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Messaggi di Gennaio 2019
Post n°127 pubblicato il 22 Gennaio 2019 da hommelibre10
Il mondo sta cambiando, veniamo da due secoli di urbanizzazione, la città come incontro, opportunità, euforia, conoscenza, liberazione... ma io sono in città da un mese e ho solo voglia di sprofondare in me stesso, di stare in casa a leggere o scivere qualcosa sui social, la città non ispira più la vita reale frenetica e liberatoria ma quella privata e virtuale, eppure le città sono molto più belle di 40 anni fa quando sono emigrato per la prima volta a Torino ma la bellezza esteriore non c'entra con i bisogni interiori. La storia è un continuo e sorprendente paradosso. Per fortuna c'è l'arte come anticipazione, questa canzone di Gaber, Il ragazzo della via Gluck di Celentano ed altre in qualche modo ci misero in guardia. Il mondo sta cambiando ma non sappiamo ancora come.
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Post n°126 pubblicato il 20 Gennaio 2019 da hommelibre10
Ho visto l'ultimo film su Van Gogh, è un film che rende lidea, Vincent è un mistico che trova nell'arte il sublime che i santi trovano nell'incontro mistico con Dio. L'arte riempie ogni vuoto dell'anima, la materia osservata e riprodotta non è più materia, è puro spirito, emozione, sguardo sull'infinito. Ma la santità è anche dolore, follia, estraniazione dal mondo, emarginazione, ghetto, stigma, insulto. E Vincent Van Gogh li prova tutti, più è intenso è il dolore, più intensa è l'estasi e la consolazione dell'arte. Come un mistico e un ispirato ha il senso della sua missione, se Dio gli ha dato il dono della pittura vuol dire che dipingere in quel modo è il suo compito sulla terra e non importa la sofferenza e l'incomprensione che ne deriva, se non vende un quadro è "perché sono nato troppo presto, dipingo per le future generazioni", c'era un altro uomo, un filosofo, suo coevo, che scriveva come un artista e che aveva la stessa percezione di sé: "Sono venuto troppo presto", aveva scritto, quel filosofo era Neatzsche e come lui andava in giro per l'Europa in cerca di ispirazione e conobbe l'orrida esperienza del manicomio. L'angoscia dell'artista incompreso che sa di dover fare una rivoluzione a costo della sua salute mentale, è un dramma ricorrente del secondo Ottocento, l'età cosiddetta del Decadentismo. |
Inviato da: MalinconieSublimi
il 12/03/2022 alle 21:24
Inviato da: cassetta2
il 28/11/2020 alle 15:47
Inviato da: ormalibera
il 13/11/2020 alle 08:48
Inviato da: cassetta2
il 12/08/2020 alle 14:29
Inviato da: ditantestelle
il 07/08/2020 alle 11:35