Riflessi di me

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Durante queste prime settimane, dalla sua morte, ogni mattina al mio risveglio mi aspetto di trovare i vetri delle finestre fracassate, le pareti della nostra camera demolite, la cittą intera persa nell'eco insensasato delle vibrazioni della sofferenza. Invece trovo solo me stessa, che tremo raggomitolata sotto una fortezza di coperte.Quando lui era in ospedale, mi alzavo tutte le mattine prima che suonasse la sveglia, resa frenetica dall'attesa e dalle false speranze, e misuravo a piedi nudi il pavimento freddo prima di passare in cucina e ingollare un'infinitą di caffč mentre preparavo la colazione per i bimbi. Ma ora la mia mano appesantita si allunga per due o tre volte verso il pulsante della sveglia, mentre sprofondo di nuovo in torbidi oceani d'incoscenza sognando una spalla in cui nascondere il viso.