Maria Fabbricatore

A MARIA FABBRICATORE Di Dante Maffia


 A MARIA FABBRICATORE Rileggo i tuoi versi dopo una lunga immersionenelle acque di parole che non sannodella mia pena d’uomo che trascinafurori e avversità come trofeiper non piegarmi al ludibrio delle menzogne. Ne sento la traccia divina e fremoper il dono e sono mortificatoper non aver saputo cogliere all’istantela tenerezza d’un gesto che mi dava sensoe dava senso al mio cammino che sempre più sbanda a povere mete e moltiplica quadrivi e si afferra a nuvoledistratte dai temporali. La nostra terraè sudore e arcobaleni: non bastanoper pareggiare il conto, e le rondini sono offese. Lo so, dovevo moltiplicareinvece le energie e divellere le siepialte, e coinvolgere gli ardori delle fiumare.Ma sono sempre più misera cosa che arrancaper gli altari distrutti dai barbari, per raccogliere cocci e scheggedi fulgori antichi. No, non serve custodire le reliquie dei padrie farne poesia; bisogna armarsi di infide baionette,rompere il gelo del potere per farnenuovi orizzonti. Basta con la morte. Tu, Maria, dovrai guidare i gabbiani verso le torri dei nemici,e io Pitagora, Tommaso e Gioacchinosenza più riguardo a niente e a nessuno.Distruggere, azzerare. E finalmenteessere Calabria senza catene e confini.