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Post N° 53

Post n°53 pubblicato il 26 Marzo 2009 da homosapiens78
 

25 Marzo 2009, Saviano a "che Tempo che fa" di Fabio Fazio

Roberto Saviano e la denuncia continua
Lo scrittore dai premi intenazionali di letteratura al tg4 che lo diffama


Ieri sera una serata speciale in TV, una di quelle che ti fa pensare alla potenza del mezzo televisivo che ti stimola il pensiero e riesce, se usato nella giusta maniera a farti riflettere per due ore e mezzo di seguito senza interruzione. Questo è successo ieri sera, rai3, trasmissione condotta da Fabio Fazio, speciale “Che tempo ch fa”. Torno dall’ufficio, mi sintonizzo immediatamente sul programma, iniziato da qualche minuto e comincia il racconto di Saviano, noto scrittore famoso oramai per aver scritto una delle pagine più importanti della storia del nostro paese: “Spartacus”. E molti si staranno chiedendo: “azz Saviano ha scritt natu libro?”. No. Il libro che ha scritto, due milioni e mezzo di copie vendute in tutto il mondo, è “Gomorra; “Spartacus” è il nome del processo acceso in seguito all’uscita del suo lavoro letterario. Spartacus è il più grande processo di mafia mai acceso ma le cronache di tutt’Italia si sono fatti scappare la notizia. Ieri sera, Saviano mi ha rispolverato un po la memoria e le sue riflessioni sulle scelte editoriali dei maggiori quotidiani di informazione su scala nazionale mi trovano pienamente d’accordo: “Casal di Principe, le sue sparatorie da far west, i suoi boss, e tutta la feccia di contorno, sono una cosa che appartiene al sud, è sempre andata così ed è quotidianità. Continuava Saviano: << cosa può fregare ad un abitante di Udine, o Milano, l’agguato nel profondo sud >>  interpretando il “pensiero tipo”di un direttore di giornale. In effetti il giornale deve vendere, e questa è una notizia da ventiseesima pagina, proprio come è accaduto per l’epocale manifestazione tenutasi la settimana scorsa a Casal di principe, dove migliaia e migliaia di persone, provenienti da tutta Italia, si sono riunite a Casale per dibattere in piazza, per le strade in corteo, per dire un netto NO ai Casalesi e alle Mafie e per onorare il nome e la figura di Don Peppino Diana, prete trentacinquenne che la lotta contro i casalesi gli è costata morte e diffamazione in un clima di totale omertà. Fazio ad un certo punto ha dato un dato sconcertante, che mi ha fatto riflettere molto e che mi ha disgustato, mi ha sbattuto in faccia tutta la debolezza intellettuale che stiamo vivendo: la colossale manifestazione di Casal di Principe è stata riportata da solo due giornali alle ultime pagine di cronaca. I signori dell’informazine hanno deciso che manifestare nel regno indiscusso delle più spietate organizzazioni ciminali fosse una notizia di quarto ordine. L’unico giornale che ha dato giustizia ad un fatto di così grande importanza, sbattendolo in prima pagina, è stato il seguente (ed io tutto felice pensavo “cazzo almeno uno”): Le Pays, giornale Parigino, Francia. In Italia ci subiamo le mafie, i cittadini si ribellano a casa dei mafiosi ed è la Francia che si occupa del caso per amplificarne l’eccezionalità? Madames e Monsieurs, et voilà l’Italie. Essermi sfogato in francese ti ha risparmiato qualche parolaccia, caro lettore o lettrice. Io nun cia pozz maie fa. Sono sbalordito. La criminalità organizzata è la piaga di tutta la nostra nazione e non solo di una parte di essa. La criminalità organizzata uccide nel suo feudo per lotte intestine e per il controllo del territorio, ma gli affari, quelli più grossi, li fa al nord intrecciandosi con la politica in una spirale che frutta milioni di euro all’anno e che si chiama edilizia. Questo sembra che nessuno voglia metterselo in testa eppure è un concetto estremamente semplice. Forse nessuno  riesce a metterselo in testa ed evidentemente non ci riesce perché forse i giornali ritengono che sia più importante il periodo “trombarolo” fra Belen e Corona piuttosto che la sfida della società civile alla camorra dei casalesi. Beh, la cosa che mi rincuora è perlomeno il sostegno che ogni tanto qualche persona per bene in Tv dimostra a Roberto Saviano. Oramai è nel mirino dei Casalesi questo è meglio dirselo, ricordarselo, e sperare che lo stato, attraverso la scorta e gli italiani, attraverso la loro vicinanza, possano evitare stragi già avvenute. Quelli sono animali, esseri spietati, pericolosi perché detentori della più mostruosa ignoranza possibile, gente senza ideali, gente che al battesimo di un bimbo di pochi mesi regalano “o fierr”, la pistola e questo è tutto dire.

Che dire ancora, forse ci sarebbe da dire molto o forse poco “ma queste son parole”, come recita una nota canzone di Modugno, come per dire, adesso cerchiamo di mettere i “piedi per terra”. Beh, pensando alla realtà mi viene in mente un video che sta girando molto nel web e che mette a fuoco la pericolosità che invece la TV rappresenta per chi la guarda in assenza di senso critico. E paradossale no? Ho cominciato questo scritto con l’elogio alla televisione, che mi ha acceso qualcosa e che mi ha portato poi a scrivere e a disertare l’ufficio per qualche ora. Adesso invece, sullo scemare delle parole mi ritrovo a pensare invece ai danni che il mezzo televisivo potrebbe fare pilotando, con estrema maestria di qualche direttore, per esempio Emilio Fede, un nome a caso, l'opinione pubblica. Perché sto dicendo questo. Sto dicendo questo, perché, ritornando al video di cui parlavo sopra, il direttore Emilio Fede ha osato, durante la diretta del suo telegiornale, mettere in discussione l’onestà intellettuale di Roberto Saviano dicendo che alla fine tutto si riduce ad incassare soldi e farsi pubblicità. Una persona che da 3 anni vive sotto scorta, che non ha più una vita privata, costretto a cambiare residenza di continuo, a non incontrare nessuno e ad uscire solamente per qualche intervista ha pensato a fare soldi e a farsi pubblicita?. Un uomo condannato a morte dalla camorra per avere scritto verità che neppure lo stato è riuscito a far emergere, un uomo che con il suo lavoro d’inchiesta è riuscito a smantellare l’organizzazione criminale più pericolosa d’Italia, può essere bistrattato in questo modo da un telegiornale e addirittura dal suo direttore in diretta?
Non ho più parole, di seguito il video in questione e le dolorose parole di Fede in tv. Inoltre lascio anche il link ad un video tratto da “Anno Zero” in cui un rapper metropolitano di Napoli, in arte Lucariello, canta a cappella a Roberto Saviano, in diretta, la canzone che narra della morte che vorrebbero e che hanno messo in serbo per lui i camorristi di Casale. Poi il video ufficiale di "cappotto di legno" di Lucariello coi sottotitoli per tuffarsi nell'atmosfera immonda della mentalità criminale cammorrista. Ritornando ad "Anno Zero", guardate gli occhi di Roberto, la paura che supera persino la timidezza e quindi la chiusura emozionale che chiunque sente quando si è in TV e che spesso chiude inevitabilmente l’esternazione delle emozioni crude, così per come nascono. Roberto negli occhi ha tutta la paura di morire che un essere umano possa sentire.

Emilio Fede, si dovrebbe vergognare! I soldi, la pubblicità, parla in questi termini di Saviano quando poi il suo venerato padrone aveva come stalliere stipendiato, a casa sua, nella sua famiglia, un mafioso accertato di prima categoria come Vittorio Mangano. Vergogna!!!


      

           
Emilio Fede e Saviano      Lucariello e Saviano        "Cappotto di Legno"


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