosciutto crudo e yogurt alla fragola si avvia balzellon balzelloni verso la Stilo 1.6 16 valvole bianca a macchie grigio-nere che stava sotto il suo gazebo. Nel breve tragitto dalla porta alla macchina però, non può fare a meno di notare i nuvoloni neri, brutti e cattivi che si addensano all' orizzonte. Dato che, come è noto, Ellouin è poco fur... ehm, un ragazzo ottimista, decide comunque di partire, "che tanto, ora che comincia il temporale, io sarò già bello che arrivato... e poi, due gocce non mi fanno mica paura a me, sono un figo io". Il nostro simpatico (e sempre bellissimo) amico si avvia dunque verso la sua meta sgommando allegramente e canticchiando So What dei Metallica, finchè, dopo otto o nove chilometri, nota che la Stilo a macchie grigio-nere comincia a sbandare colpita da raffiche di vento a 400-500 km/h e pioggia fiiiiiiiiiiiiiiiiiiitta fitta fitta. Subito comincia a pensare che la Rossonia, che è la strada che sta percorrendo, è quasi interamente fiancheggiata da alberi, e che se non vuole fare la fine della zucchina è meglio che si trovi un posto dove parcheggiare nell' attesa che l' Apocalisse finisca (possibilmente in uno di quei rari tratti senza platani). Procedendo stoicamente a 20 chilometri all' ora, schivando rami, tegole e bambini che volavano, il nostro beniamino arriva finalmente davanti al cancello di una villetta e pensa "oh, ades am met chi, e se quel c' al sta chi al g' à d' il stori, ch' al viena a dirmal!" ma poi nota che altri due automobilisti hanno avuto la stessa idea, e decide di proseguire altri 2 o 300 metri in cerca di un altro spiazzo, onde evitare di doversi fermare proprio sulla strada. Il coraggioso Ellouin allora ricomincia la sua ricerca ma, dovendo passare sotto un' altra fila di alberi, cambia idea dopo 50 metri, dato che una decina di rami grossi come il suo braccio, cadendo sulla macchina, gli avevano detto che secondo loro era meglio tornare indietro. Quindi, tutto contento perchè non aveva mai fatto 50 metri in retromarcia su una strada provinciale, decide che magari può anche parcheggiare nello spiazzo di prima, perchè anche se gli tocca stare per metà sulla strada e attaccare le quattro frecce, di lì probabilmente non passerà nessuno, perchè l' unico deficiente che se ne va in giro col diluvio universale è lui. Dopo quaranta giorni e quaranta notti, quando finalmente l' ira degli dei sembra essersi placata, decide di scendere dalla macchina e vedere se anche gli altri due compagni di sventura sono sopravvissuti. Dopo una simpatica conversazione in siculo-ferrarese i nostri eroi si rendono conto di essere bloccati in mezzo alla giungla: sia davanti che dietro di loro la strada è sbarrata dai rami degli alberi, ed essendo questi rami inquietantemente simili ai tronchi, probabilmente in tre sarebbe stato difficile spostarli. Fortunatamente si trovava a passare di lì Mosè, il simpatico autotrasportatore che scarrozzava la sua bella cisterna di latte (quello della Lola) su e giù per le lande ferraresi (il nome l' ho letto sulla targhetta luminosa che alcuni camionisti mettono nell' abitacolo). Rimediata miracolosamente una corda, legati i tronchi e liberata la strada con il tir, i nostri salutano il padrone della villetta che aveva ospitato le loro ultime vicissitudini promettendo che sì, ok, gli avrebbero offerto una cena di pesce per sdebitarsi, visto che insistiva tanto, ma adesso dovevano proprio andare. Ellouin, che nel frattempo, dopo aver ricevuto n chiamate da suo padre ed aver sentito cadere la linea n volte, era finalmente riuscito a parlarci, decide allora su consiglio del suddetto genitore di tornare indietro e fare la superstrada, che almeno non è alberata. Alla fine, schivati abilmente un altro paio di rami arrivati pure lì, il nostro eroe arriva finalmente dalla Lisa... bagnato, stanco, sudato ma sempre bellissimo, e soprattutto salvo. (oh, il finale fa schifo, ma essendo arrivato fino lì solo per studiare Sistemi Operativi, direi che non poteva essere altrimenti)